"Dov'è finita quella bimba premurosa che mi lasciava bigliettini pieni di cuori ovunque?". "Una volta mi diceva che ero la mamma più bella e brava del mondo e mi riempiva di abbracci". "Rivoglio che mia figlia torni gentile e affettuosa. Cos'ho fatto per meritarmi il suo disprezzo?". Tipiche frasi di madri di figlie dai 10 anni in su. I problemi nella maggior parte dei rapporti tra madre e figlia cominciano a emergere con la pre adolescenza. La madre vede trasformarsi quella che era sempre stata fino a quel momento una bambina ubbidiente spesso alla ricerca di coccole in una piccola donna ribelle e indomabile. L'incantesimo sembra essersi rotto all'improvviso. Se da una parte la madre vede infrangersi le aspettative che si era fatta sulla propria figlia, la figlia da parte sua tenta di scappare e sottrarsi da queste aspettative. A questo punto la madre si sente abbandonata e non più indispensabile. Abbiamo chiesto alla psicoterapeuta Sibilla Ulivi di spiegarci quali sono le cause che scatenano la distruttività madre/figlia e le possibili soluzioni.

Quali sono le principali cause del rapporto di amore/odio tra madre e figlia?
La psicoanalisi riconduce questo tipo di rapporto all’insoddisfazione della madre rispetto al proprio essere donna, che riguarda anche la vita sessuale e di coppia. Per i motivi più disparati il marito viene scartato come partner ed è di fatto la figlia a venire collocata nel luogo dell’oggetto d’amore. Con un incarico gravoso: colmare le mancanze e le ferite della madre attraverso la cura e l’incarnazione dell’ideale materno. Generalmente i problemi affiorano con la pubertà; la brava bambina ubbidiente e accondiscendente si trasforma in una ribelle. Ecco che la bolla dell’amore reciproco si rompe e l’odio compare sul versante della figlia come tentativo di separazione e di sottrazione dalle aspettative, mentre su quello della madre come reazione stizzita all’abbandono e alla perdita di controllo sulla vita dell’altra.

Madre e figlia sono corresponsabili o una delle due è più responsabile dell'altra di questo rapporto conflittuale?
Va da sé come la responsabilità inizialmente sia sul piano materno, responsabilità per lo più inconscia. La madre non sa di non avere fatto pienamente i conti con la propria questione femminile e così rovescia inconsapevolmente la sua insoddisfazione sull’altra. La figlia d’altro canto è responsabile nel diventare adulta; se resta impigliata in un rapporto di odio/amore è perché la condizione di figlia tutto sommato le sta comoda. Il lamento e la recriminazione rispetto ai torti subìti spesso sono un modo per non muoversi, non crescere e restare in un luogo frustrante, ma apparentemente protettivo rispetto alla vita.

In media quante coppie madre-figlie hanno rapporti conflittuali?
Il 70% delle coppie madre/figlia ha un rapporto conflittuale. Ciò rispecchia la difficoltà delle madri a restare anche donne, a non dissolversi in una confusività simbiotica con i figli. Le figlie femmine, più sensibili e attente emotivamente rispetto ai figli maschi, sono più soggette a sostenere questo tipo di compensazioni, inevitabilmente all’insegna della rivalità.

In quali situazioni familiari si presenta con maggiore frequenza il rapporto conflittuale madre/figlia?
È la mancanza del padre a scatenare la dinamica. Mancanza che si gioca non tanto nel reale, quanto più nella testa della madre. Il padre può essere presente, ma venire tagliato fuori dal rapporto dalla madre stessa, perché considerato inadeguato a capirla, sostenerla e amarla.

Il comportamento della madre può dipendere del rapporto che lei stessa ha avuto con la propria madre?
Il comportamento della madre non dipende strettamente da quello avuto con la propria madre, ma non è indipendente dal passato. Piuttosto è nel rapporto che la madre ha con la propria femminilità e sessualità che bisogna indagare. Spesso emerge qualcosa di profondamente irrisolto, unitamente a un odio inconscio verso il maschile mai del tutto superato.

Come si può agire per risolvere o contrastare un rapporto di distruttività madre/figlia?
La terapia di coppia per madre e figlia fortunatamente non esiste. Prenderle in terapia entrambe significherebbe fomentare la simbiosi anziché scioglierla. La psicoanalisi segue un criterio semplice: seguire chi domanda aiuto. Così se sono le figlie a chiedere aiuto si andrà a sostenerle nel loro cammino di individuazione, aiutando a fronteggiare i sensi di colpa e tutta la delicata complessità della dinamica. Se invece sono le madri, cosa che accade raramente, la vera sfida è portarle sul terreno vero che le riguarda, ovvero la relazione con se stesse.