Ci siamo cascate tutte, almeno una volta, a desiderare di mascherarci come una dama del 700, e mica solo da bambine. Le gonne con il cerchio (l’orlo che sbatteva contro gli stipiti), il neo finto vicino al labbro impresso con la matita nera, le labbra a cuore, la cipria bianchissima. Quello che però non ci è mai riuscito di rimediare è sempre stata la parrucca. Perché le acconciature del 700 erano complicatissime, dei veri lavori di ingegneria che finivano per pesare così tanto da mettere a dura prova la cervicale. Tutto per svettare sugli altri, così come le torri più alte che erano un segno di potere, o le chopine, le scarpette (si fa per dire) veneziane con zeppe che arrivavano fino a 50 cm di altezza (ma in questo caso, oltre a fare da metro per l’importanza della dama, servivano anche a non insudiciare gli orli dei vestiti sulle strade che erano veramente sporche). Non è difficile immaginare chi lanciò la moda di imbottire l’interno di un raccolto esagerato fatto con i propri capelli o nella parrucca. La moda in quel secolo opulento (per pochi) che è stato il 700, era appannaggio indiscusso di Maria Antonietta d’Asburgo - Lorena, meglio nota come Maria Antonietta d'Austria.

Portrait of Marie-Antoinette de Habsbourg-Lorraine (1750-93) (oil on canvas)pinterest
French School//Getty Images
Maria Antonietta d’Austria



In realtà, la prima a indossare un’acconciatura pouf, questo era il suo nome, è stata la duchessa di Chartres, la parigina Luisa Maria Adelaide di Borbone, nell’aprile del 1774. La duchessa era una buona amica di Maria Antonietta ed era nota alla corte di Francia per il buon carattere – suo marito era un libertino, ma lei faceva amicizia con le sue amanti – e il buon gusto in fatto di vestiti. Come tutte le nobildonne, la duchessa aveva un sacco di tempo libero e si teneva impegnata a inventare nuove mode. L’intenzione iniziale era di chiedere all’acconciatore una sorta di blasone indossabile, su cui esibire le iniziali del duca di Chartres, suo marito, di Penthievre, suo padre, e di Orleans, suo suocero, ognuna fatta con le loro ciocche di capelli. Non era un gesto d’affetto: facendo così, la Duchessa intendeva comunicare a corte di essere imparentata con uomini potenti. Uno status symbol. Infatti funzionò, grazie a quell’acconciatura la sua popolarità a corte aumentò molto (oggi sarebbe un’influencer con un esercito di follower). Solo dopo questo episodio, Maria Antonietta ha deciso di mettere in atto le strategie per fare del pouf un’acconciatura à la page, e destinata a rimanere nella memoria degli umani come il simbolo della sua epoca.

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La duchessa e il duca di Chartres


Per raggiungere il suo obiettivo, la giovanissima regina spendacciona chiese l’aiuto dei suoi due costosi collaboratori storici, la stilista Marie-Jeanne "Rose" Bertain e il parrucchiere Léondard Autié. Intanto coniarono il nome, "Pouf", vezzoso, ma che rendeva l’idea. I tre cominciano a studiare la struttura di cuscinetti e cuscini su cui venivano avvolti e appuntati i capelli poi spalmati di pomata, una miscela di grasso animale e profumo. A volte si aggiungeva anche olio di chiodi di garofano come repellente contro pulci e zecche. Nonostante il fascino dell’acconciatura che il tempo ci restituisce, solo regine come Maria Antonietta si potevano permettere il lusso di cambiare spesso imbottiture o parrucche. I nobili meno ricchi le collezionavano nelle loro stanze fornendo a insetti, muffe e persino topi un ottimo rifugio al loro interno. L’impalcatura veniva poi decorata con garze, piume, ciondoli di valore sentimentale, fiori e a volte anche verdure. Per Marie Antoinette, Bertain e Autié avevano inventato una versione à la jàrdinier, con carciofi, cavoli e ravanelli. In cima al tutto si passava una bella spolverata di cipria, ed eravamo pronti.

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Kirsten Dunst in Marie Antoinette

Fu un successone, e di lì a poco il pouf venne adottato da tutte le dame di corte, soprattutto perché l’idea della duchessa Chartres era considerata ancora molto valida, dato che per una donna era sconveniente vantare i propri legami ed esprimersi in generale. Il pouf, come anche l’abbigliamento, consentiva di farlo indirettamente. Leonard Autié si scatenò in creazioni sempre più ardite, che arrivarono a sfiorare il metro di altezza e di cui le due cavie più volenterose continuavano a essere la duchessa di Chartres e la regina. All’inizio i caricaturisti dell’epoca se ne fecero beffe. Si diceva che la testa delle donne era finita in mezzo al corpo e che questa ennesima follia era una dimostrazione della stupidità femminile. Quando Maria Antonietta indossò l’acconciatura pouf per la cerimonia di inoculazione del vaiolo al consorte Luigi XVI, le cose cambiarono. Prima che Edward Jenner scoprisse il vaccino contro il vaiolo, (che al tempo rappresentava il 10% delle cause di morte) i medici usavano infettare il paziente in un momento di perfetta salute, nella speranza che ne contraesse una forma più lieve che lo avrebbe immunizzato. Quando Luigi XVI chiese di essere sottoposto all’operazione, che non era esente da rischi di vita, venne svolta con la solennità di una cerimonia durante la quale Maria Antonietta poté esibire la sua nuovissima acconciatura con sopra i simboli che rappresentavano il re, la medicina e la pace.

La mania del pouf durò circa sei anni durante i quali le dame facevano a gara per decorarli con oggetti che raccontassero episodi storici contemporanei, disposte a a dormire la notte sedute con i bigodini, a viaggiare in carrozza chinate e a mettere in conto che potevano rimanere impigliate nei lampadari bassi, durante le feste. Per il popolo il pouf simboleggiava solo l’inutilità e la vanità dell’aristocrazia, e sappiamo tutti come è finita. Quando venne condotta al patibolo, delle lunghe chiome della regina non era rimasto nulla, tagliate per non intralciare la lama della ghigliottina. Eppure questa acconciatura, forse la più complessa della storia, è stata utile a tutti, anche al popolo che la giustiziò. L’episodio del vaiolo, infatti, contribuì a rendere popolare la percezione della medicina nell’immaginario collettivo e a porre le basi delle ricerche sulla cura della malattia. I tre simboli che Maria Antonietta vi aveva posto sopra, così come quelli della duchessa de Chartres, oggi vengono considerati un contributo alla nascita delle scienze che studiano la comunicazione simbolica. Ma soprattutto, il pouf ha rappresentato un piccolo passo verso la libertà di espressione e comunicazione della donna, che così riusciva a soddisfare la necessità di dire “ecco chi sono”, a far sentire la sua voce. Attraverso silenziose metafore grafiche che era impossibile ignorare.