Come ci sbarazziamo delle lenti a contatto usa e getta? La risposta più frequente la si intuisce anche senza lanciare un sondaggio: nel lavandino o nel wc. Senza che nessuno se ne preoccupi o abbia mai pensato che fosse un problema. Invece comincia a esserlo, e serio. Snocciolando qualche numero, nel mondo 6 persone su 10 hanno bisogno di correttori della vista, ovvero occhiali o lenti a contatto. In Italia sono di meno, 4 su 10 (vita più sana?). Solo negli Stati Uniti, dove si tende a tenere tutto sotto controllo con le cifre, si sa che gli utilizzatori di lenti a contatto sono 45 milioni. Senza contare quelli che ci vedono bene ma portano le lenti a contatto colorate. Okay, quasi tutti barano con le lenti giornaliere e finiscono per tenerle anche due o tre giorni. Ma ciò non toglie che probabilmente 3 persone su 10 nel mondo (ipotizzando che dei 6 che non vedono bene la metà possa indossare lenti a contatto) le gettano negli scarichi. Sono qualche miliardo di pezzetti di materiale plastico che vanno dispersi nei mari, nei fiumi e nei laghi, proprio come è scritto sulle etichette dei detersivi.

Un nuovo studio della National Oceanic and Atmospheric Administration, dei cui esiti parla Live Science, ha quindi preso in considerazione qualcosa a cui non avevamo mai pensato: le lenti a contatto contribuiscono all'inquinamento da microplastiche che si sta diffondendo nei corsi d'acqua (e che stiamo cominciando a bere in quella minerale). Un frammento di microplastica ha circa la dimensione di un seme di sesamo, spesso anche di meno. Secondo la ricerca, condotta da Rolf Halden, professore e direttore del Center for Environmental Health Engineering all'Arizona State University's Biodesign Institute, un numero compreso fra il 15 e il 20 percento dei portatori di lenti a contatto sciacqua nel lavandino i contenitori delle lenti usate o le versa nel gabinetto.

Le lenti, una volta andate giù per lo scarico, finiscono negli impianti di trattamento delle acque reflue dove appositi filtri bloccano i residui più grossi per evitare che finiscano in mare. Ma le lenti a contatto, piccole e flessibili, superano la barriera il più delle volte. Nelle acque reflue si rilasciano anche dei batteri che hanno il compito di divorare i rifiuti biologici. Le lenti a contatto non risultano commestibili per i batteri, ma il loro attacco le riduce in pezzettini. E una volta lasciate andare, finiscono nel mare, e negli organismi degli animali marini che li ingeriscono per sbaglio. Le lenti a contatto mensili e settimanali, più spesse, rimangono invece intatte, proseguono il loro cammino verso il mare ed essendo più pesanti dell’acqua si depositano sui fondali dove stanno creando progressivamente uno strato, interferendo con le funzioni degli organismi che ci vivono e che sono di estrema importanza per l’ecosistema. Dopo questa scoperta, sarebbe importante che le confezioni di lenti a contatto riportassero bene in vista l’indicazione di non gettare mai più quelle usate nel lavandino o nel wc e di conferirle invece nella raccolta differenziata della plastica o del rifiuto solido urbano. Ma mentre qualcuno decide di renderlo obbligatorio, noi vogliamo cominciare a farlo lo stesso? (Sì).