Mimmo andava alla mia stessa scuola elementare e la sua casa affacciava sul mio stesso cortile. Trascorreva i pomeriggi a rincorrere il pallone e anch’io preferivo giocare a calcio invece di stare, letteralmente, a pettinare le bambole. Ma quando sbagliavo una parata, mentre gli altri mi urlavano contro, Mimmo diceva ma dai, può succedere a tutti. D’estate, finita la partita, ci rifugiavamo in gelateria, da soli, d’inverno in pizzeria: e tutti e due ci siamo ritrovati adolescenti con qualche chilo di troppo. A me sembrava comunque bellissimo, io gli sembravo bellissima. Solo a vent’anni ci siamo dichiarati: ma tanto a modo nostro una coppia lo eravamo già. Siamo subito andati a vivere insieme, abbiamo messo su una squadra di calcetto femminile con Mimmo come allenatore, che anni quegli anni... Tutto sembrava possibile. E la data del matrimonio ci è venuta incontro da sola, era naturale che ci sposassimo, se non noi chi, se non ora quando? Il 26 maggio del 2019.

Mimmo si è indebitato per organizzare un viaggio alle Maldive, le ragazze della nostra squadra fibrillavano, sarebbero state le nostre undici damigelle, quel vestito bianco mi faceva sembrare una meringa, ma: sei bellissima, mi ripeteva la sua voce nella mia testa, quando mi guardavo allo specchio. Finché una mattina, mentre sistemavo gli scaffali del supermercato dove lavoro, qualcosa mi punge. Era uno sguardo: una nuova collega, Giò, mi fissava come Mimmo non aveva mai fatto. Ho avuto paura, mi sono detta ma no, ma dai. E un sabato sera, alla fine del turno, lei mi ha invitato a bere una birra. In quel pub pieno di gente, di colpo non capivo più niente, poi invece quando ci siamo ritrovate in macchina e ha cominciato ad accarezzarmi i capelli, neri e corti proprio come i suoi, e ho cominciato ad accarezzarle le spalle, grosse e salde come le mie, ho capito tutto. Sono tornata a casa all’alba, ho aspettato che Mimmo si svegliasse e gli ho detto: non ce la faccio ad andare avanti. Quello che ho scoperto di riuscire a provare è stato più forte del biasimo dei miei genitori e delle amiche, ma non del male che fare male a Mimmo mi ha fatto. Giò è gelosa del mio passato, non ha voluto che tornassi nella squadra di calcetto che per colpa mia si è sciolta.

È passato un mese, un altro mese, e abbiamo scavalcato la fatidica data del matrimonio. Ora Giò e io viviamo insieme. Sono felice, ma ho paura di perderla da un momento all’altro, non riesco a fidarmi di lei fino in fondo, è talmente volubile, impaurita...Proprio come me. Intanto, proprio ieri, Mimmo è venuto a montarci i mobili dell’Ikea, perché lui è diverso dagli altri, è diverso da tutti. Ha trasformato la rabbia in dolore e il dolore si è sciolto in una comprensione profonda. Giò lo guarda con sospetto, ha provato a chiedermi di rinunciare anche a lui: chiedimi tutto, ma questo no, questo mai, le ho risposto.

Le amiche di un tempo vanno dicendo in giro che lei mi lascerà: un giorno di questi tornerò a casa e non la troverò e rimarrò sola a tu per tu con le stanze vuote dei miei errori. Che ci sarà solo Mimmo ad aspettarmi e che, alla fine di tutta questa storia, torneremo insieme, perché è giusto così.
Ma io non lo so che cosa è giusto.
Fra l’altro, se lo sapessi, non saprei comunque se in amore è giusto affidarsi a quello che è giusto.
So che Giò è molto probabilmente sbagliata, ma fa sentire giusta me.
E so, soprattutto so, che Mimmo è molto più che giusto, per me: è Mimmo.

La vostra vita diventa un racconto. Scritto da Chiara Gamberale, mandatele la vostra storia: mcsentimentalisti@hearst.it