A loro avevano detto che sarebbero stati i mesi più felici e strani, che avrebbero sentito una forza sovrannaturale e che alla fine quella pancia ingombrante sarebbe mancata. A qualcuna avevano consigliato di godersela, di uscire e divertirsi, ad altre il contrario, di rilassarsi il più possibile. Poi è arrivato il lockdown, e per le donne in dolce attesa i suggerimenti sono stati sostituiti dal silenzio della casa e dalla lentezza del tempo. Della gravidanza durante il Covid non si è parlato molto, ma tra queste future e neo mamme c'è chi si è ritrovata un baby shower a sorpresa, organizzato dalle amiche in strada, chi ha chiesto al marito di accendere un sigaro speciale, chi ha avuto un "segnale" dai delfini, chi ha provato l'emozione di stendere la prima tutina e chi ha scelto il nome grazie a un'ape. Ricordi che saranno comunque indimenticabili. Sedici donne che stanno diventando mamme in questo periodo hanno condiviso con noi i momenti felici che sono riuscite a ritagliarsi durante la pandemia Covid.

Il baby shower, on the road. «Il nono mese sarei dovuta tornare a casa dai miei a Orzinuovi, in provincia di Brescia, ma il Covid mi ha trattenuta a Milano. Le mie amiche d'infanzia hanno fatto una chat parallela per non crearmi ulteriori ansie sulle informazioni dei focolai in zona, ma anche per organizzare un percorso a tema dedicato alla mia piccolina in arrivo. Qualcosa che potesse sostituire tutti gli aperitivi e le cene che pensavo di organizzare con loro l'ultimo mese di gravidanza... Tre settimane fa sono tornata nel mio paese di origine per recuperare dei documenti. E ognuna, con la complicità del mio fidanzato che guidava la macchina, mi ha fatto trovare un regalo speciale: c'erano pacchi davanti alle loro porte, lasciati nei vasi di fiori, in una cesta calata dal balcone e palloncini colorati alle finestre. Una decina di fermate che hanno reso quel giorno tra i più felici della mia vita». Alice Piemonti, 38 anni. Cecilia è nata il 20 aprile.

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Courtesy Alice Piemonti
Alice Piemonti è diventata mamma di Cecilia il 20 aprile.

La mail tanto attesa. «Sono rimasta "bloccata" in montagna, con la mia famiglia e quella del mio compagno. Il giorno prima di Pasqua è arrivato il documento del laboratorio di analisi che, oltre a informarmi sullo stato di salute del nascituro, mi avrebbe rivelato anche il sesso. Prima di aprirla ci siamo riuniti tutti. La convivenza a volte ci aveva messo alla prova, ma quel giorno eravamo tutti in fibrillazione. Così abbiamo fatto un gioco per indovinare se fosse stato maschio o femmina. Ognuno ha condiviso il pensiero positivo in merito all'uno o all'altro sesso. Ci siamo divertiti e commossi. Alla fine abbiamo scoperto che aspetto un maschio e ne siamo felicissimi: abbiamo già Isabella, di sedici mesi, e ora con il piccolo inizia una nuova avventura». Francesca Politi, 37 anni, data presunta del parto 12 ottobre.

Il mio cane meticcio, Chica. «Sono tra le fortunate che ha potuto passeggiare durante il lockdown grazie al cane. Chica mi ha permesso di distrarmi e di rilassarmi. Ma quei momenti non mi sono serviti per pensare all'arrivo della mia piccola Bianca, piuttosto per dissociarmi da lei: riuscivo a volare lontanissimo con la mente. In un periodo di grande fragilità, usavo quel tempo per alleggerire i pensieri, preziosi minuti detox, per poter "tornare" dalla mia piccola che cresce dentro di me, serena, in grado di trasmetterle energia positiva». Lucia Mariuzzo, 43 anni, data presunta del parto 2 luglio.

Il tempo con lui. «Essendo incinta il lockdown per me è iniziato ancora prima, dal 24 di febbraio. All'inizio ero spaventata, poi ho capito che invece sarebbe stata un'occasione unica per me e il mio compagno: in un periodo normale non avremmo mai avuto l'occasione di "viverci" così intensamente. Ultimamente a causa del lavoro riuscivamo a ritagliarci pochi momenti serali. E invece in questi due mesi ho potuto vivere appieno ogni giorno con lui, organizzando colazioni, pranzi e cene in terrazzo. Proprio nel periodo in cui il sole è tiepido e sbocciano i fiori. Ci siamo uniti ancora di più». Debora Liuzzi, 35 anni, data presunta del parto 22 maggio.

