Cinecittà, 1988, la conchiglia de Le avventure del barone di Munchhausen si schiude per mostrarci in 16:9, per la prima volta, lo sguardo incapace di fare sconti di Uma Thurman. Cinecittà, 2019, il palco della 64esima edizione dei David di Donatello si svuota per lasciarsi calcare dai passi tanto delicato quanto affilati di Uma Thurman oggi. In veste (sparkling) di ospite speciale della kermesse degli Oscar italiani, l’attrice ha consegnato ad Alessandro Borghi il premio come miglior attore protagonista per il film Sulla mia pelle, ispirato alla tribolata vicenda di Stefano Cucchi. Il long dress Giorgio Armani in paillettes quadrate e tulle nero che è un cielo stellato (all’ombra del Colosseo), il raccolto messy (che glorifica qualsiasi taglio di capelli) acceso dall'Haute Joaillerie di Chopard, i sandali statement di Roger Vivier, il make up nude e il lip gloss rosa Uma Thurman anni 48 e (finalmente) svincolata dal rossetto rosso rétro effect che ogni Mia Wallace e femme fatale a Hollywood è indichiaratamente chiamata a indossare.

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“Ho iniziato qui in Italia la mia carriera con Terry Gilliam a Cinecittà, recitavo ne Le avventure del barone di Munchhausen”, chiosa ora Uma Thurman ai David di Donatello 2019. “Sì, un film con tanti problemi di budget ma indimenticabile”. Indimenticabile come ogni pellicola i cui frame sono impreziositi dai suoi primi piani diretti e crudi, spesso votati a un realismo (magico) tutto americano ma in grado di far sognare il globo intero. L’emozione del ricordo/ritorno alle origini rimane si trasforma in commozione sincera di fronte alle lacrime di Borghi che dedica il premio al rispetto. Uma Thurman umana dopo l’anno in cui ha rifuggito misteri luci e ambre del caso Weinstein. Uma Thurman lontana galassie dai twist in pista con John Travolta, di bianco cotone e sangue vestita. Uma Thurman musa di Quentin Tarantino e di tutti noi quando, con katana à porter, andava alla ricerca della sua personalissima vendetta. Uma Thurman oggi senza maschere, ritorna ad essere la Venere di Cinecittà, il prologo dell'umanità e di una carriera divina che dura da 31 anni.

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