Addio dita valenti che saggiano, tastano ed esercitano pressioni di ogni sorta e addio occhi esperti che indagano e scrutano avvicinandosi spesso con lenti di ingrandimento su porzioni più o meno estese di pelle reale di pazienti in presenza. Contemporaneamente alla nascita di Dermatology Assist di Google, uno strumento diagnostico basato sull'intelligenza artificiale in grado di diagnosticare 288 malattie di pelle, capelli e unghie, attraverso una fotografia caricata dal paziente stesso su un'apposita app nascono anche numerose e legittime domande sulla sua efficacia e sicurezza. Quanto è il margine di errore di una diagnosi epidermica virtuale? Basta una diagnosi da remoto per essere sicuri di "avere salva la pelle"? Lo strumento in questione che ha ricevuto il marchio CE per l'uso in Europa e che sarà testato in alcuni studi clinici a partire dai prossimi mesi, come emerso dalla recente conferenza organizzata dal colosso statunitense di Mountain View dedicata agli sviluppatori Google I/O, aiuterà a indirizzare i medici e a migliorare le terapie. Durante la convention i realizzatori dell'apparecchio diagnostico hanno affermato che Dermatology Assist potrà rilevare numerose lesioni cutanee maligne che oggi spesso sfuggono alla diagnosi perché sottostimate o ignorate dal paziente. Il nuovo strumento però, dicono da Google come riporta BBC Health, sarà di aiuto alle persone senza volere prendere il posto del dermatologo ed è nato con lo scopo di dare una prima risposta a domande e dubbi degli utenti Google che ogni anno effettuano sul celeberrimo motore di ricerca 10 miliardi di ricerche su pelle, capelli e unghie. "Due miliardi di persone in tutto il mondo soffrono di problemi dermatologici, ma c'è una carenza globale di specialisti", sottolineano da Google. Chi d'altronde non ha mai confrontato uno sfogo e un'infiammazione con immagini della rete? Addestrato con 65mila immagini di condizioni cutanee diagnosticate, milioni di immagini di segni cutanei sospetti, migliaia di pelle sana, fotografie con diverse inquadrature e numerose intensità di luminosità diverse Dermatology Assist sarà in grado, anche in base ad alcune risposte fornite dal paziente ai quesiti posti dalla app, di dare una diagnosi sicura? "In tutto il mondo ci sono circa 100 mila dermatologi e considerando che ci sono quasi otto miliardi di persone si tratta di una carenza incredibile", ha affermato il dottor Andrew Miller, ex presidente dell'Australasian College of Dermatologists, intervistato dal Guardian. “Molti praticano nelle città, pochi nelle aree rurali e svantaggiate. Quindi capisco perfettamente che le questioni di accesso siano in primo piano. I medici e gli specialisti però hanno una sorta di antenna che dice loro quando c'è qualcosa che non va anche se potrebbe non sembrare ovvio. Inoltre sanno leggere il linguaggio del corpo dei pazienti e si rendono conto se questi capiscono quello che gli stanno dicendo. L’algoritmo al contrario potrebbe perdere qualcosa di più complesso. Temo anche che i pazienti possano fraintendere le domande poste dall’app", prosegue Miller. “È presto per formulare un giudizio definitivo perché ancora non conosciamo adeguatamente l'applicazione di Google, ma è opportuno fare alcune considerazioni", sottolinea il professor Leonardo Celleno, eermatologo e presidente AIDECO. "La diagnosi di una malattia cutanea è tutt'altro che semplice e spesso richiede, accanto all'esperienza del dermatologo, anche l'aiuto di metodologie non invasive come la dermatoscopia (l'epiluminescenza) o il ricorso a esami istologici ottenuti dal prelievo bioptico del tessuto cutaneo malato che devono essere analizzati, con varie metodiche, come immuno istochimica, immuno fluorescenza e immunopatologia, da istopatologi esperti di malattie della pelle. Nel caso poi di malattie tumorali, come il melanoma, l'errore può essere drammatico e indurre a comportamenti terapeutici sbagliati che possono mettere in pericolo la vita stessa del paziente. Confrontare, quindi, le immagini relative a una lesione cutanea solamente tramite un "database" di immagini - se è così che funziona l'app di Google - è dunque riduttivo e insufficiente. Bisognerà quindi attendere, prima di validare questa comunque interessantissima applicazione, che sia testata nei trial clinici annunciati. Tuttavia è auspicabile che questo strumento non incentivi la tendenza, già di per sé molto frequente, che si effettuino autodiagnosi e che per questo si scelgano poi terapie sbagliate o pericolose”, aggiunge Celleno. "Sono un po’ scettica sull’uso di questa applicazione perché temo che si possano eseguire autodiagnosi sbagliate da parte dei pazienti. Bisognerebbe studiare di più questo tipo di tecnologia applicata alla pratica comune", suggerisce la dermatologa Mariuccia Bucci. Condivide lo scetticismo anche la collega Luigia Panariello: "Per quanto sia nato con l’intento di aiutare i pazienti nel percorso diagnostico, indirizzandoli o meno verso una visita dermatologica, la realtà è che Dermatology Assist di Google potrebbe creare non pochi problemi. L’algoritmo potrebbe sottovalutare la gravità di una malattia, inducendo il paziente a non sottoporsi a visita specialistica o a praticare cure fai-da-te, oppure potrebbe non diagnosticare un melanoma, che ricordo essere un tumore maligno molto aggressivo, per il quale la diagnosi precoce è fondamentale. Un ulteriore rischio è anche l’overdiagnosi, ovvero una diagnosi eccessiva, laddove invece il soggetto è sano, con conseguente eccesso di medicalizzazione e interventi terapeutici non necessari. Sono indispensabili ampi studi in cui devono essere coinvolti molti dermatologi al fine di verificare e validare tale strumento diagnostico, prima di poterlo rendere disponibile alla popolazione generale, e soprattutto è indispensabile educare le persone sul suo utilizzo più corretto, affinché comprendano che nessuna app potrà mai sostituirsi a un medico", conclude Panariello.