Fu una questione estetica, o igienica? La praticò prima una donna o un uomo? È una domanda che gli storici si pongono da tempo, parlando di storia della depilazione. E le risposte giuste sembrano essere tutte quante. Perché quando il primo essere umano, donna o uomo che sia, ha capito che sfoltendo i peli sarebbe diminuiti drasticamente anche un sacco di problemi, l’umanità ha fatto un bel passo avanti verso la civiltà. A parte il desiderio di distinguersi dagli animali, la prima occasione di depilazione può lasciare di stucco. Non è stata per rendere la vita difficile ai parassiti. Dai resti umani di uomini e donne delle caverne si è scoperto che i poverini si depilavano molto (forse è nata prima la depilazione maschile) perché con gli acquazzoni che li coglievano d’inverno, mentre cercavano cibo, i peli si congelavano e provocavano dolorosi geloni, più fastidiosi dell’alternativa: rasarli con conchiglie o denti di belve affilati. Solo successivamente, fra gli egiziani, la depilazione è diventata un’abitudine che associava igiene, estetica e purezza spirituale. Gli egiziani, che dai parassiti erano perseguitati, amavano la rasatura totale, testa e sopracciglia comprese. Un rudimentale rasoio di rame era uno degli accessori immancabili nelle loro tombe. All’inizio utilizzavano anche delle vere e proprie creme depilatorie. Peccato che l’ingrediente principale fosse l’arsenico e che il loro utilizzo, a lungo andare, risultasse letale. Cleopatra è una delle pioniere della depilazione femminile, ma pare che invece del rasoio usasse una sorta di ceretta molto simile a quella che si fa oggi con lo zucchero. Fra gli antichi greci c’era invece una guerra contro i peli pubici. I peli erano particolarmente sgraditi soprattutto sulle donne, ma anche gli uomini se ne sbarazzavano volentieri, tuttavia non è ben chiaro se si trattasse di un’usanza generale o riservata alle classi più altolocate. I loro metodi di depilazione erano abbastanza cruenti: strappati uno per uno con pinzette simili a nacchere, fatte con gusci di conchiglie, o bruciati con una candela. Brivido.

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Col tempo, e con la diffusione delle norme igieniche, a mano a mano che geloni e parassiti diventavano sempre meno un problema, non c’è stata più necessità di rasare capelli e sopracciglia. Ma l’avversione per i peli delle gambe è rimasta. Le donne turche sono state fra le prime collaudatrici definitive della ceretta. Le arabe hanno inventato la depilazione col filo, ancora tra le più efficaci. Andando rapidamente avanti, durante il medioevo era addirittura la Chiesa a stabilire che le donne dovevano lasciarsi crescere i peli ma non mostrarli (anche perché la maggior parte di essi si trova in zone intime). In questo periodo comincia a nascere l’idea che i peli delle ascelle richiamino troppo quelli pubici, e quindi siano vagamente osceni. Tuttavia, le donne hanno sempre trovato ottimi stratagemmi per sopravvivere in santa pace, quindi si aggiustavano sopracciglia e baffetti nonostante i divieti e nessuno era in grado di capire se si trattava di artificio, o se fossero così di natura. Come si può notare dai dipinti dell’epoca, nel 14esimo secolo si è invece diffusa la moda della fronte alta, come segno di nobiltà, per cui le dame allargavano l’attaccatura della fronte strappandone la prima fila di capelli. Ouch! Nella seconda metà del 1500, in Inghilterra, Elisabetta I decretò che la peluria sul viso andava curata come segno di civiltà. Questo valeva per uomini e donne. Quindi sopracciglia sagomate, baffi, barbe e baffetti eliminati. Per le gambe, nessun problema, tanto erano sempre coperte.

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L’uomo della provvidenza, in questa storia, si chiama Jean-Jacques Perret. È l’inventore del rasoio. Perret era sia barbiere che chirurgo, due mestieri che al tempo, a metà del 1700, si mescolavano pericolosamente. Nel suo caso, il combo di competenze fu utile invece per fargli venire l’idea di sagomare e adattare i bisturi per rimuovere i peli. Grazie, Jean-Jacques. Nel frattempo, essendo sempre minore l’impellenza di sbarazzarsi della peluria per motivi igienici, la pratica seguiva sempre più la moda. Lo scrittore del 1800 John Ruskin raccontava di non essere riuscito a consumare la prima notte di nozze perché, essendo ancora vergine, era rimasto scioccato dai peli pubici della sua fresca sposa (che probabilmente se n’è dovuta sbarazzare). A quel tempo, l’associazione fra peluria e mascolinità era ormai consolidata, e gli uomini preferivano carezzare pelli lisce, molto diverse dalle loro. Le donne erano idealizzate come creature “diverse”. Nel XVIII secolo era quindi ormai considerato un dovere delle donne mantenersi snelle, usare cosmetici e depilare le gambe.

