Un rossetto rosso lacca, il più iconico e degli stick, a simboleggiare il filo più lungo della storia che congiunge le polveri di bellezza di Cleopatra alle contemporanee formulazioni no transfer. Storia del make-up: chimica, arte e letteratura. Laboratori di biologia, lavoratori dell'arte, venditori porta a porta e online. La celebrazione della pittura su volto era attesa per l'autunno 2019, rimandata a maggio 2020, ora fissata per settembre 2020 (Coronavirus permettendo): apre a New York il primo museo del trucco al mondo. Un archivio di millenni di storia culturale della bellezza mondiale nelle sue stratificazioni, intuizioni commerciali e rappresentazioni social-i. Il trucco come manifesto liberatorio ambosessi, dalle drag queen à la Marsha P. Johnson ai fondotinta per ogni tono/sottotono di pelle. Il trucco come viatico a una bellezza ricercata e sfuggente, a portata di mano ed eternamente in #tb (truccarsi come le bisnonne, ad esempio). Il punto di convergenza definitivo per tutte quelle volte che il mascara giusto ci ha fatte sentire immediatamente meglio.

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Rimandato nella fisicità durante le settimane della pandemia, il museo del trucco di New York si è organizzato in chiave digital con un'app visitabile gratuitamente, dove ha aperto il cofanetto della beauty routine di Jackie Kennedy e raccontato dei flaconi delle creme originali di Greta Garbo, grande fan dello skincare master Erno Laszlo. Via Instagram il museo del make-up ha raccontato per immagini il trucco occhi di Sophia Loren (moderna Cleopatra, più di Liz Taylor che la incarnò sul grande schermo) e perché le prime Barbie avessero quell'ombretto azzurro. Siamo sempre lì: con le mascherine irrimediabilmente incollate al volto, non abbiamo smesso di curare la skincare e crediamo ancora nel potere della giusta sfumatura di rossetto, da ricercare attraverso le epoche tra aggiornamenti Pantone, cromie perdute e milioni di bit.

Ma nella modernità up-to-date di oggi, la vera chicca è un tocco di retromania glamour impeccabile: in attesa delle mostre fisiche, il Make Up Museum di New York celebra l'epoca più ardita di sperimentazioni di trucchi con l'apertura dei diari privati di Kevyn Aucoyn, truccatore delle star scomparso nel 2002 e vero artefice dell'immortalità di molte copertine. I suoi bullet journals imbottiti di polaroid di Claudia Schiffer, Liza Minnelli, Whitney Houston, Janet Jackson, Tina Turner, Cindy Crawford, schizzi preparatori e vergature di pennarelli come eyeliner sono un viaggio struggente lungo un'epoca irrimediabilmente scomparsa, pronta ad essere celebrata/riletta/riraccontata attraverso i suoi trucchi. Sempre in attesa che il museo apra definitivamente: indirizzo 94 Gansevoort St. a New York, biglietti in prevendita sul sito ufficiale. Seguire il simbolo non sarà difficile: non poteva che essere un rossetto rosso.