In un momento storico in cui integrazione e inclusione sono concetti sempre più amati/abbracciati/manifestati, almeno per quanto riguarda il mondo della moda e della bellezza, parlare di come aumentare l’autostima è un passaggio obbligato. Da anni ormai il circolo vizioso per il quale esistono standard di bellezza imposti dalla società e dai social si è spezzato. Non ci si stupisce più se in passerella sfilano modelle che portano con orgoglio una 44, o affette da sindrome di Down o che sorridono mostrando vistosi diastemi, o con corpi macchiati dalla vitiligine o con protesi hi-tech o se vengono lanciate bellissime collezioni pensate per donne in sedia a rotelle. Rihanna ha voluto dare alla luce ben 50 tonalità della sua Pro Filt’r Soft Matte Longwear Foundation per permettere a 50 diversi skin tone di potere essere sublimati con un colore di fondotinta appropriato. L’estetica sta imboccando infinite strade, tutte meravigliose perché uniche grazie alle loro (im)perfette particolarità.
“L’autostima non è uno stato o una qualità che si acquisisce una volta per tutte, ma è un processo, opposto a quello del narcisismo, le cui radici arrivano da molto lontano, dalle prime relazioni infantili”, spiega Andrea Bocchiola, psicoanalista della Società Psicoanalitica Italia, durante la presentazione del Progetto Autostima di Dove. “Se l’autostima è quello che l’individuo pensa di sé, il narcisismo invece non riguarda il pensiero, ma la fantasia. Il narcisista, infatti, che non ha una grande autostima, ha bisogno che gli altri confermino l’immagine che lui vuole avere di sé. Quando non ha questa risposta si sente smarrito e frustrato. Quando l’autostima manca scatta un meccanismo di odio verso se stesso che può essere, per esempio, il motivo per cui non accede alle cure mediche. Ma odia anche gli altri perché sono costantemente minacciosi: basta che si distraggano e non confermino l’immagine che offre loro e subito sente una ferita intollerabile.
I narcisisti poi non si espongono pubblicamente perché farlo implicherebbe un rischio inaccettabile e questo li porta a vivere una condizione di profonda solitudine interiore, troppo occupati a gestire la loro “smorfia”. La persona capace di un pensiero su di sé, al contrario, è in grado di alimentare la stima di sé in modo realistico rispetto al mondo proprio perché è in grado di vedersi, di sentirsi e di tollerare le macchie e le lacune che ciascuno di noi possiede. In questo caso i messaggi dei media che propongono realtà ideali sono irrilevanti. Al contrario se manca l’autostima la pubblicità andrà a toccare i nervi scoperti di bambine, ragazze e donne che non si sentiranno mai all’altezza. Infatti non si diventa anoressiche perché si vuole fare la modella, ovvero perché si vuole diventare magre abbastanza per corrispondere all’ideale di bellezza che la moda ci propone, ma per mancanza di autostima e odio di sé”, conclude Bocchiola.
“Nella filosofia odierna che dà un’importanza del 60/70% al fatto estetico e sopprime in un certo senso quello interno e morale le ragazze italiane si trovano di sghimbescio, un po’ zoppicanti perché il confronto è difficilissimo", prosegue Roberto Vecchioni, membro onorario di Fondo Scuola Italia. "Nella propria incertezza e timidezza si trovano sempre meno belle dovendo fare ogni giorni i conti con una bellezza classica, stabilita che è quella che ti propongono i media. È tanto bombardante il fatto di dovere essere in quel determinato modo che una ragazza ha paura di essere sempre meno di quello che potrebbe essere. Invece si può benissimo essere meno di quello che sono i modelli. Perché non esiste un modello di bellezza assoluta e unica da seguire. La realizzazione di sé deriva dalla condizione di sé. Se ti conosci bene sai quanti (altri) valori hai e devi dare loro forza. La scuola sta tentando di costruire questi fondamenti nei ragazzi. Così i valori etici diventeranno estetici, perché l’estetica è l’etica che vedi fuori, il bello di te è quello che si vede fuori.