Una piccola ombra. «Ho sentito parlare troppo poco di donne in gravidanza durante questa fase. Le prime settimane sono state le più difficili. Poi una mattina mentre facevo colazione ho visto delle piccole ombre muoversi fuori dalla finestra, attraverso la tenda. Sono uscita sul ballatoio, la luce del sole mi ha fatto chiudere gli occhi e ho sentito quel ronzio: ho visto delle api sui fiori che aspettavo sbocciassero da tanto... Avevo perso la speranza che quest'anno riuscissero a punteggiare di giallo i miei vasi. Sono rimasta un po' lì a guardarle, loro che rischiano l'estinzione, noi a casa, i fiori che alla fine ce l'hanno fatta a sbocciare. Mi sono resa conto di quanto fosse speciale quel momento: la vita che nasce, la natura che risponde. E così ho deciso di chiamare mia figlia Margherita. Come un fiore. E non vedo l'ora di condividere anche con lei quel momento felice». Jane Servini, 33 anni, data presunta del parto 6 agosto.

La candelina gialla. «Io vivo a Brescia, una delle zone più colpite dalla pandemia. Per settimane ho sentito dalle finestre le sirene delle ambulanze, in continuazione. Il 27 marzo, in piena quarantena, è arrivato il mio compleanno: quel giorno mi sono reinventata un modo diverso per festeggiare. Non mi sono lasciata influenzare dalla reclusione, ma anzi ho colto l’occasione per cercare di rendere quel giorno ancora più speciale. Mi sono svegliata presto e ho iniziato la giornata cucinandomi una torta di pan di spagna a 3 strati, crema pasticcera e fragole: tanto alta che neanche al ristorante ne avrei ordinata una simile. Mi sono accorta di non avere delle candeline nuove, ma per fortuna sono riuscita a scovarne una gialla in fondo a un cassetto, già utilizzata in chissà quale occasione. Per rendere la tavola speciale ho riciclato delle candele bianche, che avevo già acceso a Natale, e le ho abbellite con foglie di alloro fresco legate con uno spago di lino grezzo. A tavola insieme a mio marito c'erano anche i miei genitori, mio fratello e mia nonna. In videochiamata ovviamente. È stato diverso, ma unico e anche estremamente piacevole. Era un po' come pranzare tutti insieme a casa. E quest'anno c'era un ulteriore motivo per festeggiare: si brindava alla vita, la nuova vita che in poco più di un mese avrebbe visto la luce. Ho trovato meraviglioso un passaggio del libro della dottoressa Silvia Vegetti Finzi, docente di Psicologia Dinamica all’Università di Pavia, sulle scoperte scientifiche che in questi ultimi decenni hanno contribuito a spiegare la vita fetale con una nuova certezza: "si sa che i nove mesi di gestazione fanno parte integrante della nostra vita. Lo avevano intuito da sempre i cinesi, che per antica tradizione calcolano i compleanni a partire dal concepimento e non dalla nascita". Così, mentre spegnevo la candelina gialla riciclata sopra la torta alle fragole, mentre mio marito e i miei cari mi intonavano "tanti auguri", potevo avvertire la presenza del mio bambino, i suoi movimenti, i suoi calcetti e, a volte, anche il suo singhiozzo. Un compleanno sicuramente diverso, ma con una gioia nel cuore, sincera e semplice». Camilla Caffi, Edoardo è nato il 24 aprile.

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Courtesy Camilla Caffi
Camilla Caffi è diventata mamma di Edoardo il 24 aprile.

Il suono del citofono. «Come stylist moda mi sarei immaginata a vedere, toccare, girare e rigirare i primi completini per lei. E invece mi sono dovuta impegnare ad azzeccare taglia e colori sul web. Non avrei mai creduto a quanta felicità potesse regalarmi l'arrivo del pony che mi consegnava quello che avevo scelto. E non avrei mai avuto il tempo per creare gli abbinamenti dei giorni in ospedale: le prime foto sono davvero importanti per noi mamme, sono i primi ricordi. E sono stata felice di avere avuto il tempo per creare - disfare - ricreare i look per la mia piccola». Sara, 29 anni, data presunta del parto 18 luglio.

