Anno 1944, mentre l’Europa stava portando a termine la guerra, negli Stati Uniti il regista George Cukor girava Angoscia, con Ingrid Bergman, Charles Boyer e Angela Lansbury. Il film racconta il tentativo di un marito di far credere alla moglie di essere pazza, per motivi che non spoileriamo perché ancora oggi vale la pena vederlo. Il titolo originale del film, però, era Gaslight (lo stesso del meno famoso film del 1940, di cui è il remake), e al tempo nessuno pensava che sarebbe diventato il simbolo, e la radice della parola gaslighting. Un termine che si sente ripetere molto, da quando la violenza sulle donne è diventata un triste trending topic. Ma cos’è il gaslighting, esattamente? Così come accadeva nel film, si tratta di una sottile forma di manipolazione mentale entrata a tutti gli effetti nel mondo della psicologia. Cerchiamo di capirne di più.


Gaslighting, significato. Il gaslighting, definito dal punto di vista medico, è un modello di abuso emotivo in cui la vittima viene manipolata per dubitare della propria percezione, giudizio o memoria. Se viene praticato da qualcuno di cui ci si fida, la vittima si sente facilmente ansiosa, confusa o addirittura depressa. Questo termine, che in realtà non ha alcuna traduzione in italiano. Nel film, ad esempio, Charles Boyer nel ruolo di Gregory nasconde oggetti preziosi facendo credere a Ingrid Bergman/ Paula di essere stata lei a rubarli, ma che non se ricordi perché malata. Inoltre, lui attenua la luce a gas (non c'era ancora elettricità) e fa credere a lei che il fuoco brilli ancora alla stessa intensità di prima, da cui il titolo. La protagonista crede di stare impazzendo, non vuole uscire di casa, è ansiosa e piange continuamente. La strategia di destabilizzare una personaè quindi la caratteristica principale del gaslighting.


Il film del 1944 è sicuramente un caso estremo, perché la finzione racconta in genere l’eccezionale, più dell’ordinario. Ma questa tecnica di manipolazione viene applicata in modo molto più subdolo e domestico da persone di pochi scrupoli, consciamente o inconsciamente all’interno delle relazioni sentimentali. Ad esempio, la vittima dice: "Quando hai detto quella cosa mi hai fatto del male". Il carnefice risponde: "Non l'ho mai detto, te lo stai immaginando". Nell’altro, che nutre comunque dei sentimenti e si vuole fidare, si pianta il seme del dubbio. Purtroppo, questa tecnica è praticata più spesso da uomini nei confronti delle donne ed è riconosciuto tra le forme di violenza di genere. Si dice che il gaslighting si tramandi anche di padre in figlio. Un padre che tradisce la moglie, quando rischia di essere scoperto a volte si difende davanti ai figli dicendo cose che tendono a far passare le accuse della moglie come vaneggiamenti di una squilibrata. Normale che poi un bambino, da grande, applichi lo stesso metodo. Molte donne, nella vita o sui social network, hanno avuto modo di sperimentare qualcosa di simile durante le discussioni dal vivo e nei flame, da parte di sconosciuti. Quando l’argomentazione della donna è più forte di quella dell'uomo, può capitare che questo cominci a controbattere con “sei esagerata”, “non stai bene”, “deliri”, "non hai capito niente di quello che ho scritto", per instillare il dubbio di aver sragionato. Questa tattica ha maggiore presa sulle donne per motivi culturali. Mentre i maschi, sin da piccoli, vengono educati alla forza e sicurezza in sé, alle donne viene insegnato letteralmente che difendersi con troppa energia e convinzione sia poco femminile. Per cui il gaslighting è basato anche sulla minore sicurezza in se stesse e in quello che si dice.


