Abbiamo davvero bisogno della prima app che aiuta a raggiungere l’orgasmo vaginale? Al costo di 2 dollari, a quanto pare, sì. Se le donne hanno ammesso tutto quello che vogliono dire circa il più vecchio tabù femminile, gli uomini, o le stesse donne che non amano parlarne, hanno scelto di allenarsi con lo smartphone in mano. Non c'è bisogno di mettere le pile nell’ennesimo vibratore. Non c'è neppure necessità di condividere un sex toys di coppia telecomandato. La prima app per raggiungere l’orgasmo si chiama La Petite Mort, nome sinistro che in francese significa proprio l’apice del piacere femminile. Fino a qui tutto bene (per quanto freddino…): l’aspetto rivoluzionario di questa app sta nel fatto che l’utente possa relazionarsi con vagine diverse che reagiscono a seconda di come sono toccate. Come reagiscono? Con un sonoro esplicativo a base di musica (dalla classica fino al funky). L’importanza de La Petite Mort , come ha dichiarato la sessuologa Timore Schmit a Mic, sta nel fatto che ogni corpo sia diverso. Anche quando virtuale. Ne sanno qualcosa i più importanti ideatori e acquirenti delle sex dolls robotiche (ne sa qualcosa anche un Ryan Gosling innamorato di una bambola Lars e una ragazza tutta sua). Un mercato, quello delle bambole con fattezze reali, che è al centro della polemica per il suo effetto sessista (no, la soluzione anti-prostituzione non convince). Riuscirà un'app del genere a smorzare i toni verso temi ben più più frivoli? E poi: la prima app per imparare a (far) raggiungere orgasmi in cosa si differenzia dal sesso-robotico?

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A differenza delle tute con simulatori di seni e lati B, a differenza dei sex bijoux da 24 carati amati da Gwyneth Paltrow, questa app è uno strumento per l’eccitazione femminile da remoto. Ovvero una palestra dove conoscere, allenarsi, comprendere le effettive diversità della vagina (e per alcuni scoprire che no, l’unica differenza non è su depilazione sì o no). Tutto questo si può mettere in pratica con un semplice smartphone touch? Sì perché il touch è l’unico punto in comune con il sesso reale. Perché, a seconda di come si sposta il dito sulla zona erogena si avvertono segnali di godimento…oppure no (e appaiono messaggi su come muoversi).

Uno dei due fondatori della app, Patrick Jarnfelt, ha spiegato aLeigh Cuen di Mic perché la vagina appaia pixelata e mai esplicita: tra i motivi il poter entrare nel mondo delle app senza essere censurati «e poi volevamo concentrarci sul concetto, non sull’anatomia». Risultato: la trovate su Google Play ma non sull’Apple Store. Perché scaricare la prima app per raggiungere l’orgasmo? Perché non è ideata esclusivamente per i maschi o solo per le donne, non ha l’immaginario hantai che ci si aspetterebbe. Perché imparare con un'app ad avere un orgasmo versione 4.0? Perché è discreta e se sbirciate bene avete app di cui vergognarvi molto di più. E poi un motivo su tutti: siamo davvero sicure di conoscere la nostra intimità così (s)connessa?

courtesy photo Getty Images