Quando un intervento di chirurgia estetica può essere mutuabile? Come scegliere la struttura o lo specialista a cui affidarsi? Abbiamo incontrato Mario Pelle Ceravolo, presidente AICPE - Associazione Italiana di Chirurgia Plastica Estetica per fare chiarezza su 5 punti critici.

1. Gli interventi estetici non sono mai a carico del Servizio Sanitario Nazionale. Tuttavia, periodicamente le cronache raccontano di casi di medici accusati di operare pazienti per motivi estetici facendoli passare per funzionali. «I controlli compiuti dalla Guardia di Finanza nel 2014 parlano di una voragine nei conti dello Stato provocata dalle truffe al SSN, tra le quali molto frequenti quelle che riguardano le operazioni di chirurgia estetica spacciate per interventi su gravi patologie, spesso addirittura tumorali. Ben diverso è il caso in cui medici operano in ospedale in rispetto della legge in regime privato, il cosiddetto “intra moenia”, anche per interventi di tipo estetico: in questi casi l’intervento non è a carico della sanità pubblica, ma è pagato dal paziente, con costi equiparabili a quelli dei privati», spiega Pelle Ceravolo.

2. I casi in cui il SSN si fa carico degli interventi di chirurgia plastica. I più comuni sono quelli legati a esiti di malformazioni acquisite o congenite, traumi come incidenti o ustioni, il labbro leporino, asimmetrie mammarie importanti, il seno tuberoso, la gigantomastia, la ricostruzione del seno dopo un intervento di mastectomia, gli interventi su obesi quando l’obesità è grave, gli interventi per correggere gli esiti del forte dimagrimento come l’addome pendulo. «Ci sono poi dei casi “border line”, come le orecchie a ventola dei bambini, a carico del SSN nel caso in cui tale inestetismo causi problemi psicologici. La rinosettoplastica ossia la correzione del setto nasale deviato, può essere eseguita nel pubblico, ma non così la correzione della “gobbetta” o dei difetti estetici del naso» aggiunge Pelle Ceravolo.

3. Basta una laurea in Medicina e Chirurgia per operare, anche senza una specializzazione. Dopo la laurea è possibile iscriversi ai corsi di specializzazione, che sono facoltativi e a cui si accede con concorso nazionale. Il titolo di specialista, certifica che è stata approfondita per vari anni una certa disciplina. «Solo nelle strutture sanitarie pubbliche è richiesta la specializzazione, nel privato non è necessario quindi, soprattutto nella chirurgia estetica, accade molto spesso che molti medici pratichino senza training e senza titoli. Eseguire un lifting o un rinoplastica estetica o un aumento di volume mammario, però, non sono assolutamente interventi facili», prosegue Pelle Ceravolo.

4. Per scegliere il chirurgo plastico non fermatevi alle apparenze o al sito Internet. «Spesso i pazienti si basano sul passaparola e sul sentito dire, o magari si fanno lusingare dallo studio elegante o dalla pubblicità sulle riviste patinate o sulla” magica rete”, o peggio dal prezzo sospettosamente conveniente. Piuttosto controllate il curriculum, l’aggiornamento e l’appartenenza a una società specialistica, come Aicpe».

5. Non fatevi fuorviare dai casi estremi di chirurgia plastica che spesso sono alla ribalta della cronaca. «I disastri chirurgici illustrati nelle trasmissioni televisive esistono, ma sono episodi molto rari. La maggior parte dei nostri pazienti appartiene a una categoria ben lontana dalle vistose soubrette televisive o dei giornaletti scandalistici. Sono per lo più persone equilibrate che soffrono per un naso che causa loro disagio o perché si vergognano del torace piatto o di un invecchiamento precoce del volto. Insomma, persone normalissime che attraverso una chirurgia plastica “seria” ritrovano spesso il sorriso e la felicità», concludono i chirurghi di Aicpe.