«Don’t you know that you’re nothing more than a one night stand; tomorrow I’ll be on my way, and you can catch me if you can honey, take me by the hand and play that game again, yeah» se a urlarvelo fosse ancora Janis Joplin che a quella One Night Stand ha dedicato una canzone epocale forse non la prendereste (così) male. Eppure: i partner non la prendono sempre benissimo questa dichiarazione di “una notte sola e poi mai più”. Errore: perché le donne che dichiarano che “una sola notte e via” potrebbe essere l’ennesimo, finto, tabù, sul sesso che si frantuma sullo zerbino degli anni Zero. Potrebbe (anche) essere la soluzione emotiva di sempre che lascia ancora l’amaro in bocca. Andare a letto con uno sconosciuto e dimenticarsene il giorno dopo è l’ultimo tabù sessuale rimasto? Scordarsi di come/quando/quante volte si può avere la memoria corta per una notte di sesso con uno sconosciuto (o quasi)? La risposta è nella ricerca condotta da Neha Gandhi su Refinery29. Anzi LE risposte che, ancora una volta, arrivano da parte di chi in quelle notti da One Night Stand ha trovato la soluzione per godersela, non soffrire più, e tornare a casa con il cuore felice per quello che è successo «aver fatto del buon sesso. Punto». A raccontarlo, nelle diverse storie raccolte dalla Gandhi sono donne molto diverse tra loro. Ma con un finale/riflessione molto più simile del previsto.

Nicole. «Ho incontrato un ragazzo su OkCupid e ci siamo dati appuntamento: solo che, quando ci siamo incontrati, eravamo decisamente troppo ubriachi per fare sesso. Una sera però passavo vicino a casa sua a Brooklyn e gli ho fatto uno squillo. Abbiamo bevuto un paio di drink (…) alle due di notte eravamo sul tetto del suo palazzo, parte un bacio e poi, prima che me ne renda conto, siamo entrambi seminudi. (…) Abbiamo fatto sesso lì di notte, sul tetto, rischiando di essere visti da tutto il vicinato. Poi ho trascorso la notte nel suo letto, no, non sul tetto, e la mattina l'abbiamo passata a cucinare frittelle. Non l’ho più rivisto. E no, non ho più fatto sesso su nessun tetto».

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Anonima 1. «Mi ero appena trasferita a New York, avevo 20 anni e ho googolato un po’ di locali gay in cerca della scena lesbo newyorkese. Scena che è del tutto inesistente da dove vengo io: il primo posto che ho trovato era un bugigattolo chiamato "bar" nel West Village. Dopo un’oretta che ero lì, da sola, una ragazza mi si è avvicinata, si è seduta a fianco a me, entrambe al bancone. Era stupenda: un’icona boho-chic. Abbiamo iniziato a parlare, bere, flirtare, baciarci e alla fine eravamo in un taxi dirette a casa sua. Non mi ricordo tutto, ho solo dei flash di noi due che facciamo sesso sul pavimento, nel letto, in cucina, sul divano, in bagno. Il mattino dopo abbiamo fatto colazione e siamo state in giro insieme. Così senza parlarne. Non l’ho più rivista salvo incrociarla un paio di volte da Zara, a Soho. Ma quando passeggio in zona la cerco ancora, inconsciamente…».

Anonima 2. «Ho avuto parecchi weekend assurdi a Montauk….ma il migliore è stato quando sono finita a fare sesso con un ragazzo sul portico di casa sua…quando tutti dormivano al piano di sopra! Non avevo alcuna intenzione di andare così oltre…ma mi sono letteralmente sciolta quando mi ha sfiorato la schiena eh...tutto è successo. Poco dopo ha chiamato un taxi e mi ha portato a casa. Non l’ho mai più sentito in vita mia. Ma quel portico me lo ricorderò per sempre».

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Anonima 3. «A dire il vero non mi ricordo affatto quanto e come ci siamo incontrati. E soprattutto: dove siamo stati. Tutto quello che ricordo è il risveglio. Mi ci è voluto un attimo per capire dove fossi, ma ricordo chiaramente che la prima cosa che ho fatto è abbracciarlo e dirgli: “devo andare: penso di amare qualcun altro”. Ovviamente lui si è infuriato e, mentre me ne andavo e raccoglievo le mie cose sparse per il suo appartamento, avevo continui flashback del sogno che avevo fatto con protagonista il mio ex. Gli ho chiesto se mi potesse aiutare a trovare la mia giacca lui mi ha risposto solo “prima mi hai detto davvero una stronzata". Così ho chiamato un taxi e me ne sono andata via. Senza giacca ovviamente».

Tracy Bloom scrittrice del cult Mai fare sesso di martedì. «I nostri sguardi si sono incrociati su una pista da ballo 15 anni prima. Era stato il mio primo amore (…) quando l’ho rivisto siamo andati nel suo appartamento, dove ho scoperto che aveva abbracciato la filosofia del dormire in un sacco a pelo preferendolo al letto (…) il giorno dopo mi ha detto che mi avrebbe chiamato. Ovviamente notti intere attaccata al telefono a 15anni mi sono serviti per capire che tipo d’uomo richiama oppure no. Lui non era il tipo di uomo che ti richiama. Ma non aveva importanza. Non importava. Il mio primo amore non era più quel ragazzo che mi aveva rubato il cuore. Era solo un uomo che viveva troppo...vicino al pavimento».

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