Durante il travaglio molte donne optano per l'anestesia epidurale, anche se preferirebbero farne a meno. Certo, il desiderio di dare alla luce il proprio figlio in modo totalmente naturale è grande, ma molto spesso il dolore super intenso non lascia loro alternative. Finora. Alcuni ricercatori dell'Università di Sheffield (Regno Unito), infatti, suggeriscono un nuovo trattamento che potrebbe ridurre la richiesta di peridurale, altro nome per chiamare l'epidurale, del 50%. Secondo lo studio, pubblicato su The Lancet il 13 agosto, la terapia endovenosa che potrebbe farci sussurrare di meno " ma l'epidurale fa male?!" si chiama remifentanil, un potente oppioide sintetico a grande velocità di azione usato come antidolorifico durante alcuni interventi chirurgici.

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Unsplash (Rocknwool)

Somministrando per via muscolare una dose di morfina chiamata petidina in 200 donne in travaglio, i medici hanno scoperto che in una su tre l'effetto antidolorifico era troppo debole così le partorienti hanno chiesto l'epidurale. Gli autori dello studio hanno poi somministrato a un altro gruppo di 200 donne il sopracitato remifentanil. Solo il 19% delle donne trattate con questo oppioide sintetico ha chiesto la peridurale. I risultati sono sorprendenti e non si sono registrate conseguenze negative gravi. Sono, però, necessari ulteriori studi per confermare i benefici di questo farmaco per questo impiego specifico. Se il remifentanil potrà essere usato durante il travaglio, sarà sicuramente una svolta per le partorienti. Soprattutto se pensiamo che in Italia solo il 20% di queste dà alla luce il proprio figlio sotto epidurale, contro il 30% del Regno Unito, il 45% della Svezia, il 60% della Spagna, il 65% degli Stati Uniti e il 77% della Francia. Secondo l'Osservatorio O.N.Da in media in Italia ottiene l'epidurale, infatti, una futura mamma su cinque, con percentuali inferiori al sud. Nel 2016 in Lombardia la percentuale di epidurali sul totale di nascite naturali si aggirava intorno al 25%, in Veneto e in Emilia Romagna intorno al 20%, mentre nel Sud si stima che le analgesie praticate siano state meno della metà.

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Nynne Schroder su Unsplash

D'altro canto l'anestesia epidurale, oltre a non essere sempre "disponibile", è sì un metodo super efficace, ma può allungare la durata del parto, provocare febbre, prurito cutaneo, senso di nausea e vomito, mal di schiena... Inoltre può essere somministrata solo quando la dilatazione della cervice è tra i 3-4 cm e i 7-8 cm: prima potrebbe rallentare il travaglio mentre dopo potrebbe non fare sentire alla partoriente le spinte, stimolo fondamentale per un parto (attivo) naturale. Questa nuova terapia potrebbe essere davvero rivoluzionaria e rendere l'atmosfera in sala travaglio mooolto meno traumatica. Stay tuned, ma soprattutto: se-re-ne!