«Anche se lo amavo quando lo abbracciavo mi sembrava di stringere uno scheletro». Questo è il momento più doloroso del lungo racconto di Rebecca, 33enne inglese, direttrice delle risorse umane. Questa confessione arriva quasi alla fine del suo rapporto con Michael, 35 anni, conosciuto un anno prima «impossibile non notarlo mentre ballava con quella schiena muscolosa». La storia che non vorresti leggere mai, né tanto meno vivere, è quella di una ragazza che scopre molto tardi un segreto del proprio compagno: lui si è ammalato di anoressia

Tutto questo accade prima del febbraio 2009. Pochi mesi prima del tracollo, quel febbraio appunto, quando Rebecca osserva il proprio amore soffrire come mai prima di allora «una mattina ho capito tutto: ho attraversato il corridoio che porta dalla nostra camera da letto al bagno e ho visto Michael con la coda dell’occhio: era accovacciato sulla scala, nudo, mi dava le spalle. Il viso tra le ginocchia. È lì che ho notato quanto la sua colonna vertebrale sporgesse in modo preoccupante, la sua pelle era diventata una carta velina e le sue spalle appuntite come mai prima d’allora». Per Rebecca lo shock è tremendo. Come ha fatto a non accorgersi della magrezza impressionante di Michael? Rebecca ripensa a tutti i campanelli d'allarme che aveva ignorato prima di quella mattina «Molte sere prima l’avevo costretto a ordinare una pizza. Naturalmente Michael aveva optato per un’insalata che non ha neppure finito. La notte, a letto, ho provato ad avvicinarmi: volevo fare l’amore. Ma lì sono iniziati i suoi rifiuti. Michael non è mai stato uno sicuro del proprio corpo: ma non per questo ci siamo mai fatti mancare del gran sesso. Anzi».

La conferma definitiva della malattia di Michael arriva quando il fratello Paul lo (era stato via per lavoro sei mesi): la sua reazione è immediata «non si può più aspettare, deve essere ricoverato». Paul e Rebecca costringono Michael a ricoverarsi in una clinica. «Non voleva andarci: si è arreso solo quando sono scoppiata a piangere a dirotto. Erano due settimane che lo imploravo di farsi vedere da un medico. Ero stremata». Quando il medico diagnostica la malattia a Michael, Rebecca si sente morire ma nello stesso istante si sente sollevata da un peso enorme: «Michael tu soffri di anoressia nervosa acuta». Per Michael inizia una nuova battaglia, ancora più feroce rispetto a quella del peso: deve vivere. Ma non è affatto facile come ricorda Rebecca: «ha trascorso quattro mesi in ospedale: mentirei se non dicessi che una parte di me era sollevata dal fatto che fosse lì a farsi curare, che non fossi più testimone dei suoi sbalzi d’umore, sbalzi che stavano distruggendo la nostra vita ma soprattutto la sua mente. In quei quattro mesi di ricovero lo vedevo due volte alla settimana, lo sentivo tutti i giorni al telefono, quando è uscito dall’ospedale, nel settembre 2009, ho di nuovo avuto paura: ora stava a me costringerlo a mangiare. Ora la sua vita era una mia responsabilità».

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Quanto possiamo amare una persona? Quanto possiamo riconoscere negli sforzi del nostro partner una sfida mastodontica da sostenere costantemente? Basta amare una persona per stargli accanto mentre rifiuta di vivere? E quando tu, invece, desideri vivere, avere dei figli, e senti che il tuo amore si sta esaurendo? «I due anni successivi sono passati piano, pianissimo: Michael ha ripreso a nuotare, ma solo una volta alla settimana. Ha appeso le scarpe da corsa al chiodo, ha ricominciato a mangiare quasi normalmente. Mi sono ritrovata a controllare il cestino della cucina per evitare che buttasse il cibo. Ero diventata la sua badante: non ero più la sua compagna. Ma ho tenuto duro: andava fatto». I mesi passano, Michael si candida per una nuova posizione nel suo ufficio, una promozione in cui crede fortemente, lui e Rebecca riescono addirittura a parlare di figli. Eppure, quando Michael viene scartato per la promozione tanto agognata, il mondo di Rebecca e Michael precipita di nuovo. Michael riprende a correre tutti i giorni per calmare l'ansia e, soprattutto, la delusione del fallimento lavorativo. «I sintomi della sua anoressia nervosa erano di nuovo tra di noi. Questa volta Michael non ha aspettato: è tornato a farsi curare, ma in maniera meno invasiva rispetto al ricovero forzato in ospedale. Ha seguito una terapia quotidiana. Il nostro progetto di diventare genitori è caduto nello stesso baratro in cui era ricaduto Michael. Anzi: tra le ansie che lo avevano ricondotto vicino all’anoressia c’era anche lo stress di diventare padre. Lì abbiamo deciso di iniziare una terapia di coppia. Perché io volevo e voglio stare con Michael: qualunque cosa accada».

La versione integrale della storia raccolta anche da MarieClaire UK è su Beat, ente britannico per i disturbi alimentari che si prefigge il compito di discutere, raccontare e chiarire i dubbi grazie alle storie vere come quella di Rebecca e Michael.