Un bucato diverso. «Avevo comprato un detersivo super delicato e naturale, formulato proprio per lavare il corredino nascita. Ho tirato fuori dalla lavatrice quel bucato particolare, tutto dedicato al mio piccolino in arrivo. E ho sentito un profumo nuovo, diverso da tutti gli altri: se dovessi descriverlo direi che è il profumo che potrebbe avere una nuvola. Ho steso i micro completini al sole, poi mi sono fermata guardarli. Lì stesi, tutti color pastello, tutti minuscoli. E a quel punto ho realizzato, nella testa, nel cuore e nello stomaco. Ho sentito davvero che stava arrivando. Manca poco. Sarò mamma». Giulia, 36 anni, data presunta del parto 29 maggio.

Un sigaro, di artemisia. «Fino a qualche settimana fa Diego era podalico. Desideravo con tutta me stessa un parto naturale, forse anche perché sono un'appassionata di danza del ventre. Ho chiamato un agopunturista di fiducia per qualche consiglio e, non potendo ovviamente venire a casa mia, mi ha suggerito la Moxa che si ispira proprio alla medicina tradizionale orientale. Una tecnica che aiuta il bimbo a girarsi naturalmente in posizione cefalica. "Ci penso io", mi ha detto risoluto Gabriele, il mio compagno. Sapeva quanto ci tenessi. In erboristeria ha comprato il kit. E dopo aver letto le istruzioni ha accesso questa specie di sigaro di artemisia. Ha fatto tantissimo fumo. E poi abbiamo iniziato ogni sera, io sdraiata sul divano e lui che per dieci minuti avvicinava e allontanava queste erbe al mignolino del piede. Prima il destro e poi sinistro. Il calore stimola alcune terminazioni nervose che danno input al bimbo che è invogliato a muoversi. Abbiamo riso un sacco e mi ha fatto tenerezza vedere il mio compagno impegnarsi così. Alla fine Diego ha fatto un bel regalo al papà, girandosi proprio nel giorno del compleanno di Gabriele». Silvia Celano, 37 anni. Diego è nato il 26 aprile.

La sorellina in arrivo. «Vedere l'emozione che cresce ogni giorno del mio primo bimbo Nicolò. Quando arriva il secondo figlio sei un pochino meno partecipe diciamo, invece Nicolò è la terza persona della famiglia che ci pensa sempre all'arrivo della sorellina. Ha cinque anni e in casa da solo con noi si sta annoiando. La mia pancia è diventata un vero orizzonte per lui, una data precisa in cui qualcosa cambierà davvero. Spesso le si avvicina, la accarezza, canta alcune canzoncine, le parla. "Quando arriverà Greta non sarò più solo" mi dice. E tu, per forza, ti sciogli». Michaela, 38 anni, data presunta del parto 24 giugno.

Una finestra a sorpresa. «Mi sono ritrovata a Nizza, dove ero andata a trascorrere il weekend. Alla chiusura della Lombardia abbiamo deciso di restare in Francia, e alla fine Amalia è nata qui, in Costa Azzurra. Solo che in ospedale sono stata sola praticamente durante tutto il travaglio. Certo, potevo chiamare qualcuno se avessi avuto bisogno, ma non è stato facile passare tutto quel tempo completamente isolata nella sala parto. Al momento della nascita è potuto finalmente entrare mio marito. Quando è nata Amalia l'ostetrica e il dottore ci hanno lasciato soli. Solo a quel punto mi sono accorta che la finestra davanti a me si affacciava sul mare. Sapevo che non avrei rivisto il mio compagno per i successivi tre giorni (a causa del Covid, una volta lasciato l'ospedale non sarebbe potuto rientrare, ndr) quindi mi sono rilassata per vivere con tutta me stessa quel momento. Sono stata rapita dai raggi del sole, dall'acqua azzurra e dagli sguardi tra noi tre. Due ore che resteranno per sempre tra i ricordi più belli». Ania Kisiel, 35 anni. Amalia è nata il 13 aprile.

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Courtesy Ania Kisiel
Ania Kisiel è diventata mamma di Amalia il 13 aprile.

La sensibilità femminile. «Dovevo aprire quello che era l'ennesimo pacco arrivato dall'ufficio. E invece nella scatola ho trovato un intero set per la valigia da ospedale. Una mia collega di lavoro sapeva che non avevo fatto in tempo a comprare nulla e mi ha regalato ogni cosa per i primi giorni. Sia per la piccola che per me. Oppure mi viene in mente la vigilante che, notandomi in coda per la fare la spesa, mi ha quasi ammonita: "Tu, tu non devi fare la fila!", e quando le sono passata accanto me lo ha ribadito "Ricordati, hai la precedenza, su tutti!". Un'amica invece, sapendo quanto mi piacciono le feste, mi ha mandato una torta con la scritta "Chiara" il nome della mia piccola in arrivo. Gesti tra donne davvero speciali». Silvia Sorgenti, 41 anni, data presunta del parto 20 giugno.

