Cinquantuno candeline appena soffiate, un passato decisamente movimentato, un paio di occhiaie, una manciata di capelli bianchi, solchi sul viso che sono meno segni d’espressione e più rughe gravitazionali. Se questa è una donna, se questa è una donna fatta e (in)finita, se questa è Nicole Kidman. O meglio, la declinazione 2.0 - no, no - la coniugazione Nicole Kidman 2019. Identica a migliaia di coetanee nel mondo, diversa da qualsiasi altra. E no, non (solo) perché a 51 anni puoi permetterti un serratissimo Armani Privé da algida sirena o “far serata” con le amiche di sempre Naomi Watts e Reese Witherspoon. Ma, semplicemente, perché puoi esserlo, identica o diversa da qualsiasi altra. Puoi parlare a nome di tutte, interpretandole/riconoscendole/comprendendole. Anno dopo anno, set su set su palco scricchiolante.

A breve in sala, l’ultimo film di Nicole Kidman Destroyer rappresenta l’ennesimo vaso di Pandora scoperchiato dal cinema a stelle e strisce: un Oscar val bene uno stravolgimento? Un Oscar val bene un dimagrimento repentino o un invecchiamento fulmineo? Un Oscar val bene un anno sulle punte come Natalie Portman e il suo Cigno Nero o sulle scarpe da tip tap come Emma Stone a La La Land? Un Oscar val bene un taglio di capelli sbagliato, un burro di cacao sulle labbra vietato, un mood scandito da un broncio perenne e uno sguardo senza più speranze, di quelli che ti permeano la vita anche lontano dalla cinepresa.

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Diretto da Karyn Kusama (la medesima regista che santificò il corpo di Megan Fox in Jennifer's Body), l’ultimo film di Nicole Kidman è l’ultima scommessa di Hollywood che obbliga i cambiamenti epocali a far rima con i riconoscimenti epocali. Nelle vesti (sciatte) e nella routine (infiacchita) di una detective del Dipartimento di Polizia di Los Angeles, l’ex moglie di Tom Cruise sarà costretta (anche su pellicola) ad affrontare i demoni del suo passato. Demoni che hanno distrutto quel passato e continuano a logorarne il presente, demoni che sanno di sette religiose, di tane in pieno deserto californiano, di piedi che sarebbe stato meglio non pestare. "Abbiamo sempre desiderato che somigliasse a una vera donna di mezza età con un passato scritto sul viso. Volevamo che il suo aspetto fisico risentisse dei danni provocati dal sole, dalla mancanza di sonno, dallo stress e dalla rabbia”, racconta la Kusama a Vanity Fair Usa facendo riferimento alla trasformazione di Nicole Kidman in Destroyer. “Abbiamo cercato di fare il più in fretta possibile, Nicole odia star ferma in postazione make up. Vuole solo precipitarsi sul set a girare e girare e girare…”.

Così, mentre sul web le foto di Nicole Kidman distrutta si accavallano a quelle di Nicole Kidman ai piedi del Moulin Rouge o di fronte al Principato di Monaco, tra gli Amori & Incantesimi di una Donna Perfetta dalla Vita da Strega, l’attrice australiana ricorda alla giuria dell’Academy che per vincere nel 2001 la statuetta placcata oro con inciso il suo nome si è dovuta rintanare in un soffitto di una villa della Cantabria, trasformarsi in un fantasma e trasformare il concetto di thriller post Novanta con il refrain “nessuna porta deve essere aperta prima che l'ultima sia stata chiusa”.

Celebrity Sightings in New York City - March 9, 2018pinterest
Alessio Botticelli//Getty Images