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I magnifici 8 della street photography (secondo noi)

Hanno raccontato la nostra società ritraendo marciapiedi, bar e metropolitane: ecco i migliori fotografi di strada, da Henri Cartier-Bresson a Vivian Maier.

Di Germano D'Acquisto
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Getty Images

La chiamano Street photography. E dalle foto di questa gallery non c'è bisogno di spiegare il perché… Ma chi sono i più grandi "fotografi di strada" di tutti i tempi? Sono soprattutto americani, abituati a scattare lungo le avenues delle megalopoli Usa. Ma marciapiedi e boulevard sono solo una scusa, in realtà teatro ideale degli shooting sono tutti i luoghi pubblici. L'obbiettivo? Evidenziare il positivo e il (tanto) negativo della società moderna. Ecco la nostra personalissima classifica.

HENRI CARTIER-BRESSON - Più che street photographer, è il padre del fotogiornalismo (nel 1947 ha fondato con Robert Capa, George Rodger, David Seymour e William Vandivert l'Agenzia Magnum). E' lui che ha reso arte lo "snap-shooting" (un modo di scattare che punta più sulla spontaneità che sulla tecnica). "In fotografia - diceva - la più piccola cosa può essere un grande soggetto. Il piccolo dettaglio umano può diventare un leitmotif". Francese, teorico del "momento decisivo", Bresson ha forgiato generazioni di fotografi. È stato inoltre il primo fotografo a esporre al Louvre di Parigi. Attualmente è in mostra al Foam di Amsterdamper la collettiva Magnum - Contact Sheets (fino al 9 dicembre).


JOEL MEYEROWITZ - Classe 1938, ha iniziato a ritrarre negli anni 60, dopo aver collaborato con il maestro Robert Frank e fatto l'art director. È grazie alla camera 35 mm, piccola e maneggevole, che diventa street photographer per le strade di New York. Dopo il 1966 si converte al colore: la serie On the street, Color photographs, 1963-1973 è una pietra miliare del genere. I suoi soggetti ideali? Piccoli eventi casuali, incidenti, dettagli minimi, sguardi di passanti e (soprattutto) paesaggi urbani. Il lavoro più importante lo ha realizzato l’11 settembre 2001. Meyerowitz infatti è stato l’unico fotoreporter ad avere accesso a Ground Zero: i suoi snapshot sono stati raccolti nel libro Aftermath: World Trade Center Archive (Phaidon).

LEE FRIEDLANDER - Ha esordito ritraendo musicisti jazz nei club di Manhattan. Originario della California, classe 1934, anche Lee (come l'amico Meyerowitz), lavora soprattutto con una 35 mm, puntando l'attenzione su vita urbana, palazzi e strutture incorniciate da recinzioni, insegne che raccontano i costumi del nostro tempo. Alcuni dei suoi scatti più noti vengono pubblicati sul numero di settembre del 1985 di Playboy: sono immagini di nudo, in bianco e nero, di Madonna, ai tempi studentessa. Per quella seduta davanti alla fotocamera la rockstar fu pagata 25 dollari. Poco tempo fa uno di quei ritratti è stato battuto all'asta da Christie's per 37.500 dollari.

ROBERT FRANK - È forse il papà di tutti gli street photographer. E per ironia della sorte non è statunitense, bensì svizzero. Il Roger Federer della fotografia di strada nasce a Zurigo nel 1924. Nei primi anni, accanto all'attività di fotografo di moda per Harper's Bazaar, realizza reportage in Bolivia e Perù. Nel 1955 è il primo europeo a ricevere la borsa di studio della Fondazione Guggenheim. Con i soldi attraversa gli Usa realizzando più di 24.000 foto. Da queste ne sceglie 83 che pubblica in uno dei libi fondamentali della storia dell'immagine: The Americans, edito da Grove Press (in Italia è edito da Contrasto). Fino al primo novembre è in mostra alla C/O Berlin di Berlino nella collettiva dedicata ai 100 anni della Leica.