Danno da gaslighting. Questo tipo di manipolazione è molto sottile ma pericolosa perché agisce come una goccia cinese. Nel film, l’uomo che la mette in atto ha un doppio fine particolare. Più comunemente, nella vita di tutti i giorni serve anche solo a neutralizzare la donna e a renderla incapace di tradire, fuggire, andarsene. A volte lo si pratica per gelosia insinuando che la partner sia bruttina, poco attraente, cambiata, non più bella come i primi tempi. La donna, piano piano si convince di essere indesiderabile e che il carnefice con cui vive s l’unica persona al mondo che può tollerare la sua sgradevole presenza. A volte lui dice chiaramente: “se te ne andassi rimarresti sola per sempre, nessuno ti amerà mai come me”. Con un buon gaslighting si può ridurre la partner (in alcuni casi anche il partner, anche se statisticamente meno frequente) in una condizione psicologica di asservimento totale. Tutto questo porta a continuare - masochisticamente - relazioni malate, a farci credere che ci sia davvero qualcosa di sbagliato in noi, a essere insicure/i e a dipendere dall'opinione degli altri. Un partner che pratica il gaslighting può anche allontanarci dai nostri cari per paura che ci aprano gli occhi sul suo comportamento tossico.

Gaslighting, come riconoscerlo. Ognuna, adesso, si starà chiedendo se il suo partner pratica su di lei il gaslighting. Ci sono dei segni per capire se siamo vittime di una persecuzione psicologica come il gaslighting e li ha formulati lo psicologo Robin Stern, autore del libro L'effetto gaslighting. Proviamo a spuntare quale di queste situazioni ci riguardano.

# 1 Metti costantemente in discussione le tue idee o azioni.

# 2 Ti chiedi più volte al giorno se sei troppo sensibile.

# 3 Ti scusi sempre con i tuoi genitori, la coppia, il capo.

#4 Ti chiedi perché non sei felice se apparentemente ci sono così tante cose buone nella tua vita.

# 5 Porgi costantemente scuse alla tua famiglia o ai tuoi amici per il comportamento del tuo partner, giustificandolo.

# 6 Ti trovi a nascondere informazioni su quello che vivi, in modo da non dover spiegare o dare scuse a coppie o amici.

# 7 Inizi a mentire con amici e parenti per impedire loro di cambiare la tua realtà.

# 8 Hai difficoltà a prendere decisioni, anche semplici.

# 9 Pensi di non poter fare nulla di giusto.

# 10 Ti chiedi spesso se ti stai comportando bene come figlia/amica/fidanzata.

Gaslighting, come difendersi? A questo punto, prendiamo nota di cinque consigli utili.

# 1 Fidati del tuo intuito, sempre. Se ritieni in cuor tuo che qualcosa non sia giusto, prestaci attenzione ed esamina cosa non quadra. La nostra esperienza conta più del resto.

# 2 Non chiedere mai l'approvazione degli altri quando non necessaria, soprattutto del partner. Sei perfettamente libera di terminare una conversazione.

# 3 Rispetta la sovranità sui tuoi pensieri: ricorda che le emozioni non sono né buone né cattive, e nessuno può dirti se ciò che senti è vero o no. Non lasciare che un uomo ti spieghi cosa ti deve offendere e cosa no (“fattela una risata”), o cosa è meglio per te. Solo tu sai cosa è meglio per te.

# 4 Sii consapevole dei tuoi valori. In qualche modo, i valori agiscono come la spina dorsale del nostro comportamento. Qualunque cosa accada, ciò che gli altri dicono o fanno non dovrebbero costringerti ad andare contro i tuoi valori.

# 5 Mantieni i tuoi limiti personali. Se qualcuno non li rispetta, se eccede n confidenza non concessa, faglielo sapere. Ad esempio, se ti urlano contro o ti abusano verbalmente, puoi dire "Non mi sento a mio agio con quello che hai detto, sembra irrispettoso e non lo posso permettere".

Indizio bonus: se il vostro partner leggerà questo articolo e dirà che racconta un sacco di stupidaggini, sarà la prova del nove.