Nel 1938 lo psichiatra Karl Menninger parlava così della masturbazione maschile: «l'autoerotismo provoca un pesante senso di colpa, perché nell’inconscio essa rappresenta sempre un’aggressione contro qualcuno». Non solo. La sua analisi ha portato lui e altri autori a rilevare che la masturbazione è un tabù legato alla condizione sociale: «gli uomini in età matura continuano occasionalmente a masturbarsi, precisamente il 60% di quelli con istruzione universitaria, mentre la masturbazione è quasi del tutto abbandonata dagli uomini incolti e di basso ceto sociale, i quali com’è noto, hanno esperienze eterosessuali precoci e la considerano innaturale e perversa». Erano gli anni Quaranta. Oggi la masturbazione maschile deve fare i conti con l’evoluzione sociale e tecnologica, con il boom di amanti surrogate e di sex toys. Oggi, al contrario del 1938, gli uomini possono scegliere di amarsi da sé liberamente, la pratica auto-erotica è meno autocritica, non è più considerata innaturale, anzi. Ma oggi, esattamente come il 1938, masturbarsi è ancora una pratica esclusiva? Sì se si considera l’universo di accessori che il business erotico mette a disposizione agli habitué alla ricerca di tecniche gioiose alternative: vastissimo e tutt’altro che cheap (il dildo dorato di Gwyneth Paltrow vi dice qualcosa?).

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Un mercato forse meno conosciuto perché molto meno frequentato dalle donne, distanti ma curiose di capire perché spesso gli uomini a loro preferiscano amanti surrogate. Gigi Engle, editor di Marieclaire.com ha approfondito il tema addentrandosi nell’universo dei sex toys pensati per lui, partendo da un oggetto best seller: le masturbation sleever, letteralmente maniche per la masturbazione. Una specie di manicotto a forma cilindrica realizzato in silicone. «Ho partecipato a un corso sull’autoerotismo a New York e sono rimasta affascinata dal modo in cui l’istruttore maneggiava questo affare di gomma», racconta la Engle su Mc.com, «praticamente un generatore di piacere à porter. Lo stupore ha però immediatamente lasciato il posto a una grossa perplessità: questo non è sesso. L’autoerotismo non è sesso e questi oggetti finiranno per ridurre l’intimità a un gesto semplicissimo. Attenzione perché l’autoerotismo è una cosa seria e questi accessori a mio avviso la rendono molto meno appagante di quanto potrebbe essere in realtà».

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Di manicotti per la masturbazione ce ne sono di varie tipologie, si continua a leggere su Mc.com: esiste quello in silicone, in pelle cyber o in elastomero (un materiale molto simile alla gelatina). Alcuni vibrano anche. Dal più elaborato al meno complesso, la Engle dopo un’analisi approfondita è arrivata a una conclusione onesta: semplice è meglio. E a una rivalutazione totalmente inaspettata dal manicotto del piacere: «scoprirlo mi è servito a capire meglio il piacere maschile. Ho lasciato da parte il preconcetto che mi portavo dietro da sempre: rassegnamoci, i sex toys portano veramente il piacere a un altro livello. Insomma, non avrei mai pensato di dirlo ma è così, sono utili». Che la masturbazione sia o meno ancor un tabù non sarà la Engle a dichiararlo, ma c'è un dubbio che più di altri resta un mistero: chissà a quale livello arriva (se arriva) il senso di colpa svelato da Menninger per colpa dei sex toys?

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