Ha lo sguardo sonnolento e sensuale Jacintha, la protagonista della serie She Disappeared into Complete Silence, realizzata dalla fotografa brasiliana Mona Kuhn. La ragazza sembra emergere dall’ombra come un miraggio surrealista. Ha il classico atteggiamento di chi ha appena finito di fare l’amore o di chi sta per farlo (il confine a volte è labile). Gira distratta per le stanze di una struttura modernista di Robert Stone, il cui esterno a specchi la fa assomigliare a un piano ottico. La sua silhouette si riflette continuamente sui vetri oppure viene segnata da fasci di luce mentre fuori si staglia la natura irrequieta del Joshua Tree National Park.

Colori, corpi, piante grasse e linee architettoniche: sembra di vivere in un tempo sospeso, come un po’ sospesa è stata fino ad ora la nostra estate, che fatica ad esplodere dopo i lunghi mesi di lockdown. Mona Kuhn però ci tende una mano. Quasi a volerci risvegliare dal torpore, ci spinge fra le braccia della stagione più calda dell’anno. E ci spinge anche fra le braccia della sensuale Jacintha che è giovanissima, biondissima e nudissima. “Vedo il corpo privo di abiti come una residenza per le nostre emozioni, la nostra anima, il nostro io interiore”, racconta l’artista 51enne.

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© Mona Kuhn
She Disappeared into Complete Silence AD 6705, 2014

I lavori in questione sono esposti fino al 23 ottobre al Jardin du Bra’haus II, Montée du Château di Clervaux in Lussemburgo. Ma più che una mostra She Disappeared into Complete Silence è un’esperienza sensoriale. Perché sembra quasi di sentire la canicola e di non riuscire a tenere aperti gli occhi per i riverberi accecanti del sole. Attorno invece, nessun rumore di fondo. Nessun fruscio, niente insetti che ronzano nonostante si sia immersi completamente nella natura. La luce azzera ogni cosa. Di fronte all’intensità dell’estate, tutto trattiene il respiro.

Nata a San Paolo, sangue teutonico, Mona oggi vive e lavora a Los Angeles. Ha iniziato a scattare a 12 anni, quando i genitori le regalarono una piccola fotocamera Kodak per il compleanno. Le prime foto le fece agli amici presenti alla festa. “In un certo senso, - racconta - da quel giorno a oggi poco è cambiato. Perché amo ritrarre solo persone che conosco: il fidanzato, la sorella, il cugino di qualcuno. Lo trovo più intimo, è un po' come dar vita a una famiglia allargata”. Non è la prima volta che l’artista, che lavora sempre all’alba e poco prima del tramonto, si diletta a giocare coi nostri sensi. Un po’ tutta la sua produzione si ispira all’effetto pruriginoso dei corpi giovani e nudi. Mai ostentati, eppure celebrati in tutta la loro bellezza. Il sesso, l’eros, quello che il regista Lawrence Kasdan chiama Brivido Caldo, se ne sta in sottofondo. Ribolle, ma senza far rumore.

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© Mona Kuhn
She Disappeared into Complete Silence © Mona Kuhn AD 7573, 2014

Nella serie Venezia, ad esempio, aveva immortalato giovani amici in déshabillé che vagavano all’interno di un palazzo nobiliare, fra cristalli di Murano, marmi e ampi tendaggi bianchi. Mentre nella serie dedicata a Bordeaux si era spinta fino al piccolo casale che possiede nel cuore della campagna francese. Un posto semplice, spoglio (non ha nemmeno l’elettricità) eppure magico, dove aveva ritratto, conoscenti e familiari nudi insieme a scorci di paesaggio bucolico. “Il nudo per me è come un vestito. - racconta la fotografa - Quello che mi interessa è trasformarlo in una forza interiore e in una fiducia che impedisce a chiunque di sentirsi davvero nudo. Si può vedere bene nel mio lavoro, nelle posizioni naturali che assumono i miei soggetti e negli occhi sicuri delle persone che ritraggo”. Private, forse la sua serie più conosciuta, quella che l’ha resa una delle più grandi maestre di nudo contemporaneo, ricorda gli scatti in mostra oggi a Clervaux (e pubblicati nel volume edito da Steidl). Anche allora la scenografia era quella del deserto americano e anche allora il sole flirtava con i modelli in versione nature. Qualcuno aveva definito Private un’opera a metà tra la poesia di TS Eliot, il cinema di Robert Altman e un sogno lucido. E probabilmente non si era allontanato troppo dalla realtà.

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© Mona Kuhn
She Disappeared into Complete Silence © Mona Kuhn AD 7272, 2014


She Disappeared into Complete Silence, il cui titolo si ispira al primo libro realizzato da Louise Bourgeois nel ‘47, invece sembra mescolare gli scenari apocalittici di Mad Max e quelli desertici di Zabriskie Point, le astrazioni poetiche di Man Ray e Florence Henri con le sue distorsioni nude di André Kertész. “Sono sempre stata interessata al corpo come una capsula di noi stessi, come risposta legata al chi siamo, da dove veniamo e dove stiamo andando. Ho iniziato disegnando figure con il carbone al liceo; quando ho preso la mia prima lezione di fotografia, ho capito subito che era il mezzo per me. Ecco perché cerco di portare il linguaggio dell’arte figurativa pittorica nel campo della fotografia”. Missione compiuta.