«Millennial io? Mi sono sempre trovata meglio con le generazioni più mature visto che ho fatto cose da grande e poi non mi piace etichettare le persone». Risponde così Lily-Rose Depp, figlia di Johnny Depp e Vanessa Paradis che, 18 anni il 27 maggio di quest’anno, ha già prestato il volto per gli occhiali Chanel, N.5 L’Eau e ora anche per gli ultimi Rouge Coco Gloss.

«Ha visto gli sticker?», ci interroga. Intende i nuovi gel lucidalabbra? No, parlo delle emoticon che Chanel ha creato per chattare. Mi divertono troppo anche se poi preferisco parlare direttamente con le persone.

Il suo account Instagram (@lilyrose_depp) però è ben seguito... Non sono una tipa così social, anche se mi piace l’idea di scegliere come e quando far sapere qualcosa di me.

Si sta abituando a questa crescente popolarità? I flash all'inizio mi davano fastidio, poi ho pensato a tutti quelli che hanno ricevuto negli occhi i miei genitori senza nulla dire. E ora non è più un problema.

Nella campagna stampa Rouge Coco Gloss indossa una tonalità “Bitter Orange”. Cosa c’è di amaro e di positivo nella sua vita? Di negativo ben poco, i miei giorni sono per lo più arancioni soprattutto quando vedo i miei cugini, la mia famiglia.

Non vorrebbe che il suo nome così floreale e artistico diventasse un rossetto? Mi sembra presto. Dovrei essere legata a vita a quel colore. A me piace cambiare.

Dicevano che non sopportava certi rossetti... Se c’è una cosa che mi piace è proprio colorare le mie labbra. Vero che uso più le tonalità delicate ma, ogni tanto, osare un bel rosso mi fa sentire diversa.

Un’icona a cui vorrebbe assomigliare? Ho adorato l’estetica di Sharon Stone in Casinò. Detto questo, non vorrei assomigliare a lei o a nessun altro. Sono giovane e devo ancora trovare la mia via.

Però lei ha lasciato la scuola. Come farà? Credo ci siano così tante cose da fare, imparare, non bisogna fermarsi alle solite convenzioni.

Pensa che il cinema le insegnerà qualcosa? Tusk e Yoga Horses sono stati ruoli ancora leggeri.

Come i libri, ogni film insegna qualcosa a chi li vede e a chi li fa. La critica più dura che ha ricevuto? Per ora non ne ricordo, ma d’altra parte è ancora presto.

Nella vita? Mi ha dato fastidio quando ho letto chi diceva, pur non conoscendomi, che avevo problemi con il peso.

Guardandola sfilare per Chanel lei ha proporzioni invidiabili, non crede? È anche merito dei vestiti di Karl Lagerfeld. A lui devo molto, è sempre così caloroso e gentile.

Nella pellicola di Rebecca Zlotowski Planetarium lei riesce a sentire gli spiriti. Quale altro super potere vorrebbe avere? Oh, vorrei tanto volare fra le nuvole come un uccellino. Le turbolenze non mi fanno paura, neanche in aereo. E tornando al discorso della crescita, proprio in Planetarium ho avuto la fortuna di imparare molto dalle attrici con cui ho lavorato e non solo da Natalie Portman, ma anche da tutto il cast e dall’équipe tecnica.

Nel film La Danseuse lei è Isadora Duncan, la rivale della protagonista. Nella vita ha già qualche amica-nemica? Spero proprio di no e non voglio pensare a questo genere di rapporti. C’è spazio per tutti su questa terra.

In Italia con chi vorrebbe lavorare? Dipende da cosa mi si offre. Mia madre ama molto le pellicole di Fellini, purtroppo però è scomparso.

Registi preferiti? Da franco-americana direi Bertrand Tavernier e Martin Scorsese, ma le opzioni sono tante.

La parte migliore dell’America qual è? Quella più normale e libera.

Conoscerà molte star... Qualcuna, nella norma, anche se la mia prima uscita mondana è stata una sfilata Chanel a New York. I miei genitori mi hanno sempre protetta molto dallo star-system, non portandomi con loro alle prime ed evitandomi certe telecamere e fotografi.

Ci rivela un suo difetto? Be’, mi mangiavo le unghie. Ma adesso non lo faccio più.