Un pacchetto mignon di mentine senza zucchero ha circa 400 kcal. Un pugno di miscela di frutta secca bio quasi 700 kcal. Jackie Kennedy in un giorno non ne ingeriva nemmeno 600. La sua ex assistente, tale Kathy McKeon, nel suo libro Jackie’s Girl - My life with the Kennedy Family, racconta i suoi 13 anni di lavoro al fianco dell’ex first lady, e svela dettagli insipidi sulle sue discutibili abitudini alimentari. «Dopo essermi trasferita in America», racconta Kathy, «mi lamentavo di aver preso troppo peso. Jackie si offrì di aiutarmi e insieme al suo chef misero a punto una dieta molto molto simile a quella della first lady. Il regime comprendeva: un uovo sodo e un tè senza zucchero per colazione, ricotta e frutta fresca per pranzo, carne bianca o pesce con insalata o verdure bollite e scondite per cena. Mi era concesso un unico spuntino a base di yogurt bianco magro».

Jackie Kennedy pinterest
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Kathy McKeon aveva 19 anni quando iniziò a lavorare per la famiglia Kennedy. Rimase al fianco di Jackie per oltre dieci anni, e di loro insieme ricorda momenti di puro cameratismo femminile, attimi di complicità che a Jackie piacevano tantissimo. Spesso, si incontravano per caso a tarda notte nella dispensa della cucina, entrambe sfinite dai morsi della fame («Una volta ho trovato la first lady sola che mangiava il gelato direttamente dalla vaschetta. Lo mangiava con un cucchiaio enorme, non usava uno di quelli da dessert, era molto buffa»).

Jackie Kennedy era ossessionata dal suo peso. Tisi Baldride, ex segretario della famiglia Kennedy, nel 2004 in un’intervista a Vanity Fair America rivelò con quanta puntualità ossessiva Jackie monitorasse la bilancia: «lo faceva con la disciplina che un collezionista di pietre riserva alla misurazione dei carati». Ma Jackie non controllava soltanto il suo peso. Teneva sotto controllo quello di tutte le “sue donne”, Kathy compresa. Un aneddoto raccontato nel libro American Legacy: la storia di John e Caroline Kennedy di David Heymann, dà un’idea del livore di Jackie nei confronti del cibo e di chiunque mostrava troppo appetito: «Una volta a cena rimproverò la figlia davanti a tutti perché aveva ordinato il dessert. “Sei troppo grassa”, le disse, “nessuno ti vorrà mai sposare”». Jackie i dolci non li mangiava mai (a parte il gelato mangiato con il cucchiaio troppo grande). Quando qualcuno si lamentava perché aveva appetito lei tirava fuori un sacchetto di carote dalla borsa: «Tieni, questo è un trucco per mettere a tacere lo stomaco».

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Jackie era sottile. Jackie voleva essere molto sottile per essere la più elegante di tutte. Per vestire quel tailleur rosa come nessuno prima e dopo di lei. Jackie aveva sublimato l’insegnamento di suo padre John detto “Black Jack” Bouvier: «Mostrati sempre misteriosa, irraggiungibile». Jackie sapeva mantenere le distanze come nessuno. Abituata da sempre a resistere al dolore, sapeva resistere a tutto (o quasi. Vedi alla voce: uomini). Jackie sapeva mostrarsi al mondo per quello che non era, ingannava tutti. Anche sul suo peso. Monitorato al grammo. Eppure la sua snellezza così faticosamente mantenuta non doveva mai apparire eccessiva. Ma sinuosa. Un trucco (come quello delle carote) possibile anche grazie alle forme squadrate degli abiti degli anni Sessanta. Chissà cosa penserebbe oggi Jackie dei buffet organizzati e assaliti durante le mostre che le dedicano. Chissà cosa penserebbe oggi Jackie dei coni di frutta secca bio.