Hartigan – un Bruce Willis in impermeabile nero, profilo imponente e mascella tagliata con una lama di precisione, modello ispirazionale di tutti i Vince Vaughn che non ce l'hanno fatta – entra nel Kadie's club, guardandosi intorno. L'atmosfera è cupa, fuori sta sicuramente piovendo a dirotto, il locale sembra un refugium peccatorum delle anime dannate di Sin City. Sta evidentemente cercando qualcuno, mentre, di sottofondo, la musica upbeat costruisce ad hoc la tensione. Ferma una cameriera di passaggio – una Brittany Murphy che già allora, aveva negli occhi una nostalgica tristezza che andava ben oltre l'aderenza al personaggio e che la condurrà alla morte qualche anno dopo. Chiede di Nancy Callahan, diciannovenne che ha protetto molti anni prima, e che deve avvisare di un nuovo pericolo. Si aspetta una ragazzina ossuta, resa sospettosa e scostante dalla vita. «In una notte come questa, sono tutti alla ricerca di qualcuno, stranger», lo apostrofa Brittany «Nancy è sul palco». Nancy è Jessica Alba. L'inquadratura si muove dal basso verso l'alto con una lentezza che sa di condanna inappellabile. Nancy è una stripper, vestita da cowboy, che sembra incurante degli sguardi incupiti dal desiderio degli uomini, appena sotto il palco. Ha lunghi capelli e una frangia sfilacciata, che abbiamo tutte provato a rifarci ma non ci è mai riuscita così. Indossa pantaloni in pelle nera con frange bianche sui lati, un top in pelle borchiato, e si muove a ritmo con il lazo che fa roteare in alto, con una certa perizia, ma senza un briciolo di lascivia, o volgarità. Nancy balla solo per lei, e nessun altro.

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È stato quello il momento nel quale Jessica Alba – l'attrice che interpretava Nancy in Sin City – pellicola culto del 2005 firmata da Frank Miller, Quentin Tarantino e il suo amico Robert Rodriguez – si è incisa a fuoco nella mente di uomini e donne, in egual misura. Perché per le adolescenti alle porte dell'età adulta, che si trovarono di fronte allo schermo gigante di un cinema di provincia, chi scrive compresa, Nancy aka Jessica Alba era il simbolo fatto carne di come avremmo voluto essere, non solo, ovviamente, nella fisicità sinuosa eppure acerba. Sensuale e ingenua insieme, pericolosa e purissima – nei ricordi di Hartigan, e poi nella realtà della narrazione cinematografica, visto che era rimasta sempre e solo innamorata di quell'uomo che l'aveva salvata tanti anni prima, anche se ormai non ne ricordava troppo bene neanche le fattezze.

Non importava che l'attrice fosse già famosa prima, e lo sarebbe diventata ancora di più dopo, quel momento ha consegnato Jessica Alba alla memoria collettiva, oltre a regalarle un MTV Award nel 2006 per la categoria“performance più sexy”. Quasi 15 anni dopo, è questa l'immagine che torna, prepotentemente alla memoria, nel momento nel quale ci si trova di fronte a Jessica Alba oggi 38enne dal sorriso aperto. Anche perché diversi film e tre figli dopo – avuti con il marito e produttore Cash Warren – Jessica è uguale a quel ricordo sbiadito dal tempo. La incontriamo in una Milano estiva, mentre indossa un abito a fiori che parla di primavera, con la gonna ampia e le spalline arancioni a contrasto, i capelli, in un biondo miele, ricadono in onde morbide, l'incarnato dorato dal sole della California, risplende di luce.

Il suo segreto? Forse nella felicità con la quale, tra un'intervista e l'altra, chiama con FaceTime i suoi bambini dall'altra parte del mondo: a casa di un'amica, sembra stiano giocando in piscina, tra schizzi d'acqua e risate.«Comportatevi bene, mummy loves you so much». Più prosaicamente, però, forse il merito è di Honest Beauty, brand di make up e skin care fondato da Jessica Alba nel 2015, e che arriva oggi in Italia, in esclusiva nelle profumerie Douglas. Packaging eco-friendly, formule pulite e con ingredienti naturali, il marchio ha chiuso il 2016 con 300 milioni di dollari di ricavi in Nord America, crescendo nel 2017 del 34%. Un business redditizio, e che fa evidentemente del bene, all'ambiente e alla pelle, almeno a giudicare quella radiosa di Jessica...

