Dio salvi (il benestare) della Regina e le pagine (patinatissime) dei tabloid inglesi che, a partire dagli anni Settanta, sdoganano/pubblicano/autorizzano l’impaginazione di foto di topless famosi (e quelli che famosi lo diventeranno all’istante). Dal The Sun e le sue Page Three girls, la terza pagina dedicata alle modelle in topless, alle novelle nostrane dei Duemila. Dove veline e calciatori, attrici wannabe e produttori, letterine e presentatori popolavano le spiagge della Costa Smeralda e di quella Amalfitana in religioso monokini OVVERO il costume due pezzi sprovvisto di un pezzo. Quello “di sopra”. Tanto amarcord quanto andati per la tangente del passato, sono gli scatti rubati a David e Victoria Beckham in topless, a Cameron Diaz senza veli sul décolleté, a Penélope Cruz e Angelina Jolie in costume slip. E stop. Tanto amarcord fresco-fresco quanto impossibilissimo da bissare è perfino il topless di Meghan Markle, quello auto-scattato dalla stessa neo moglie di Harry d’Inghilterra in vacanza con le amiche in Grecia. Quando, ancora, inseguiva sogni americani e non rigorosi dettami scritti dalla Regina.

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Che fine ha fatto quel softcore da bagnasciuga? Quello che oggi rivediamo nelle foto su Instagram di Victoria Beckham in topless a Marbella nel ’98. Con tanto di slip platino, come il ciuffo lucido di David Beckham. Cosa ne è stato delle volontà delle donne di mezzo mondo di rifarsi come Demi Moore, Tori Spelling, Christina Aguilera e Nicole Kidman? Hanno scelto di votarsi (fortunatamente) alla fede del bodypositive, di ricredersi anche grazie a campagne pubblicitarie che promuovono coppe A, B, C senza distinzioni. O meglio, esaltando le distinzioni stesse. Cosa succede quando anche la rivista pioniera del gossip decide di mandare in pensione la storia del topless nero su bianco? Succede che, dopo 44 anni di onorate paparazzate worldwide, il The Sun decide di tagliare la “pagina della vergogna” (secondo le femministe britanniche) e sancire così per sempre la fine della caccia all’ultimo “topless famoso”. Succede nel 2015. Succede che ai calendari sexy si preferisca lo scroll su Instagram di foto osé, ottenute con droni smart da parte di paparazzi very smart. Che a un monobikini si preferisca un upsidedown bikini. Che al posto di un seno nudo, per provocare/trasgredire/sentirsi libere, abbiamo bisogno di una smagliatura in (bella) vista.