Pausa benessere. Momento meritato o semplicemente obbligatorio, vedi taglio da regolare o colorazione da rifare, la seduta dal parrucchiere si può rivelare meno piacevole del previsto. Portatrici di bambini o nullipare felici, tutte vedono l’ingresso nel salone come l’inizio di un meraviglioso momento da dedicare soltanto a se stesse.

Le mamme sprovviste di babysitter devono però fare i conti con le esigenze della prole al seguito e attrezzarsi con borsa multitasche, armi di intrattenimento come album da colorare, pupazzi, generi di conforto possibilmente non appiccicosi. Ma a volte non basta.

Tolleranza zero

«Recentemente mi è capitato di andare dal parrucchiere per un taglio e, a metà lavoro, la mia bambina di due anni si è messa a strillare come una posseduta dal demonio», rivela Luisa. «Il risultato: mi hanno gentilmente chiesto di uscire! Con il taglio non completato. Imbarazzata e avvilita ho pagato e me ne sono andata. Ovviamente non sono più tornata in quel salone e la prossima volta dovrò trovare qualcuno che tenga a bada la piccola per un’ora. Purtroppo anche i parrucchieri (e le clienti mugugnanti) devono capire che i bambini non sono tutti piccoli angeli e non arrivano con le istruzioni per l’uso». E, anche se in Italia non ci sono ancora catene come l’americana Snip-its (snipits.com), non resta che trovare un salone dove i piccoli siano benvenuti e coccolati.

La prima volta si festeggia

«Ho uno spazio molto grande e ho dedicato un’area, chiamata “sala Torino” in onore alla mia città, ai bimbi di età compresa fra i due e i dieci anni», afferma Davide Copelli, dell’omonimo salone nel centro storico del capoluogo piemontese (davidecopelli.it). «È un ambiente protetto dove, oltre a “parcheggiare” i piccoli che accompagnano le mamme, ci sono hairstylist esperte nei tagli baby. Direi che ci sono tre regole fondamentali per un bravo parrucchiere alle prese con i mini clienti: pazienza, velocità (non sopportano di stare fermi troppo a lungo), coinvolgimento (bisogna distrarli con attività ludiche, altrimenti si annoiano e diventano irrequieti). Con questi tre semplici accorgimenti, una specie di mantra, tutto fila liscio», prosegue Copelli. «I bambini che frequentano il nostro salone hanno due ideali in testa: avere un look simile a quello dei personaggi di fantasia più amati o, specialmente i più grandi, a star televisive. In questo periodo è un trionfo di capelli stirati con la piastra. Poco tempo fa è venuta una bambina che per la Prima Comunione voleva a tutti i costi le extension per assomigliare a Raperonzolo, ma la mamma non ha concesso il nulla osta. Altra difficoltà insormontabile è che un genitore acconsenta a far colorare i capelli alle figlie. Al massimo sono concesse piccole striature con il mascara per i capelli in occasione di feste mascherate. Ma tutto deve sparire al mattino dopo con lo shampoo», continua l’hair stylist.

«Il primo taglio da noi è festeggiato con una cerimonia. Le ciocche “sacrificate” sono riposte in una busta di plastica con allegata foto polaroid del prima e dopo. Viene regalata al bambino che di solito arriva in salone accompagnato da entrambi i genitori, come se fosse un’operazione alle tonsille o un rito di iniziazione a cui non si può rinunciare ad assistere, che tengono la manina del pargolo per confortarlo durante il sacrificio della chioma. Feticismo a parte, per non creare traumi ai più piccoli, difficilmente attratti dai video, li facciamo sedere in braccio alle loro mamme, e poi lavoriamo con destrezza e velocità», conclude Copelli.

Una grande famiglia

Anche nel salone New Hair di Catania (newhair.it) c’è la tradizione del primo taglio che generalmente è eseguito a un anno di età. «Ho una stanza trasformata in baby club. È piena di foto dei bambini al loro primo appuntamento in salone. Oggi molti di loro sono adolescenti ed è bello vedere che sono rimasti nostri clienti. È come se fossero cresciuti con noi, un po’ come far parte di una famiglia allargata», afferma il titolare Gianni Di Stefano. «Le bambine spesso imitano le loro mamme, si fanno fare tagli e pieghe da grande. Non siamo ancora arrivati alla fase della contestazione, è ancora il momento idilliaco, quello del modello da ammirare ed emulare. A nove o dieci anni adorano invece assomigliare a cantanti e celebrity del momento: per i bambini è per esempio Justin Bieber, per le ragazzine, oltre agli immancabili personaggi dei cartoni animati, Katy Perry», prosegue Di Stefano.

«Lo spazio vietato ai maggiorenni ha muri trasparenti, così le mamme hanno sempre sott’occhio i loro pargoli e c’è una babysitter sempre presente. Ovviamente il servizio è gratuito. È scaturito da un’esigenza personale: quando è nata nostra figlia, mia moglie e io non sapevamo dove lasciarla, così ci siamo attrezzati pensando a cosa avrebbe potuto facilitare la vita a una mamma».

Piccoli writer crescono

Ci sono clienti che non amano i bambini cinguettanti che corrono fra le poltrone, magari mentre hanno la testa ricoperta di carta stagnola per le mèches o sfogliano la rivista di gossip che a casa non entrerebbe mai. «La privacy è un desiderio di tutti e il nostro obiettivo è rispettarla e farla rispettare», afferma Di Stefano. Così nella sala junior non mancano playstation, dvd, colori ad acqua per dipingere. I bambini si sentono liberi di esprimersi e di imbrattarsi senza essere sgridati. Molti bimbi recalcitranti a entrare in salone poi non vogliono più uscirne! E le mamme sorridono.