Digiuno intermittente. Professore, dobbiamo rassegnarci? Per vivere a lungo e senza acciacchi bisogna affamarsi? Non so se sono pronta... «Le cose non stanno proprio così: i presupposti sono un po’ più complessi, ma l’applicazione nella vita di tutti i giorni è semplice. E meno punitiva. Se mi dà un passaggio all’aeroporto glielo spiego». Ho poco più di mezz’ora in compagnia di Luigi Fontana, scienziato di fama internazionale (insegna Nutrizione all’Università di Brescia ed è condirettore del Longevity Research Program alla Washington University di St. Louis), per capire come tradurre nel quotidiano studi che stanno aprendo prospettive inedite alla prevenzione dei grandi killer del mondo occidentale (ictus, infarto, diabete, cancro, demenza), e di conseguenza all’allungamento della vita in salute. Anni di ricerche che hanno già prolungato l’esistenza a parecchi animali da laboratorio, alimentati con il 30% in meno di calorie rispetto alle razioni abituali (per esempio alcune scimmie rhesus allevate al National Institute on Aging, hanno raggiunto i 40 anni di età, corrispondenti ai 120 anni di un uomo).

Dalle cavie all’uomo il passo non è mai breve: avete già cominciato? Sì, con piccoli gruppi di volontari. E abbiamo capito che non basta solo contenere le calorie e scegliere cosa si mangia, ma conta anche il quando: limitare il numero di pasti ha già un grande effetto sul metabolismo. Ma l’ideale è ridurre a 8-10 ore al giorno l’arco di tempo in cui si assume il cibo, restando a digiuno per le altre 14-16 ore. I risultati in questo gruppo cominciano a essere significativi: glicemia perfetta, niente placche di arteriosclerosi, fattori di rischio per ictus e infarto praticamente azzerati. Il loro cuore sembra più giovane di vent’anni. In pratica sono le regole di vita dei nostri nonni contadini: colazione da re, pranzo da principe, cena da povero. Se poi aggiungiamo il motto confuciano che raccomanda di alzarsi da tavola con un pizzico di appetito, saziandosi solo per tre quarti, la ricetta della caloric restriction è perfetta.

Qual è il principio antiaging racchiuso in una cucina blindata per 16 ore al giorno? Serviranno anni di ricerche per comprenderlo a fondo, per ora sappiamo che mangiando meno scattano potenti meccanismi di riparazione del dna e antinfiammatori - e l’infiammazione è alla base di tutte le malattie degenerative. Per esempio la grelina, ormone che segnala al cervello il senso di fame, ha anche interessanti effetti antistress e antinfiammatori. Mentre nel lungo periodo il digiuno stimola l’“autofagia”, una sorta di pulizia naturale delle cellule danneggiate. A tutti noi piacerebbe scoprire una pillola capace di riprodurre quegli effetti. Per ora sappiamo soltanto che conta molto di più come ci nutriamo e ci muoviamo sin da giovani, non c'è farmaco che tenga.

Da ultraquarantenne in gran forma, viene da dire che quei principi lei li applica prima di tutto su di sé (ride...). Sì, da quando avevo 7-8 anni, grazie agli insegnamenti di uno zio patito di yoga e macrobiotica. Ma senza alcun sacrificio, tanto che in famiglia seguiamo più o meno le stesse regole (compreso mio figlio, che ha 8 anni). In pratica cerchiamo di scegliere bene gli ingredienti di base, mangiamo una grande varietà di cibi integrali e possibilmente bio, alternando spesso piatti di cereali integrali e legumi, pasta e verdure, frutta, mandorle, noci e nocciole, un po’ di pesce, poca carne (allevata al pascolo) e qualche uovo bio. In casa ci piace parecchio fare il pane o la pizza. E poi amo lo sport: nuoto, mountain bike, camminate, hata-yoga (respirazione e meditazione mi fanno stare bene)...

Come fa a conciliare tutto questo con una vita a cavallo tra due continenti? Per esempio oggi, viaggiando per conferenze, come se l’è cavata a tavola? Stamattina a dire la verità ho preso solo un caffè d’orzo. Poi a pranzo al ristorante un antipasto di verdure, radicchio e polpo, una pasta con aglio e peperoncino e una macedonia. E stasera, in albergo... vedremo cosa c’è: spero in qualche piatto con riso e verdure. Ma non sono un integralista, mi adatto: e poi piccolissime quantità di “tossici” di tanto in tanto fanno bene (noi medici la chiamano ormesi: allena l’organismo a condizioni più avverse).

Le chiedono spesso la ricetta segreta dell’elisir di lunga vita? Eh, sì. Anche per questo ho deciso di scrivere, in collaborazione con l'epidemiologo Franco Berrino, un libro divulgativo e utile a tutti, che riassumesse tanti anni di studi e pratica clinica: La Grande Via (Mondadori). In questo libro insieme al proffessor Berrino parliamo prima di tutto dei nostri studi sull’alimentazione. Poi ho voluto inserire alcuni capitoli che raccontano le mie ricerche sul ruolo dell’esercizio fisico, della meditazione e del training cognitivo - citando però tutti le fonti più autorevoli, nel capitolo finale. Niente pillole, dunque, se non di felicità (almeno per come la intendo io!).