(Molta) meno carne a tavola, basta pellicce nella moda, stop ai test sugli animali nella cosmetica! Dal 2013 le aziende cosmetiche europee sono costrette ad adottare metodi alternativi a quelli testati sugli animali per valutare la validità e la sicurezza dei loro prodotti. Il 20 febbraio 2018 una mozione del Parlamento Europeo, votata in commissione Ambiente, ha chiesto lʼimpegno diplomatico dell'Unione Europea per il divieto dei test cosmetici sugli animali a livello mondiale entro il 2023. Il testo sarà sottoposto al voto dell’aula di Strasburgo nell’assemblea plenaria di marzo.

Nell'attesa di sapere se migliaia e migliaia di cavie animali saranno ancora sacrificate per la ricerca cosmetica extraeuropea siamo andati a vedere con i nostri occhi e a toccare con le nostre mani, rigorosamente provviste di guanti, come vengono testate in modo alternativo le creme che utilizziamo ogni giorno. Ad aprirci le porte di uno dei suoi laboratori di ricerca è stato il Gruppo L'Oréal che ci ha ospitati a Lione presso Episkin, centro di ricerca e valutazione predittiva specializzato in ingegneria tissutale, ovvero nella realizzazione di pelli umane ricostruite, dove 70 dipendenti lavorano sulle attività di produzione, valutazione e ricerca e sviluppo.

Ma andiamo con ordine. «In verità il Gruppo L’Oréal non effettua esperimenti del prodotto finito sugli animali dal 1989, cioè 14 anni prima che la legge lo imponesse nei paesi europei. Non solo: nei laboratori Episkin di Lione facciamo i test su pelle ricostruita da cellule di pelle umana dei residui di interventi di chirurgia plastica. I kit di pelle ricostruita vengono poi venduti ad altre aziende per evitare il ricorso a procedure dannose per gli animali», spiega Pascale Mora, direttore della comunicazione della ricerca e innovazione di L’Oréal.

Il colosso francese ha smesso anche di utilizzare ingredienti testati su animali dal marzo 2013, data in cui questi tipi di ingredienti sono stati vietati in tutta Europa. L'Oréal ha deciso così di acquistare Episkin, la società di ingegneria cutanea che ha creato il primo kit di pelle ricostituita nel 1994. Nel 2006, ha acquisito anche il suo concorrente diretto, Skinethic, e nel 2014 ha fuso le due società per offrire la più ampia gamma possibile di pelli ricostruite. Le pelli ricostruite in Episkin, infatti, sono vendute a partner accademici e industriali (industrie chimiche, farmaceutiche, veterinarie) nel tentativo da parte di questo centro di ricerca di posizionarsi come pioniere in materia. Per raggiungere questo obiettivo, inoltre, L'Oréal ha creato anche Episkin Academy, una scuola di formazione per aiutare e assistere i tossicologi nell'impiego della pelle ricostruita. Nel 2014, inoltre, ha aperto un Centro Episkin anche a Shanghai.

In Cina, però, le autorità normative svolgono nei loro centri di valutazione (ancora) test sugli animali per alcuni prodotti cosmetici finiti o ingredienti prima di immetterli sul mercato. Il Gruppo L'Oréal ha collaborato e collabora tuttora a stretto contatto con le varie autorità normative cinesi per modificare il quadro normativo che regola il settore cosmetico e che richiede test sugli animali, in modo che vengano riconosciuti i numerosi metodi alternativi già convalidati in molti altri Paesi e la sperimentazione sugli animali venga definitivamente abolita. Grazie a questo impegno, dal 2014 alcuni prodotti prodotti e commercializzati in Cina come shampoo, bagnoschiuma o makeup non sono più testati sugli animali.

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Come si ricostruisce la pelle umana in laboratorio? Le pelli ricostruite sono create all'interno delle cosiddette clean rooms, "camere bianche". In questi laboratori, dove vigono misure di sicurezza molto severe (i ricercatori vi entrano solo dopo avere indossato un apposito camice, guanti e occhiali protettivi), si producono diversi tipi di tessuto ricostruito: le epidermidi, la pelle completa che comprende epidermide e derma e le mucose che si dividono in gengivale, vaginale, orale e cornea.

Da dove si parte per realizzare una pelle ricostruita? Episkin recupera rifiuti chirurgici come quelli di ipertrofie mammarie e pelle addominale dalle cliniche della zona di Lione e dintorni. Gli scienziati, quindi, separano il derma dall'epidermide per isolare i cheratinociti, le cellule principali che compongono l'epidermide. Questi vengono messi in una coltura che riproduce le condizioni del corpo umano, tra cui acqua, vitamine, minerali, zuccheri e ormoni e poi lasciati riposare a 37° in un incubatore per otto giorni in modo da moltiplicarsi e dare vita a quello che viene chiamato un tappeto cellulare. Dopo diverse fasi di nutrimento, i cheratinociti esposti all'interfaccia aria-liquido si stratificano e si differenziano per creare uno strato corneo sulla superficie dell’epidermide. Dopo quattro settimane la pelle umana ricostruita, che si presenta molto elastica e super resistente, è pronta per i test.

Le pelli non possono essere conservate, ma prodotte su richiesta. Episkin produce circa 100mila unità di pelle ricostruita all'anno. Ogni pelle ricostruita viene usata per fare decine di test di sicurezza (corrosione, irritazione della pelle o degli occhi, fototossicità, allergia da contatto...) ed efficacia (anti-UV e anti-invecchiamento). E esperimento dopo esperimento la ricerca paga: nel 2017, per esempio, il modello di cornea ricostruita sviluppato da L’Oréal per valutare l’irritazione oculare è stato inserito nelle linee guida OCSE - Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico.

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