La lavanda intima è inutile e può diventare persino pericolosa se fatta in modo sbagliato. O seguendo le ultime mode vip. Stop, potremmo chiuderla qui. “Douching is unhealthy” scrivono viola su bianco i medici ginecologi del dipartimento della salute USA sul sito governativo Women’s Health. Fare lavande intime non fa bene, almeno non sempre: la convinzione di essere sporche dentro o di dover ripulire la vagina è una credenza difficile da sradicare? Una lavanda intima con aceto di mele, che tradotto significa spruzzare internamente in vagina una soluzione di acqua e aceto (da brividi all’utero), non la consigliereste nemmeno alla vostra peggiore nemica, ma è una delle chiavi di ricerca correlate più frequenti su Google. E in commercio esiste davvero. Motivo?

Facciamo chiarezza partendo da zero, ovvero cos’è la lavanda intima o lavanda vaginale e come si fa. “Fare la lavanda significa lavare e pulire l’interno della vagina con acqua o altri fluidi, le lavande sono vendute già pronte in bottiglie o buste. Si spruzza la lavanda in vagina con un tubicino o un beccuccio, poi fuoriesce da solo” spiegano su Women’s Health. È una pratica antica, ha migliaia di anni e inizialmente si pensava che sciacquare attentamente dentro e fuori la vagina dopo un rapporto sessuale fosse sufficiente per evitare gravidanze indesiderate. Le prime tracce di lavande vaginali a scopo contraccettivo risalgono alle prostitute dei lupanari dell’Impero Romano, come riporta Alberto Angela nel libro Amore e sesso nell’Antica Roma: per non restare incinte le donne sperimentavano spermicidi naturali spalmando dentro la vagina preparati a base di erbe, o assumevano rudimentali prototipi di anticoncezionale a base di silfio.

L’evoluzione dei contraccettivi barriera alle malattie sessualmente trasmissibili non ha scalfito minimamente il successo della lavanda vaginale come (presunto) rimedio d’emergenza contro le gravidanze: è palesemente inefficace, ma viene ancora suggerito sottobanco. E spesso sbandierato come generico sistema per pulire a fondo l’interno della vagina. Chiariamo subito una cosa: la vagina si pulisce da sola. È la migliore colf di se stessa, passateci la battuta, ed è pure gratis. Semplificando molto, è l’equilibrio del microbioma vaginale (l’insieme di batteri che abitano naturalmente il canale vaginale, banalmente il pH) a garantire la salute corretta dell’apparato genitale. Quando ci intestardiamo a volerci lavare a fondo e continuamente con saponi intimi aggressivi a pH alto, nella convinzione di dover eliminare chissà quali odori sgradevoli, rischiamo di compromettere davvero la salute della nostra vagina. Con le lavande intime interne compiamo un errore peggiore: a meno che non siano prescritte esplicitamente da un ginecologo professionista per debellare una specifica infezione. I danni delle lavande vaginali vanno dalle malattie sessualmente trasmissibili (che trovano nel microbioma fragile un terreno fertilissimo per attecchire), alle tube di Falloppio rovinate, fino alla vaginosi, la vulvovaginite, infiammazioni dell’ovaio, secchezza vaginale o problemi al pavimento pelvico.

Come evidenzia Madeleine Holden su Mel Magazine, gli stessi medici possono essere vittime di scarso aggiornamento e continuare a proporre l’uso reiterato delle lavande intime alle pazienti. Ma in linea generale, la mancata conoscenza dei rischi di procedure obsolete e dichiaratamente pericolose come le lavande vaginali sta diventando una questione sociopolitica che evidenzia la difficoltà di una corretta educazione sessuale, e l’impossibilità di accedere alle cure medico-sanitarie da parte delle classi più povere. Che negli Stati Uniti comprendono spesso donne nere, ispaniche ed emigrate, con meno probabilità di sottoscrivere un’assicurazione medica che copra le terapie di base. Ricorrere ai rimedi come una lavanda intima fai da te significa sperare di risolvere un problema intimo privatamente, senza dover interpellare specialisti o mettere in mezzo la frequente non-conoscenza della materia di parenti, amici e partner. “Alcune persone non possono essere curate senza che i loro genitori ne sappiano qualcosa. E può essere pericoloso rivelare la propria attività sessuale se si vive in un ambiente abusivo” ha raccontato a Mel Magazine un’artista newyorkese che ha chiesto di restare sotto pseudonimo.

La convinzione che il canale vaginale sia un ricettacolo di sporcizia, perpetrata da decenni di narrazione distorta sulla naturalezza delle secrezioni corporee e dell'odore vaginale (che fino a tre secoli fa era considerati un plus per l'attività sessuale, dato che è influenzato facilmente dall'attività ormonale), è ancora il motivo per cui molte donne credono ancora nella certa utilità delle lavande vaginali. E lo ribadiscono con i fatti e con i dati. Uno studio in Turchia ha evidenziato percentuali quasi plebiscitarie tra le donne del sud est rurale del paese, dove l’80,6% fa regolarmente lavande con acqua calda e sapone, e il 69,8% più di una volta al giorno. Per quanto riguarda le lavande vaginali in Italia non ci sono dati recenti, ma il nostro paese non è esattamente un paese avanzato per quanto riguardi l’educazione sessuale e la consapevolezza del proprio corpo. Nel 2015 un’indagine della Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia (SIGO) aveva evidenziato come la conoscenza basilare della sessualità in Italia tra le più giovani (un campione di 5.900 donne tra 20 e 30 anni, ma per completezza di informazione va detto che gli uomini non sono messi meglio: parlare di sesso è il peggior tabù esistente per un maschio italiano medio) sia ancora dominata da disinformazione, bufale dure a morire e inesattezze reiterate via Internet. Come l’utilità delle lavande vaginali per prevenire malattie o gravidanze indesiderate, invece di ammettere apertamente di avere una vita sessuale e richiedere un consulto ginecologico approfondito.

Negli USA almeno una donna su 5, tra i 15 e i 44 anni, ricorre alle lavande intime, riporta Dipartimento per la Salute della Donna; sono soprattutto le adolescenti a suggerirselo sottobanco come rimedio estemporaneo, nella certezza che salvi sessualità e reputazione. Ma a pesare su certi dati c'è anche una forte influenza del glamour: quando nel 2015 Gwyneth Paltrow dichiarò che sottoporsi a bagni di vapore vaginale era un toccasana per la vagina, furono molte a seguire il consiglio dell’imprenditrice di Goop. Il risultato fu che alcune di loro finirono in pronto soccorso per scottature più o meno gravi, e una donna di 62 anni ha avuto ustioni di secondo grado alle pareti del canale vaginale, come ha riportato il Journal of Obstetrics and Gynaecology Canada nel giugno di quest’anno, per aver seguito il suggerimento. I pubblici debunking di medici e giornalisti scientifici inferociti per i suggerimenti della star del lifestyle di Hollywood sono serviti a evidenziare una cosa: quanto sia difficile, ancora oggi, stroncare il marketing eterno delle antiche convinzioni. Specialmente quando riguardano il corpo femminile.