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Siamo al XX secolo, quando ormai depilarsi non è più un dovere ma anche un piacere della donna (dolore a parte). Agli inizi del secolo, nei paesi europei e in America era abbastanza diffusa la convinzione che rasare i peli potesse farli ricrescere più forti e duri, per cui si preferisce la ceretta. Gli ingredienti sono di vario tipo, dallo zucchero caramellato alla cera d’api. Comunque, funzionano. Una volta stabilito che i peli sulle gambe di una donna non sono graditi, mentre quelli sulle braccia sono più tollerati (se ne possono vedere anche su qualche foto d’epoca), ricomincia l’attacco alle sopracciglia. Marlene Dietrich detestava le sue, così le rasava per poterle ridisegnare con la matita. La copierà, più tardi, Lana Turner, che per non ammettere di usare regolarmente il rasoio in faccia, cosa che l’avrebbe resa poco femminile, diceva che le erano state rasate da giovanissima per un film e non erano più ricresciute. Rita Hayworth, invece, prendeva spunto dalle donne rinascimentali e si faceva rasare l’attaccatura dei capelli per avere la fronte più alta. Nel frattempo, non si vedeva più in giro un’ascella che non fosse perfettamente depilata. Nel 1915 la Gillette aveva lanciato il primo rasoio per donne, studiato espressamente per gambe e ascelle. Marilyn Monroe e Liz Taylor facevano di più: rasavano la loro faccia. Il motivo è avvolto nel mistero, c’è chi dice che lo facessero come sistema drastico per esfoliare la pelle, ma pare che Marilyn avesse una folta e soffice peluria da bebè sul viso che a volte voleva eliminare, altre preferiva tenere perché la rendeva più fotogenica.

E oggi? Da un paio di decenni a questa parte è diventata di uso comune la ceretta brasiliana, o brasilian wax, che per chi non l’avesse mai provata, è depilazione intimatotale, fatta eccezione per un piccolo triangolino sull’osso pubblico. Ma come è nata? Il nome è puramente un gioco, il Brasile non c’entra nulla. È stata infatti praticata per la prima volta a New York e l’esigenza non è nota a tutti. È stata infatti un’idea degli operatori del cinema a luci rosse, semplicemente perché le inquadrature sono più dettagliate senza l’ingombro dei peli. Quando gli uomini hanno visto la novità nei film osé, hanno cominciato a chiedere alle loro donne di imitare le pornodive.

"La brasilian wax va provata almeno una volta, ma se fai sesso decidi di non provarla più"

Da lì la moda si è diffusa anche per motivi narcisistici, dato che le donne hanno trovato che rendesse tutti gli “accessori” più graziosi. Eva Longoria dice che bisogna provarla almeno una volta nella vita "ma se fai sesso subito dopo non la proverai mai più". Negli ultimi anni è anche nata una corrente di pensiero (di ritorno dalle contestazioni del ‘68, a dire il vero) secondo cui le donne non dovrebbero sottostare alla depilazione perché è un segno di sottomissione all’uomo, un’ipotesi contro cui si sono opposte molte altre donne, reclamando la facoltà di fare del proprio corpo ciò che si vuole, anche di strappargli via i peli. O di cancellarli per sempre. Kim Kardashian confessa che a causa delle sue origini armene era abbastanza pelosa, per cui ha fatto spazzare via tutto dal corpo col laser, centimetro dopo centimetro. Poi ci viene in mente Frida Kahlo e il suo affascinante monociglio, e tutte le certezze vanno in crisi. Ma la moda non smetterà mai di decidere le sorti dei nostri bulbi piliferi. Attualmente, in Korea va molto di moda il trapianto di peli pubici, per infoltire. Va benissimo tutto, anche se dubitiamo che scoppierà mai la moda dei baffetti femminili.