Moda e bellezza, ricerca stilistica e gioia di vivere italiane hanno da sempre una liaison naturale. Il mondo della cosmetica è fonte di attrazione per gli stilisti che così riescono a esprimere la propria creatività in totale pienezza.
«L’apporto di profumi e makeup amplia la cultura estetica delle maison di moda con aspetti gioiosi, colorati, in una modalità più generosa e libera», dice Audrey Roulin, beauty director di Nelly Rodi, agenzia di trend internazionali. «È un’emanazione dei designer stessi, racconta una storia. C’è un’allure legata alle famiglie degli stilisti, penso ad Armani, a Missoni. C’è il fascino dei valori trasmessi tra le generazioni, un universo ricco, creativo, che rappresenta anche una garanzia di qualità. Il profumo, in particolare, dà un senso di appartenenza. Chi lo sceglie “vota” quel brand, ne abbraccia la filosofia, l’impegno, l’arte di vivere, il lifestyle.
Un esempio di perfetto connubio tra moda e bellezza è rappresentato da Gucci, che con Alessandro Michele ha incoraggiato l’espressione individuale e ha portato i concetti di inclusione e unicità nella moda come nel beauty. Gli abiti, ma anche i rossetti, i mascara, i gloss o gli illuminanti, trascendono i concetti convenzionali di bellezza. Le campagne sono costruite attorno a un racconto che rievoca atmosfere oniriche e surreali, dove l’estetica è un mix di ironia e divertissement», prosegue Roulin.
«Il punto di forza delle fragranze firmate dagli stilisti è la celebrazione dell’eredità culturale del design italiano senza avere come risultato un profumo da museo. È il classicismo mescolato a una modernità energica, un fattore che attrae le persone di ogni età, a ogni latitudine», affermano gli esperti di The Perfume Society, community di perfume-lovers con base nel Regno Unito (perfumesociety.org).
Possedere la fragranza di una griffe di moda è una sorta di “entry level” nel mondo dello stilista. «Un lusso accessibile, un modo di sentirsi parte del club. Puoi non avere i mezzi per vestirti dalla testa ai piedi firmata da quel brand, ma se ne acquisti il profumo in un certo senso ne indossi l’ethos, il suo spirito sotto forma olfattiva», dicono gli esperti.
«Dal punto di vista della creazione, rispetto a un prodotto di skincare, da cui ci si aspetta un reale benefit, il profumo è meno tecnico, più “facile”, ha una storia che va al di là dell’efficienza di un trucco o di una crema che necessitano di una maggiore legittimazione. In un certo senso si rimane in una comfort zone», interviene Audrey Roulin.
Aspetti da non sottovalutare per quanto riguarda l’appeal dell’italianità sono savoir-faire e manualità, molto apprezzati soprattutto all’estero. «Quando vediamo un oggetto, un accessorio, con la scritta “made in Italy” automaticamente ci sentiamo rassicurati che l’oggetto in questione è stato disegnato e creato secondo gli standard più elevati e che l’artigianalità che sta dietro questo lavoro è stata tramandata da generazioni», affermano da The Perfume Society. «È come un timbro di approvazione. In particolare le fragranze italiane incarnano perfettamente il mondo dello stilista a cui appartengono. Per esempio, quelle di Moschino sono divertenti e bizzarre, proprio come le sue sfilate. Quelle di Versace opulente, quelle di Ferragamo sofisticate.
Insomma, gli aggettivi che leghiamo alle collezioni hanno un corrispettivo anche nell’universo olfattivo. In questo periodo, per esempio, assistiamo a un ritorno a fragranze classiche», sottolineano gli esperti. «Molte persone scelgono profumi che indossavano da giovani, forse per rivivere un ricordo di tempi migliori. C’è un’ondata nostalgica di scie rassicuranti, tuttavia anche un anelito verso fragranze escapiste, esotiche. Per viaggiare con l’olfatto».