Una rinascita, un nuovo battesimo. Facebook cambia nome (forse) e si prepara a compiere i suoi primi 18 anni di vita con obiettivi, denominazioni e distribuzioni diverse. Secondo la fonte interna alla società di Mark Zuckerberg che ha parlato con il tech site americano The Verge, il rebranding a Menlo Park sarebbe imminente: sembra che lo stesso fondatore ne parlerà alla conferenza Connect del 28 ottobre, se non addirittura nei prossimi giorni. Uno scoop che traghetta nel futuro 4.0 la stessa Silicon Valley, un ritorno di visionarietà come mancava da un bel po'? In realtà no, l'operazione di rebranding di Facebook annunciata non è una novità. Segue la scia tracciata da Google, che già da anni ha scelto di raccogliere sotto il cappello della società madre Alphabet tutte le conglomerate e le attività, così da smarcarsi dalla convinzione di essere solo un (il) motore di ricerca, o Snapchat, che si è ribattezzato Snap nel 2016 dopo aver iniziato a progettare accessori per fotocamere (come i suoi spectacles).

Come si chiamerà Facebook è impossibile saperlo, la riservatezza è ai massimi livelli all'interno dell'azienda e nessuno si fa sfuggire informazioni certe, anche se si mormora che potrebbe avere a che fare con Horizon, nome legato alle ricerche di Menlo Park sulla realtà aumentata. Al di là dell'onomastica, grosso peso in questa decisione lo hanno avuto la ricerca tecnologica e la volontà di superare l'impasse da social media company, oltre che la diversificazione di tante società già sotto il cappello della F blu, come Whatsapp, Instagram e Oculus. I motivi per cui il nome di Facebook non sarà più lo stesso sono vari, primo fra tutti il misterioso Metaverse con cui Zuckerberg ama riempirsi la bocca: cos'è il Metaverso di Facebook, in realtà, nessuno lo sa ancora. Il termine è stato coniato dallo scrittore di fantascienza Neal Stephenson, e descrive il mondo virtuale in cui le persone approdano dopo la fuga da un mondo reale distopico. Un nome (anche qui) affascinante, oscuro, che alle orecchie fini dei tech reporter suona come un modo futuristico per sganciare Facebook dalle pastoie legal-etiche gli ultimi tempi e dedicarsi interamente alla ricerca tecnologica del futuro, formando nuove generazioni di esperti. Non è più il 2004, insomma. Per fortuna?