Capelli lunghi e lisci, Lea T quando è nata si chiamava Leandro. Dopo un percorso lungo e segnato da sofferenze, è diventata donna. Una bellissima donna. Dal suo racconto si percepiscono il dolore e l’umiltà, ma anche l’estrema accortezza nel non dire qualcosa che possa offendere la sensibilità altrui. La T del nome è un omaggio all’uomo che ha visto in lei un futuro da modella, l’uomo che l’ha abbracciata, incoraggiata, che l’ha fatta vivere: Riccardo Tisci. Lea è stata scelta da Pantene per la campagna Oh My Gold!, dove, con altre protagoniste, racconta la trasformazione che parte proprio dai capelli, da sempre simbolo di forza. Le chiediamo cosa rappresentano per lei: «Sono stati testimoni di tutto quello che ho passato. In Brasile, dove sono nata, hanno un alone mistico, significano rinascita, gli indigeni li tagliano per regalarli alla terra. Sono sacri, la parte più alta del corpo, quella più vicina al cielo».

Nel suo profilo Instagram si presenta così: I’m a soul activist. Cosa significa? Ho sempre combattuto per cause che riguardano la natura e la vita di persone e animali. Purtroppo la politica in Brasile non aiuta l’ecosistema e c’è una forte discriminazione nei riguardi delle diverse etnie. Il diverso fa paura, ma non esistono mostri. Non si è ancora capito che viviamo tutti sullo stesso pianeta e respiriamo, abbiamo fame e sete. Chi emigra in altri Paesi è perché non sopravvive nella terra in cui è nato. Anch’io sono un’emigrante e capisco che il problema sia complesso e delicato. Penso però che la priorità sia aiutare gli esseri umani. Dobbiamo unirci e accettare i cambiamenti, altrimenti si corre il rischio di creare muri come vuole fare Trump.

La famiglia l’ha sostenuta nelle sue scelte? Sono cresciuta con un padre molto libero di pensiero. I miei genitori mi hanno sempre detto: «Ti abbiamo fatta nascere per il mondo, devi volare con le tue ali». Certo, erano preoccupati per la mia carriera. Ho affrontato tematiche che potevano disturbare persone intolleranti. Mi ritengo una privilegiata, ho avuto molti amici che mi hanno protetta e cerco di dare voce a chi non ha avuto la mia stessa fortuna. Da sola mi sono fatta una corazza, sono piena di ferite di guerra ma vado avanti.

Ha scritto: «Ho 37 anni, i segni della vita si fan- no vedere sul viso ma sono felice». È questo il dono della maturità? Non ho raggiunto nessun tipo di illuminazione, ma ciò che una volta mi sembrava di vitale importanza oggi è invece insignificante. Secondo alcune statistiche le transessuali vivono mediamente fino a 35 anni e io ho già superato questo traguardo di due anni (e si commuove, piange, ndr). Sono una sopravvissuta! Molte donne detestano invecchiare, mentre per me è un privilegio. Viviamo in una società dove le minoranze soffrono spesso di violenze fisiche: io sono viva, nessuno mi ha fatto del male e quindi penso che invecchiare sia il regalo più grande che io possa desiderare.

Cosa sognava da piccola e cosa sogna oggi? Sono sempre stata un po’ figlia dei fiori. Desideravo un mondo senza discriminazioni e razzismo, dove esistessero solo pace, amore e rispetto. Continuo a pensarla così, però crescendo avevo anche desideri che riguardavano il mio corpo, la mia trasformazione fisica. Vo- levo diventare la donna che sentivo di essere.

Se non avesse fatto la modella quale altro lavoro le sarebbe piaciuto? Ho studiato al liceo artistico e all’accademia di belle arti. Ho lasciato gli studi perché mi interessava la biologia, una grande passione che ho sempre avuto e mi piacerebbe tornare a studiare. Sì, vorrei diventare zoologa.

Lea, che cos’è la bellezza? La verità.

#MCBodytelling