Santa, vergine e martire. Esclusa la santità, nonostante la sacralità del sesso (protetto e fatto bene), è da due qualificativi della religione che nasce il nome del profilo Instagram Virgin&Martyr. Uno dei più interessanti dell’intera galassia e nel boom dei gramers su qualunque argomento verticale possa essere sviscerato liberamente. Le due fondatrici di V&M, Greta (Elisabetta Vio) & Greta (Tosoni), hanno scelto un tema difficile. Parlare di sesso sui social in modo semplice e diretto senza sembrare un manuale di anatomia alla facoltà di Medicina. Parlare di sesso su Instagram affrontando le censure di Mr. Zuckerberg e riuscire a condensare argomenti con chiarezza, nello spazio di una breve descrizione che gioca sul filo dell’ironia sbattendo via ogni tabù o domanda pruriginosa: fatto. In un anno (circa) dalla sua comparsa online, Virgin&Martyr continua a spaziare dalla consapevolezza del corpo alla sessualità sotto ogni aspetto, senza provocazioni gratuite. “È un progetto d'informazione ed educazione dall'approccio nuovo, positivo ed inclusivo, aperto e dedicato a tutti” ci hanno spiegato le fondatrici rispondendo via mail alle nostre curiosità. “Non siamo (ancora, perlomeno!) dei professionisti del settore, ma studiamo e ci impegniamo a ricercare con attenzione e cura nei dettagli, per poter diffondere sempre e solo informazioni vere, chiare e fruibili da tutti”: una ricerca costante di semplicità, che non significa banalità o freddezza. “Il nostro obiettivo è sensibilizzare riguardo l’importanza dell’informazione relativa al corpo, per imparare a sentirsi bene nel proprio, ma anche per poter stare meglio con gli altri senza sentire il bisogno di giudicare o discriminare, ma solo rispettando l'unicità di ognuno di noi” continuano le ragazze.

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In una società che stigmatizza l’educazione sessuale, il lavoro di Virgin&Martyr è un barlume di informazione diretta. Di così facile fruizione che lo capirebbero anche i turbatissimi teenager confusi che digitano su Google domande sul sesso. “Ci piacerebbe anche aiutare le nuove generazioni a non avere quel tipo di insicurezza che ha caratterizzato molti di noi durante l’adolescenza, cercare di smussare quella sensazione di disagio e inadeguatezza nei confronti di noi stessi o degli altri” spiegano le due fondatrici. Virgin & Martyr è il safe place dove le domande e i dubbi sono bene accolti, perché possono aiutare una collettività. C’è il sesso nudo e crudo, anche goffo, ci sono i dubbi e le curiosità tabù sul sesso che possono aver attraversato la testa di chiunque: come funziona il sesso tra donne? Come si amano i gay maschi? Cos'è un erotomane? Perché si chiama satiriasi e in cosa consiste? Perché parlare di sesso dopo i 60 anni fa così impressione? Chi plana sul profilo attirato dalle immagini di una naturalezza disarmante trova risposte a domande (in due lingue, rigorosamente) che magari non si era ancora posto. La visione sulle varie sfaccettature di un mondo così complesso e bellissimo come quello della sessualità diventa più ampia e chiara, anche se i dibattiti non mancano: “Le persone di solito vengono smosse soprattutto quando si mettono in discussione valori e stereotipi tradizionali, erroneamente considerati normali, legati principalmente alla sessualità, il tema con più tabù per eccellenza" raccontano Greta e Greta. "Fece scalpore portare alla luce il pegging. Poco importa che uno dei punti di massimo piacere per l’uomo sia proprio la prostata, che si trova appunto nel retto, zona erogena sommersa di tabù che ne stigmatizzano la libera e corretta esplorazione e informazione” commentano le ragazze.

I tabù più duri da sfatare sono quelli alimentati dall’ignoranza, intesa come non conoscenza di argomenti e pudore spintissimo dovuto all'influenza della religione e delle tradizioni: “Molti problemi o disfunzioni sessuali, quando non legati a problemi fisici, hanno come cause più comuni l’ansia e il timore dovuti ai sensi di colpa, di vergogna o di inadeguatezza, la cui soluzione - erroneamente - si trova spesso nella repressione di ogni desiderio ritenuto fuori dallo standard”. Parlarne, quindi, è il solo e unico modo di superare il tabù: che non significa trasformarsi in esperti sessuologi (per quello esistono i titoli di studio), ma raggiungere la consapevolezza che quello che ci piace non è una perversione, una cosa sporca o brutta. È piacere, punto. E sì, può dare ansia o creare problemi. Ma parlarne significa innanzitutto cercare di risolverlo.

Si può partecipare all’installazione di educazione collettiva di Virgin & Martyr scrivendo in Direct o al tumblr ufficiale, sottoponendo domande o le proprie fotografie in anonimo per partecipare alla body consciousness comune. Tutto quello che secondo un determinato canone di bellezza troppo spesso ribattuto è considerato difetto, o per politically correctness “peculiarità”, viene esposto in tutta la sua vera naturalezza. Non c’è bodyshaming, non c’è canzonatura, non c’è la berlina di un corpo “imperfetto”: c’è la pura e semplice messa in luce delle diversità. E mai termine potrebbe definire più chiaramente il concetto: la natura ci ha fatti diversi. Ci sono corpi reali con smagliature, con pieghe, con cicatrici e segni. Ci sono corpi che hanno affrontato la chirurgia correttiva, corpi sopravvissuti a malattie devastanti e per questo ancora più veri. Nelle foto di Virgin&Martyr emerge chiaramente che ciascuno di noi ha un corpo da abitare, da vivere, da liberare dal pudore. Da far vedere se vuole, da nascondere se preferisce, ma è il suo corpo e merita comunque attenzione. Senza esibizionismi. Correlate a questa liberazione fisica, le didascalie come spiegazioni scardinano le porte mentali di tantissimi tabù sessuali che ancora ci si porta dietro. Affrontarli, leggerli, rifletterci su e superarli è educazione sessuale 2.0.

E la censura di Instagram, come la si affronta? Virgin&Marty non è scampata dalle maglie strette delle segnalazioni. “Gli utenti della piattaforma possono segnalare tutti i contenuti che considerano inappropriati, riuscendo in alcuni casi anche a farli rimuovere, come ci capitò personalmente con foto in cui si intravedevano peli pubici, capezzoli o sangue mestruale” ci hanno raccontato Greta e Greta, rievocando anche la loro campagna social per reagire al ban di una foto. “Abbiamo lanciato l’iniziativa #censuramiquesto, in cui abbiamo invitato la gente a condividere nelle stories delle immagini in cui venissero reinventate la censura dei nostri corpi e l’informazione libera, taggando noi e l’hashtag. Questo ha generato un grande movimento che ci ha permesso sia di essere raggiunti da moltissime nuove persone che altrimenti non ci avrebbero trovato, sia di riaprire la discussione riguardo la liberazione dei corpi e della sessualità consapevole, portando nuove voci, approcci e prospettive”.