Dai 12 ai 50 anni di età circa sono le più intime e più o meno puntuali compagne di ogni donna per qualche giorno al mese. Ci sono donne che hanno mestruazioni dolorosissime, per questo in alcuni Paesi tra cui l'Italia si sta discutendo la legge sul congedo mestruale, già in vigore in Giappone, Vietnam, Corea del Sud, Taiwan e Cina. Altre che hanno cicli che non influiscono minimamente sulla loro quotidianità. Tutte, però, devono preoccuparsi di tamponare il proprio flusso. Un'occasione per provare/scoprire/sondare ogni "rimedio" sul mercato, in primis tampax, coppette e slip da ciclo lavabili. Un vero e proprio irraggiungibile bene di lusso per moltissime altre. Così se alcune donne non si preoccupano di lasciare il ciclo libero considerando a volte il free bliding un manifesto naturale e ineluttabile di femminilità, milioni di donne che "in quei giorni" possono permettersi solo protezioni blande e improvvisate vivono giornate di vero e proprio disagio che spesso le porta a essere temporaneamente escluse dalla società.

"Le donne non dovrebbero preoccuparsi di come gestire le mestruazioni se hanno a disposizione strutture appropriate dotate di acqua corrente e di un sistema di smaltimento adeguato", afferma Louisa Gosling, responsabile dei programmi di qualità dell'organizzazione no-profit WaterAid, come si legge in un articolo apparso qualche settimana fa sul Guardian. In realtà secondo un rapporto dell'Unesco una ragazza su 10 nell'Africa sub-sahariana non frequenta la scuola durante il ciclo, mentre alcune la abbandonano del tutto. Perché? Durante il ciclo mestruale in Pakistan, in Malawi e in Nepal le donne usano vecchi stracci e ciuffi di imbottitura per materassi, in Uganda si sentono più sicure se indossano una gonna di pelle di capra, in Zambia tamponano il flusso con pannolini realizzati avvolgendo sterco di vacca in un panno. Per fortuna ac'è anche il rovescio della medaglia: in Scozia e in Kenya il governo fornisce gratuitamente a tutte le studentesse prodotti sanitari per gestire i giorni del ciclo.

WaterAid chiede ai governi di tutto il mondo di dare la priorità alla realizzazione di servizi igienico-sanitari adeguati e all'accesso all'acqua pulita nelle abitazioni e nei luoghi di lavoro e nelle scuole così da garantire che le donne non vengano escluse dalla società una volta al mese a causa di un fenomeno naturale. Buoni propositi anche per la tampox tax, quel sovrapprezzo ingiusto su un bene di consumo di cui le donne non possono fare a meno, che in alcuni Paesi è stata eliminata come in Canada o è scesa come in Belgio (6%), in Francia (5,5,%), in Inghilterra (4% ) o in India e in Tanzania dove si aggira intorno al 12/13%. "Però c'è ancora molto da fare", afferma Ibrahim Kabole, direttore nazionale di WaterAid per la Tanzania. "La metà della popolazione vive senza un approvvigionamento di acqua pulita vicino a casa e oltre il 75% non ha una toilette decente, che è fondamentale per le donne nei giorni delle mestruazioni". Inoltre la gestione dei rifiuti solidi è fondamentale perché se mal gestita potrebbe contaminare anche la fonte di acqua pulita. Più facile e più ecologico sarebbe usare materiali ecocompatibili soprattutto se si calcola che nella vita di una donna fertile si consumano circa 11mila assorbenti, tra interni ed esterni. AfriPads, un’impresa sociale con sede in Uganda, in questi anni ha fornito a 2,5 milioni di donne e ragazze in 35 Paesi africani kit di assorbenti lavabili e riutilizzabili. La loro distribuzione oltre ad avere prevenuto problemi di igiene e smaltimento ha aumentato la frequenza scolastica delle studentesse del 17%.