Panta rei, tutto scorre. Pare fosse il pensiero del filosofo greco Eraclito riguardo al tema del divenire (anche se mai veramente confermato). Anche a noi, senza essere filosofi, quante volte è capitato di non lasciarsi andare, di dover controllare le nostre emozioni, di dover essere troppo razionali? Può essere considerato una sorta di “peccato” a livello del sub inconscio, e non solo, e in alcune situazioni. Nella società di oggi dobbiamo sempre mantenere il controllo delle nostre azioni, dei nostri sentimenti, di ciò che facciamo quotidianamente. Questo finisce per tarpare le ali, non solo alla nostra fantasia, ma anche alla stessa gioia di vivere che è fatta di quelle piccole pazzie che si compiono anche e soprattutto quando ci lasciamo andare al piacere, alle emozioni. Quando viviamo senza paura, insomma.

La base per lasciarsi andare in psicologia è il rilassamento. Può sembrare un controsenso ma una mente rilassata riesce a spaziare, prima di agire, come nessuna mente oppressa riesce a fare. Oggi siamo portati a pensare che debba essere tutto programmato, pianificato. Si finisce con il vivere male qualsiasi attesa, sul lavoro come nella vita di relazione. Ricordate la frase del filosofo Gotthold Ephraim Lessing, usata per un famoso spot: «L’attesa del piacere è essa stessa il piacere»? Se invece si riuscisse a non vivere con angoscia l’attesa di un qualcosa che deve venire, il lasciarsi andare allo scandire del tempo e degli eventi, non ci potrebbe che fare bene, facendoci vivere bene sia l’attesa che il piacere.

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Photo Max van den Oetelaar su Unsplash

La difficoltà a lasciarsi andare si ha spesso nelle relazioni, quelle interpersonali. Specie in amore. È una delle cause del fallimento prima di nascere di tante storie. Spesso ci si accusa l’un l’altra di non lasciarsi andare. Come fosse un impedimento, un freno a mano che opprime le passioni e i sentimenti. Di qualsiasi natura esso sia, tante persone ammettono di non riuscire più a lasciarsi andare all'innamoramento. Come se l'amore facesse paura. Un po’ perché si ha paura di soffrire, un po’, un po’ perché si ha paura di cambiare vita, di non essere sempre corrisposti e capiti. Come in un certo senso il dilemma che sottende il romanzo Lasciarsi andare (o Lasciar andare) del premio Pulitzer Philip Roth in cui due dei protagonisti, Paul e Libby, il primo ebreo, la seconda cattolica, vivono la loro storia d’amore come minata dalla differenza di religione, soprattutto per colpa delle rispettive famiglie, un eterno conflitto tra il desiderio di lasciarsi andare appunto e le convenzioni sociali e famigliari. Amare significa essere pronti a lasciare andare, perché in fondo lasciare andare è la migliore dimostrazione di amore.

Ancor più delicato si fa il discorso quando si entra nella sfera sessuale. Molte crisi all’interno delle coppie affondano le radici a letto. Per raggiungere il piacere non bisogna solo conoscere il proprio corpo, per prima cosa è fondamentale lasciarsi andare. Non sempre, non in tutte le coppie, questo succede, un po’ per tabu, un po’ per uno strano paradosso di sembrare troppo disinibiti agli occhi del partner. Allargando il concetto, lasciare andare significa anche, lasciar passare. Non è facile, è vero, rinunciare a qualcosa, a porci delle domande sulle cose, sulle persone, anche sulle idee. Ma spesso dobbiamo anche lasciare che alcune idee sfumino, se vogliamo raggiungere la felicità. Dovremmo imparare a a lasciare andare situazioni o persone che non migliorano la qualità della nostra vita. Anche correndo il rischio, in una società individualistica, di restare soli, isolati.