Al giorno d’oggi sembra che siano importanti solo la politica e la socialità. L’estetica, intesa come mantenere il proprio fuori come in proprio dentro, è un lavoro pazzesco e importantissimo. Farli camminare di pari passo è un lavoro difficile. La bellezza non è quella di un’attrice o di una ragazza di una pubblicità ma è quella delle movenze, della personalità, del comportamento, di alcuni tratti caratteristici personali. La bellezza di una ragazza si misura con la certezza di avere caratteristiche che altre ragazze non hanno, di essere unica. Così come è l’amore. Ci si innamora di una persona per le sue particolarità. Si è belli a 20 anni, ma lo si è ancora di più a 60 o 70 se sei perfetto per la tua età. La bellezza con il tempo passa, le particolarità restano. A mio avviso sei bello/a quando spandi amore, quando ogni poro della tua pelle dice: “Io sono uno/a che ama sia fisicamente sia spiritualmente. Non sono una statua”. La bellezza è un fatto mentale e spirituale”, conclude Vecchioni alla presentazione del Progetto Autostima di Dove durante il quale sono stati comunicati alcuni importanti dati.
Secondo la ricerca Beauty Confidence e Autostima, promossa da Dove e realizzata in collaborazione con Edelman Intelligence in 17 Paesi europei ed extraeuropei, il 75% delle donne e ragazze italiane dichiara di avere una media o bassa autostima, facendo posizionare l’Italia penultima nella classifica dei Paesi coinvolti prima del Giappone. Otto donne su dieci evitano di partecipare a eventi pubblici per paura di non apparire perfette e l’80% delle donne e delle ragazze che hanno una bassa considerazione del proprio corpo non effettua i controlli clinici di routine, mettendo a rischio la propria salute.
In Italia il 49% delle ragazze sostiene di avvertire la pressione di dovere essere sempre bella e più della metà delle donne e delle ragazze pensa addirittura di non potere mai sbagliare o dimostrare debolezza; due donne su tre, inoltre, sentono il peso e la pressione di dovere raggiungere tutti i propri obiettivi. Nonostante sette ragazze e otto donne su dieci siano consapevoli delle alterazioni delle immagini spesso presenti sui media, il confronto con questi modelli genera una forte pressione sul proprio modo di essere che incide sull’insoddisfazione generale della propria vita. Un declino importante del livello di soddisfazione e felicità si registra con l’ingresso nell'adolescenza ovvero dai 14 ai 17 anni.
La prospettiva cambia radicalmente quando la persona ha un alto livello di autostima, convivendo bene con il proprio corpo e amando la propria unicità. Quando, infatti, una donna ha una percezione positiva di sé e della propria immagine, nell’83% dei casi si sente positiva nei confronti della vita, contro il 63% delle donne con bassa autostima, e nel 78% si apprezza di più, contro il 63% delle donne che hanno una bassa stima di sé.
Per combattere questa insicurezza che genera ansia e trasformarla in sano amore verso se stesse il marchio di prodotti per l'igiene personale di proprietà della Unilever si è prefissato una mission: aiutare le donne e le ragazze a scegliere di vivere a pieno la propria vita sviluppando una relazione positiva con il proprio aspetto fisico, accrescendo così la propria autostima e valorizzando a pieno il proprio potenziale. Fondato nel 2004 Dove Progetto Autostima aiuta le nuove generazioni di donne, in particolare le ragazze dagli otto ai 17 anni, a sentirsi felici e sicure del proprio aspetto fisico. Dal suo lancio internazionale, il progetto è riuscito a raggiungere oltre 35 milioni di giovani in 140 Paesi del mondo, è stato presentato all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite e in alcuni Paesi, come Stati Uniti, Canada e Francia è stato inserito all’interno dei programmi scolastici ministeriali.
In Italia Dove progetto Autostima prevede un programma formativo integrato, con workshop e materiale educativo sviluppato da Dove insieme a esperti del Center for Appearance Research dell’Università di Bristol in collaborazione con l’associazione Fondo Scuola Italia e dei suoi formatori con materiali a supporto sia delle scuole sia delle famiglie disponibile su dove.com e con il supporto di due ambasciatrici sensibili al tema quali l’attrice e presentatrice Katia Follesa e la creator CamiHawke.