Basta una strategia per coltivare il proprio orticello e goderselo tutto l’anno. Se volete (ri)scoprire la vostra green attitude vi proponiamo un percorso a livelli liberamente ispirato al volume My green city. Back to nature with attitude and style che vi dà due dritte su ciò che rivoluziona (dal basso) il mondo della natura. Dai praticelli domestici formato cartolina, alle fattorie in sharing, ai frutteti mappati online, al guerrilla gardening. L’eco-ossessione è contagiosa e colpisce sempre più spesso i non addetti ai lavori.

  • Comincia con il prendere diverse piante. La tua prima missione è circondarti di piante. Ti aiutano il fiorista all’angolo e il designer brasiliano Julio Radesca con il tavolo Personal Fresh Air. Il verde è la tua nuova fonte d’ispirazione. Ordina una dozzina di piante e disponile negli appositi vani ricavati nel piano. Hai appena creato il tuo primo boschetto da ufficio. Garantisce la tua privacy e rinfresca l’aria quando si fa pesante. Scegli un nome per le tue pianticelle e salta al prossimo livello.

  • Sei riuscita a far sopravvivere il tuo tavolo vegetale più di un mese? Sei pronta per il grande passo, coltivare un po’ di verde tutto tuo. Prenditi una PostCarden di Another Studio for Design. È una cartolina pop up che si trasforma in un giardinetto nano da casa, con tanto di kit per la semina incluso. È bello, non impegna, si può personalizzare su richiesta e inviare per posta. Per saltare al livello successivo mandalo a tre amici.

  • È ora di rivoluzionare tutta la casa, battila a tappeto e metti un post-it dove pensi si possa ricavare uno spazio verde. Non precluderti nulla, ogni angolo è buono. Hai una finestra soleggiata? Vorresti farti un sugo di pomodoro semplicemente scrollando le tue pianticelle? L’artista americana Britta Riley ha dato il buon esempio a tutto il vicinato quando ha inventato le Windowfarms, orticelli verticali low cost e low energy che si innestano sulle finestre. Passa al prossimo livello quando hai tanto basilico da farci un vasetto di pesto.

  • È vero che vivi in città ma guardati in giro, frutta e verdura crescono più vicino di quanto tu possa credere. Si dice che nel cuore di Londra ci siano more, lamponi, pere, prugne, fichi e kiwi. Li hanno scoperti (e mappati) Vahakn Matossian e Mike Massaro, i giovani promotori di Fruit City, grazie all’impegno e alle segnalazioni di tutti i cittadini. Ciò che prima marciva inosservato, oggi viene schedato e mangiato. Le mele di Covent Garden, le ciliegie dei Frithville Gardens, il sambuco di Durant Street, le nocciole di Tower Hill. Chiunque può partecipare al progetto e scovare in città le varietà più improbabili di alberi da frutto. Sul sito fruitcity.co.uk ci sono una mappa georeferenziata in costante aggiornamento e un ricettario per “trovatori” esperti. Fatti due passi nel tuo quartiere e scopri che c’è di buono. Quando anche tu sei alla frutta passa al livello 5.

  • Hai vinto una quota in un community garden, l’orto condiviso e coltivato da tutto il vicinato. L’impegno di ogni partecipante mette in moto un circolo virtuoso. Fatti aiutare, c’è chi semina, chi pianta e chi passa solo ad annaffiare. L’orto partecipato è una nuova strategia urbana per socializzare, mangiare sano e ossigenare il portafoglio. Puoi ispirarti ai berlinesi Prinzessinnen Garten curati dalla compagnia no profit Nomadisch Grün. Amici e fan del verde hanno ripulito una piazza dalle sterpaglie e sperimentano nuove colture senza pesticidi e fertilizzanti.

  • Iniziano le responsabilità. Guardati in giro e cancella il lato B(rutto) del tuo quartiere. Individua gli interstizi urbani sfuggiti ai giganti dell’edilizia e mettici la tua bella pianticella. Dal cortile di casa, all’aiuola incolta al semaforo, al fazzoletto di terra tra l’ipermercato e la pista ciclabile. La città ha bisogno di te. Qualche ideina? I parigini dell’Atelier Le Balto stanno trasformando i “gap” metropolitani di tutta Europa con mirabolanti installazioni vegetali. Quando hai salvato almeno due aree dal grigio salta al livello 7.

  • Dal dire al fare. Ormai sei un attivista verde. E come ogni guerrilla gardener che si rispetti hai bisogno delle tue munizioni per combattere il degrado degli spazi pubblici. Le Seed Bombs (bombe di semi) fanno per te. Sono composti vegetali (semi, concime organico, argilla e acqua) da lanciare al bisogno nei luoghi più difficili da raggiungere. In quanto a modelli c’è da sbizzarrirsi, dalle bombette a mano colme di fiori come le Seedbom dei Kabloom (a destra), ai sacchettini pacifisti dei The End, ai character Plant-me Pets di Martí Guixé.

  • Sbandiera i tuoi successi con una manifestazione e promuovi un nuovo approccio al consumo. A Berlino i Wildwuchs hanno radunato centinaia di seguaci a sostegno della biodiversità. Il simbolo della protesta? Un carrello della spesa (ognuno aveva il proprio), per l’occasione colmo di piante delle specie più diverse. I nuovi slogan verdi vengono anche dai mobili rotti della bisnonna. Ai Mobile Garden organizzati dai Tattfoo Tan ogni partecipante ha trasformato un oggetto dismesso in un vaso do-it-yourself.

  • La tua passione diventa un business sostenibile. È successo ad Arabeschi di Latte (Francesca Sarti, Alessandra Foschi, Silvia Allori, Francesca Pazzagli con Maria Carla Pernarella e Annette Weber) collettivo al femminile di designer e architetti con la passione per la convivialità e la sperimentazione di nuovi concept ed esperienze legate al cibo. Tutto è nato per gioco nel 2001 da un gruppo di amiche, che oggi fa eventi in tutto il mondo. Dal food design, alle eating performance, alle campagne sociali sull’estinzione dei frutti antichi. Altre idee? L’artista Ryan Rhodes ha inaugurato la Johnson’s Backyard Garden, una fattoria bio finanziata da tutta la comunità. Si paga in anticipo la messe assicurando di volta in volta il raccolto. Un’etichetta consapevole con tanto di corporate design confezionato ad hoc.

  • La sindrome del (post)impressionista. Quando potano una pianta ti senti male? Vedi un fiore appassito ti scappa la lacrima? È un buon segno, hai sviluppato una sensibilità trascendentale e puoi sublimarla in arte. In città è necessario uno sguardo molto attento per cogliere la bellezza e l’individualità della natura che ci circonda. Questa suggestione ha ispirato il fotografo Florian Rexroth per il progetto Baume der Stadt, che elegge l’albero a re delle piante, in qualità di protagonista e testimone dello sviluppo urbano. Ecco una serie di ritratti che evidenziano la storia e la personalità di ognuno dei suoi esemplari.