Nasce per rendere i giorni del ciclo meno pesanti, finisce per rendere la vita sessuale più leggera. Ma non credevano potesse avere questa natura i fondatori di Flex, il primo preservativo per il ciclo. Il ciclo è il tabù che più di tutti gli altri è stato sviscerato in miriadi di oggetti, proteste, movimenti. E il risultato è una dichiarazione: rendere il ciclo femminile una parte della soluzione e non un problema. Su TechCrunch Erika Jensen co-fondatrice di Flex ha dichiarato che questa sorta di preservativo aveva una funzione principale, quella di «bloccare e rallentare il sangue presentandosi non come un tampone ma più come un diaframma che sopperisse al volume dell’assorbente». In breve Flex si è tradotto come IL preservativo che viene usato durante il periodo femminile visto che la sua forma permette una penetrazione senza lasciare tracce (poi). Insomma non bastava lo slip creato appositamente per evitare qualunque macchia, lo Thinx. Ancora una volta analizzando l’utilizzo di questo non-tampone viene fuori il lato ancora critico del ciclo. Qualcosa di cui non si può parlare anche quando si è insieme da una vita. Ma fare sesso durante il ciclo è ancora così disgustoso? O è una semplice scelta di coppia al pari di posizioni preferite e categorie di video porno consultate?

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Flex lascia stare tutte le quisquilie socio-emotive e si ritaglia un ruolo pratico: evitare che dopo aver fatto l’amore si parli più dell’imbarazzo per macchie sulle lenzuola che dell’effetto di questa intimità. Quello che non si aspettavano Erika e Lauren CEO di Flexè che un accessorio per diminuire il ciclo femminile diventasse una nuova forma di dialogo tra le coppie: fare l’amore durante il ciclo è ancora (così) no comfort zone? La giornalista Jenny Kuttner è ancora più convinta che la soluzione, però, non stia nel trovare la soluzione alle macchie di ciclo ma sia ancora più culturale: «quando smetteremo di pensare che durante il ciclo le donne siano “altro”?» Si domanda la Kuttner in un 2016 in cui le donne indiane devono inventarsi hashtag e similia per entrare in un tempio, in un 2016 in cui una designer di gioielli inventa preziose elaborazioni su tessuto per ovviare alle macchie di ciclo sui pantaloni bianchi (sia mai!).

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