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Come è nata l'idea di fondare un marchio di skin care?
Sono stata testimonial di diversi marchi del settore beauty da quando ho iniziato la mia carriera di attrice, e lavorare con diverse aziende, assorbendo tutto il possibile, mi ha permesso di essere a mio agio e preparata in materia. La realtà però era che la cura della pelle ha sempre fatto parte di me: mia madre frequentava la scuola di cosmetologia quando ero bambina. Dai 3 ai 5 anni sono praticamente stata la sua Barbie personale, sulla quale sperimentare, e provare qualunque tipo di make up. Per me era un momento di grande dolcezza, è stato così che io e lei legavamo. Quelle sessioni di trucco e cura della pelle mi sono poi tornate utili più avanti, quando ho iniziato a recitare: è anche grazie al trucco che riesci a immergere il tuo corpo, e trasformarti nel personaggio che devi interpretare. Mi è sembrato naturale, a un certo punto, fondare un'azienda che si concentrasse sui valori che per me erano importanti e infonderli in quei prodotti. Volevo qualcosa che fosse ovviamente salutare per il corpo, adatto anche alle mamme, o a chi sta affrontando una gravidanza, come me all'epoca. Quando ti approcci a diventare madre, sei naturalmente più attenta, cerchi una maggiore consapevolezza, inizi a leggere i foglietti illustrativi e controllare gli ingredienti, ti chiedi in quale modo possono influire su di te o sul bambino, nel breve e nel lungo termine.

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Cosa è cambiato, da quando hai fondato il brand, nella tua beauty routine?
In realtà è rimasta molto simile. Merito appunto di mia madre, che mi ricordava continuamente che bisognava lavarsi il viso tutti i giorni, mai andare a dormire con il trucco – la vera regola numero uno – e usare sempre un buon moisturiser.

C'è stato qualcosa che hai scoperto su di te e sulla tua pelle, che non sapevi prima?
Ho sempre avuto purtroppo una pelle molto sensibile sin da bambina: soffrivo di allergie, asma, e diverse patologie, quindi quando sono diventata madre, l'idea è stata di dare a mia figlia – Honor, la più grande, nata nel 2008, a cui hanno fatto seguito Haven nel 2011 e Hayes nel 2017 – un ambiente protetto e sano dove tutti questi problemi che ho avuto io fossero evitabili. Così facendo ho cominciato a fare ricerca, scoprendo che anche nella cosmetica e nei prodotti beauty si nascondono fin troppi ingredienti che possono causarti reazioni cutanee, basta pensare alle profumazioni sintetiche, coloranti e tinture e vernici, che servono magari a dare una maggiore durata ai prodotti ma sul lungo termine causano problematiche. Così ho immaginato una linea che ovviamente adempisse al suo scopo, ma lo facesse mettendo la salute al primo posto.

Qual è il prodotto imprescindibile, quello che ti porti sempre dietro?
Io...non ne uso mai uno solo (ride). Non l'ho mai fatto in vita mia. Mia madre si truccava alla perfezione solo per portarmi a scuola la mattina, alzandosi all'alba! Non si tratta di qualcosa di complicato, potrei limitarmi a tre step, per me fondamentali. Faccio cleansing, mi idrato, e poi uso un primer. Prima di andare a dormire il processo è lo stesso, ma al posto del primer uso un balsamo per le labbra e una crema occhi. Per ridare tono alla pelle durante la giornata, uso l'Hydration mist – spray a base di aloe vera e acido ialuronico – una volta a settimana una Detox mud mask – con cenere vulcanica, carbone attivo, miele e burro di karité – e per il trucco il Cream Foundation – un fondotinta in crema simile ad un concealer, che può essere usato anche per illuminare alcune aree, intorno agli occhi, con un effetto molto naturale.

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L'America oggi sta affrontando un momento difficile: l'uomo che siede al posto di comando definisce le donne come oggetti e le cataloga sulla base della loro apparenza estetica. Cos'è la bellezza, per te, nel 2019, e cosa cerchi di fare per promuovere una cultura diversa, con il tuo brand?
Fortunatamente il modo nel quale lavoriamo, come paese e come società civile, ci distingue: non permettiamo al governo di dettarci chi siamo.

Sono un'orgogliosissima donna con radici messicane

, la mia famiglia è arrivata qui tempo fa, e non importa cosa dicono certi rappresentanti politici, ma la mia gente è orgogliosa, forte, bellissima e intelligente. In quanto donna, credo fortemente inoltre che la definizione di bellezza oggi sia variegata, impossibile da limitare ad una serie di caratteristiche alle quali devi obbligatoriamente rispondere. Quello che cerco di fare, nel pratico, è promuovere nel marchio una cultura del rispetto del lavoro, dell'equo compenso tra i generi. Quando ho fondato Honest Beauty, ho messo in realtà in pratica la prima legge non scritta di questo paese, quell' “I have a dream”. L'obiettivo era mostrare che si può avere un'azienda che funziona, e guadagna, e rispettare una serie di valori per me fondamentali, come avere un congedo di maternità e paternità che garantisca dignità a chi vuole costruirsi una famiglia. Inoltre, più del 50% delle posizioni di management aziendale è occupata da donne: il risultato è una compagnia di successo. Questo è il mio paese, e questi sono i valori in cui credo, e lo dimostro giorno per giorno: il resto, comprese quelle chiacchiere, per me è davvero irrilevante.

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