I piccoli movimenti. «Mi sono potuta concentrare sui più impercettibili cambiamenti della mia pancia. Un contatto speciale che ho potuto coltivare ogni giorno chiusa in casa e che al contrario non avrei notato. Ho creato un legame, una comunicazione fisica più semplice. A casa ho sentito il primo movimento, difficilmente lo avrei notato in una giornata qualunque. Sempre di corsa e distratta da mille impegni. Ora mi diverto a immaginare le capriole di Tommaso. Ci parlo, massaggio con calma la pancia. La osservo e scatto anche delle foto. Mi dedico a queste piccolezze per conservare più ricordi possibili». Giuliana Cela, 28 anni, data presunta del parto 23 agosto.

La scelta del nome. «Non mi rendo ancora conto di aspettare il mio secondo bimbo. Non ho preso nulla ancora e non ho idea di come lo chiameremo. Questo tempo però mi è servito per spiegare a Camilla, di due anni e mezzo, cosa succederà. All'inizio rifiutava l'arrivo del fratellino. Poi piano piano ci siamo concentrati su di lei e su questa intensa dimensione a tre. Abbiamo avuto molte più occasioni di parlare con lei, leggere libri insieme per raccontarle che arriverà un nuovo bimbo, le abbiamo mostrato foto di quando era piccolina e tirato fuori oggetti e accessori che avevamo usato per lei i primi mesi. Piano piano si è incuriosita, ha iniziato a fare domande, a parlare con la pancia. Fino al giorno in cui le ha detto: "Giulio, io sono qui e ti aspetto". Non sappiamo perché lo abbia chiamato come un amichetto del nido, con cui tra l'altro non va d'accordissimo, ma per ora abbiamo deciso almeno il suo secondo nome». Valentina Facchinetti, 36 anni, data presunta del parto 2 giugno.

La famiglia riunita. «Ho già Sophie di 12 anni e Alessandro di 9. Si vedevano pochissimo: orari diversi di scuola, vari sport, i compiti, tornavano sfiniti a casa. Ora siamo tornati davvero a sentirci uniti. Per questo chiameremo la nuova in arrivo Gioia. Perché è stata la parte felice di questi due mesi». Silvia De Lorenzi, 36 anni, data presunta del parto 20 maggio.

La vicinanza degli estranei, lontano da casa. «Aspetto il secondo figlio, è una bimba. Con il primo, Jacopo, quando mi hanno detto che aveva la sindrome di Down non ho avuto dubbi: sarebbe venuto al mondo. eravamo già una famiglia con lui nella pancia. In molti ci hanno giudicato, avvisato, e anche lasciato soli. Non ci si aspetta che le difficoltà più grandi nascano, non da un'anomalia cromosomica, ma dalle persone che ti circondano. Abbiamo passato due anni molto difficili, poi sono rimasta incinta di Isabella. Quando abbiamo avuto la notizia del lockdown in realtà eravamo già abituati a vivere molto in casa per problemi respiratori di Jacopo. Spesso per questo motivo andavamo al mare, in un piccolissimo appartamento di Finale Ligure. Abbiamo deciso di restare lì. Con il rischio di partorire in una regione diversa dalla nostra. La farmacista dove andavo a prendere le medicine per il piccolo era sempre gentile, ma riservata. Come noi. Un giorno però mi ha dato una borsa piena di abiti da bimba, da zero a due anni. "Così se nasce qui hai tutto". E una gentilezza inaspettata è arrivata anche dalla panettiera, dal fruttivendolo, da tutte le persone che incontravamo per esigenza. Ci hanno fatto sentire come a casa, mai estranei o fuori luogo come invece è capitato a molti rimasti nelle case da vacanza. Il giorno prima di partire ho guardato il mare dalla finestra e ho visto quattro delfini. Li avevo cercati con lo sguardo scrutando l'orizzonte per tutto il mese, e si sono presentati proprio in quel momento. Una famiglia forse, come noi quattro. L'ho visto come un saluto, un segno da questo luogo che mi ha dato nuova fiducia nel genere umano». Luisa Fattori, 43 anni. Luisa è nata l'8 maggio.