I segreti della bellezza orientale
Dall'Asia arrivano i nuovi rituali e i prodotti per prendersi cura del viso e avere una pelle perfetta.
Un rinnovamento culturale da Levante ci ha già piacevolmente travolti in cucina, nell’arte e nella moda e la cosmesi non fa eccezione: l’agenzia di ricerche Euromonitor International parla infatti di “asianificazione” della bellezza. Anche se i segreti della bellezza orientale suscitano da sempre grande interesse, nell'ultimo periodo i rituali e i prodotti che arrivano dall'Asia, soprattutto da Corea del Sud e Giappone, per la cura della pelle sono diventanti estremamente popolari. L’influenza di tutto ciò nelle nostre abitudini di skincare conferma questo cambio di direzione delle tendenze cosmetiche che ora viaggiano da est verso ovest.
Chiunque abbia visitato l’Estremo Oriente avrà notato una certa propensione alla perfezione estetica dei nostri alter ego orientali: mediamente una signora che si reca in ufficio a Tokyo assomiglia per accuratezza alla versione nostrana da matrimonio. Addirittura in alcune fermate della metro di Seul ci sono specchi per gli ultimi ritocchi prima di uscire. Esprimendo una solida ammirazione per chi riesce a mantenere tali stati di impeccabilità a tali tassi di umidità, dovremmo sentirci spronate e ispirate da questo ideale che va ben oltre la semplice bianchitudine.
«Nel volto pubblico le donne asiatiche credono che l’aspetto sia un segno di rispetto, per sentirsi in armonia nel gruppo. Noi pensiamo più in termini di sicurezza e felicità personali. Per esempio, consideriamo il profumo una nostra firma, mentre per loro le profumazioni non devono essere invadenti. Spesso mi chiedono come facciamo a essere così sicure da uscire senza trucco», spiega Florence Bernardin, consulente di tendenze specializzata in Estremo Oriente. «In Giappone la bellezza è sofisticata e codificata dalla tradizione», racconta Katalin Berenyi, fondatrice di Erborian, brand dagli ingredienti ed expertise coreani che ha conquistato le parigine, «in Cina c’è la prima generazione di donne con libertà e ricchezza per godersi i prodotti cosmetici. Le coreane sono curiose e preparate, per cui è il mercato più dinamico in cui le aziende si sfidano a colpi di innovazioni».
Le stesse che poi arrivano alle nostre latitudini, come BB e CC Cream, il makeup cushion, il revival delle maschere (in Corea se ne trovano di 800 tipi), le formule schiarenti contro macchie e opacità e tra poco sarà il momento delle “essence”, uno step di idratazione intensa dopo il tonico: ne esistono anche per capelli e infatti “la cura del cuoio capelluto sarà la nuova frontiera dello skincare”, conferma Bernardin.
Charlotte Cho, americana e coreana di seconda generazione, ha fondato il blog ed e-store di prodotti coreani Sokoglam.com e ha appena pubblicato The Little Book of Skin Care (William Morrow): «Praticamente tutte abbiamo iniziato a preoccuparci della pelle solo dopo un attacco di panico (sto diventando come mia madre), per tamponare danni già fatti (queste macchie scure non c’erano il mese scorso) o, nel mio caso, dopo un commento di un collega di Seul, terribilmente schietto come solo gli asiatici sanno essere in fatto di immagine. Da loro, si va dal medico per non ammalarsi e l’unica motivazione a spronarli è il benessere di lungo corso della pelle. Non usano termini come “combattere” brufoli o rughe: non siamo noi contro qualcuno!».
A Charlotte è servita buona volontà per ritrovare splendore visto che la beauty routine coreana per il viso include dieci passi: «Ma non tutti i giorni! E quando si prende la mano ci vogliono dieci minuti. Ritrovate il piacere di un momento per voi, mica stiamo pulendo la cucina!», ci sprona. Tra questi step c’è la doppia detersione, rituale che condividono con le giapponesi: «Prima uno struccante a base d’olio e poi un detergente a base d’acqua», continua Charlotte, che insiste «chi ha la pelle mista non deve spaventarsi, l’olio è un alleato e rimuove trucco e sebo in maniera delicata». Oppure se ne usa uno naturale come oliva, argan, camelia e poi un sapone (al latte d’asina, di Aleppo con l’alloro), come spiega la francese Elodie-Joy Jaubert nel libro Sette riti di bellezza giapponese (Sonzogno), adatto a chi vuole applicare la teoria del “layering” (la paziente arte della stratificazione cosmetica) questa volta in soli, si fa per dire, sette passi. Il risultato sarà raggiunto, racconta l’autrice, quando qualcuno vi dirà che avete «la pelle come un mochi», compatta, setosa e candida come il dolce di riso giapponese. Più mochi, meno tiramisù.
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