GARRY WINOGRAND - Amava ripetere: "Io fotografo per vedere che aspetto avrà una cosa una volta fotografata". Studi in pittura alla Columbia University, ha lavorato soprattutto a New York e Los Angeles. Come Cartier-Bresson credeva che per descrivere uno stato d'animo, in fotografia, bisognasse cogliere l'attimo. Tra le sue serie più celebri Women are beautiful (1975), poetico omaggio alla bellezza femminile, e The Animals (1969), raccolta di immagini allo zoo del Bronx e all'acquario di Coney Island. E' morto a Tijuana in Messico a soli 56 anni lasciando un enorme archivio di 300.000 scatti, molti dei quali mai sviluppati. Nel 2013 Leo Rubinfien ha curato il volume monografico Garry Winogrand, il più completo mai realizzato. L'artista Usa è uno dei protagonisti della mostra Visual Leader all'Haus der Photographie di Amburgo.

VIVIAN MAIER - È la tata fotografa. Nata a New York nel 1926 ma francese di origine, per tutta la vita ha fatto la bambinaia a Chicago. Ma mentre accompagnava i piccoli a scuola o portava a passeggio i bebè, scattare fotografie. Ritraeva ciò che improvvisamente le si presentava davanti. Il suo mondo erano “gli altri”, gli sconosciuti, le persone anonime. Vivian è stata scoperta quasi per caso nel 2007: dopo che all'interno di un armadio venduto all'asta sono stati rinvenuti 150.000 negativi, una miriade di pellicole non sviluppate, stampe, film in super 8 o 16 millimetri, registrazioni, appunti. Fino al 18 ottobre è in mostra al Man di Nuoro.

BRUCE DAVIDSON - Viene dall'Illinois e ha 83 anni. A 10 anni possiede già una fotocamera. E a 24 è freelance per la rivista Life. Tra il 1961 e il 1965 documenta la rivendicazione dei diritti civili degli afroamericani in America. Mentre con la serie East 100th Street (1966) rivela la realtà degradata di un caseggiato di East Harlem . Dal 1981 sceglie la metropolitana di New York come luogo ideale del suo lavoro e utilizza per la prima volta il colore: "Mi attraevano quei visi assorti dei passeggeri", dice. “Central Park” e “Subway” sono le sue due opere editoriali nate da questo suo momento fotografico. Anche lui è alla C/O Berlin di Berlino per la collettiva di Leica.

BRUCE GILDEN - I critici lo chiamano il re della strada perché è in quel luogo che crea ogni sua opera. Dice: “Sono conosciuto per scattare foto molto vicino, più invecchio, più mi avvicino”. 68 anni, di Brooklyn, la sua carriera è legata a New York, dove ha scoperto un’autentica ossessione per gli strani personaggi. Ha fotografato di tutto: yakuza giapponesi, allibratori e patiti del gioco d’azzardo irlandesi, barboni, prostitute, gang di motociclisti. Il suo punto di vista? Quasi sempre dal basso, per mettere lo spettatore a un passo dal soggetto ritratto. E' sua la definizione di street photography più incisiva di sempre: “Se si sente l’odore della strada guardando la foto, si tratta di una fotografia di strada”. I suoi lavori sono ad Amburgo, alla LFI Leica Fotografie, dove fino al 28 ottobre è allestita American Made.

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Bruce Davidson Black Americans

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Bruce Gilden

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Garry Winogrand Los Angeles 1980

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Henri Cartier-Bresson

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Joel Meyerowitz

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Joel Meyerowitz Paris France 1967

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Lee Friedlander, courtesy Fraenkel Gallery, San Francisco

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Lee Friedlander

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Robert Frank Paris (Ragazza riccia che guarda in camera), 1950 ca

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Robert Frank ritratto da Patrick Downs nel 1996

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Spettatrice a una mostra di Garry Winogrand

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Un visitatore guarda uno scatto di Bruce Davidson

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Vivian Maier New York 10 Septembre 1955 © Vivian MaierMaloof Collection, Courtesy Howard Greenberg Gallery New York

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Vivian Maier New York NY Septembre 1953 © Vivian MaierMaloof Collection, Courtesy Howard Greenberg Gallery New York

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Vivian Maier Sans titre Chicago, 1957 © Vivian MaierMaloof Collection, Courtesy Howard Greenberg Gallery New York

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Vivian Maier Sans titre Chicago © Vivian MaierMaloof Collection, Courtesy Howard Greenberg Gallery New York

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