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C'è un film del 1948 che si intitola Il terrore corre sul filo e, in soldoni, pone al centro di una spirale di angoscia e panico, un telefono. Una pellicola profetica come poche, cari tutti, perché traslando il tutto in questo secondo decennio del secondo millennio, possiamo dire con assoluta certezza che il terrore corre sulle chat di whatsapp. E lo fa con vigorosa potenza proprio nel mezzo di questa emergenza coronavirus, come se non bastassero i dati oggettivi, le nostre umane e legittime paure ed il talvolta esacerbato sensazionalismo dei media, ad annichilirci. Ci sarete arrivate da sole che l'ostacolo più complesso, il luogo più oscuro in cui provare a muoversi ed orientarsi, è la chat delle mamme (allargatasi con moderazione anche a qualche papà), quella che sì, nessun* riesce ad abbandonare, ma di cui ci si lamenta ogni giorno, più volte al giorno. Nulla migliora, tutta va alla deriva in tempi di emergenza sanitaria. Nessuno di noi era pronto a trovarsi nel mezzo di una pandemia e un certo terror panico, intendiamoci, è giustificato, ma il gioco perverso di queste chat, composte magari da persone che si conoscono poco (fattore per il quale si fatica a rispondere con, diciamo, "fermezza") è di mettercela davvero tutta per alimentare e nutrire la paura. E i mezzi sono tantissimi, ma uno, in questi giorni, va per la maggiore: il messaggio vocale condiviso e ri-condiviso in una catena che non ha potenzialmente fine.

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Fonte? Sconosciuta. Soggetto che parla? "Una mamma di un'altra chat di mamme che me lo ha girato". Attendibilità? "Non è un fake!!!" Scopo? Impanicare senza pietà. Questo mostruoso veicolo di informazioni traducibili in "è l'apocalisse, moriremo tutti", ottiene in una buona percentuale dei casi il risultato sperato, con tanto di isteria collettiva, contro la quale è operazione delicatissima provare ad insinuare un briciolo di lucidità, non dico di buon senso. Il tentativo (parentesi "provato per voi") di contenere le reazioni scomposte, con informazioni reperite da fonti attendibili (come le testate sobrie e agganciate ai dati, interventi di virologi e divulgatori scientifici e di primari di ospedali in prima linea nel fronteggiare il virus) cade quasi sempre nel silenzio più totale, fatto salvo per qualche timido "grazie" schiacciato da caps lock, puntini di sospensione e punti interrogativi.

In parallelo ai messaggi vocali (che il regista horror Jordan Peele dovrebbe a mio avviso utilizzare per la sua prossima opera, così da conferirgli una qualche utilità) che sono a un passo dal predire l'arrivo delle cavallette, ci sono le ben più serie esternazioni di comportamenti che violano in toto le normative atte a contenere il virus. Ecco, proprio "contenimento" è la parola chiave, in questa fase sensibilissima, e si traduce in: non spostatevi, state fermi dove siete, tanto più se vivete in una zona arancione o gialla, che si sa che quella rossa è pattugliata e da lì non si esce. E che cosa fanno, invece, alcune (poche, ma comunque troppe) mamme preoccupatissime di non ammalarsi e non far ammalare i pargoli? Se ne vanno ovunque a zonzo lungo lo stivale, ignorando completamente il fatto che potrebbero essere loro veicolo del virus. "Ah, ma tanto noi facciamo una settimana bianca/un weekend al mare/tre giorni nel Chianti", e vaglielo a spiegare che anche senza sintomi potrebbero in questo modo propagare il virus pure dove ancora non è esploso: la prospettiva con cui si guarda a questa cosa, specie se si è, spiace dirlo, genitori è quella del "se scappo non mi ammalo". Purtroppo è una visione miope, che può fare danni, ma non solo agli altri, di cui ci frega sempre troppo poco, ma alla collettività, alla sanità, già allo stremo delle forze e delle risorse per curare tutti quelli che si sono ammalati e che necessitano della terapia intensiva. Ma che cosa puoi dire, senza essere linciata, a chi si vanta di aver già fatto le valige? Che è una scellerata? Che non ha senso civico? E come ce li passi, poi, altri cinque anni, in quella chat? Credetemi: è più dura di quanto possa sembrare, e premere "silenzia"+"archivia" non serve a granché, perché il tuo dannato cellulare ti informerà lo stesso sugli aggiornamenti, che di solito partono con un "ragazze, allora". Tenersi occupate, quello sì, può essere un buon metodo per far scemare quella pazza voglia di controbattere alle fesserie, così come mettere a fuoco la persona con più spiccato equilibrio e mettersi a chattare in privato con lei.

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