Identify as we. Ripetiamolo: identify as we. Mentre applichiamo ombretti su occhi stanchi, mentre delimitiamo le labbra dagli strabordi delle parole, mentre pieghiamo le ciglia sotto il peso, pe(n)sante, della leggerezza ripetiamolo: identify as we. Con questo trittico di parole Sephora lancia una campagna LGBTQ che non fa discutere, è semplicemente necessaria. Identify As We di Sephora è la campagna ideale per celebrare giugno, mese delle manifestazioni della diversità in generale, e per confermare il DNA inclusivo della catena di profumerie a poche settimane dall'incidente denunciato in uno store Sephora dalla cantante SZA.

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Per chi si fosse perso la news: ad aprile a Calabasas, in California, una dipendente di un negozio del colosso beauty avrebbe chiamato la sicurezza perché controllasse che la popstar non avesse rubato qualcosa. Oggi, mercoledì 5 giugno, i negozi americani di Sephora saranno chiusi perché i dipendenti saranno coinvolti in una giornata di studio per impartire una lezione contro il razzismo. "Noi di Sephora crediamo nella difesa della bellezza, nel vivere nel coraggio e nello stare insieme senza paura. Non smetteremo mai di costruire una comunità in cui è prevista la diversità e l’espressione di se stessi", afferma il titolare del marchio in una nota.

Delle scuse che sono l'ennesima promessa della catena di profumerie di volere costruire un ambiente di inclusione. La giornata didattica per i suoi dipendenti e la campagna Identify As We, continuazione della piattaforma aziendale We Belong To Something Beautiful, che ha come testimonial dieci persone LGBTQ tra cui Fatima Jamal e Hunter Schafer appaiono agli occhi di tutti come una sorta di mandato, quello di costruire una comunità dove la diversità e l'autoespressione sono onorate e tutti sono ben accetti, nessuno escluso.

"Dalle nostre pratiche di assunzione alla programmazione in negozio, cerchiamo sempre di creare un ambiente accogliente che permetta a tutti di potere partecipare alla bellezza", afferma Deborah Yeh, Chief Marketing Officer di Sephora, ad Allure. Sephora, infatti, non solo assume dipendenti queer, ma offre lezioni di bellezza per persone transgender e dona parte dei suoi ricavati a organizzazioni che supportano gli individui LGBTQ. È bello vedere che un'azienda educhi i propri dipendenti e i propri clienti all'importanza dell'inclusione anche attraverso un trucco, nude o arcobaleno, purché sia libero da qualsiasi discriminazione.