Sui danni che il fumo passivo produce ormai non sembrano esserci più dubbi. Sappiamo che chi viene esposto a lungo al fumo di sigarette altrui - soprattutto se ciò accade nella prima infanzia - può andare incontro a una serie di grossi problemi di salute a breve e lungo termine. È provato che il fumo passivo è uno dei fattori che aumenta il rischio di SIDS (Sindrome della Morte Improvvisa del Lattante) e che alla lunga può contribuire a fare insorgere malattie respiratorie croniche e disturbi cardiocircolatori. Inoltre, secondo quanto scoperto da uno studio della Brigham Young University di Salt Lake City, il fumo di seconda mano farebbe anche ingrassare.

Il 25% della popolazione italiana (il 52% dei bambini sotto i 2 anni) è esposto ai pericoli del fumo passivo e 8 cittadini su 10 non sanno che provoca il cancro del polmone. Il 71% fuma regolarmente in luoghi chiusi, mentre per il 43% smettere con le sigarette non riduce il rischio di sviluppare la malattia. Il livello di conoscenza sui fattori di rischio è scarso, infatti quasi la metà delle persone (48%) pensa che questo tipo di tumore non si possa prevenire. Una diffusa ignoranza che preoccupa, visto che il 49% dichiara di fumare in presenza di bambini e solo il 45% cambierebbe il proprio stile di vita per prevenire la neoplasia. Sono alcuni dei dati emersi da un sondaggio nazionale condotto dall’

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Ector The Protector Bear, promosso da Roche con il patrocinio di WALCE – Women Against Lung Cancer in Europe – e la collaborazione di Trudi, tossisce quando qualcuno fuma vicino a lui.

«Con circa 38mila nuove diagnosi ogni anno nel nostro Paese, il tumore del polmone è la terza neoplasia più frequente, dopo quelle al colon retto e al seno. Ma, a differenza di altre, si caratterizza per un forte stigma sociale. Infatti il 59% degli intervistati ritiene che chi è colpito dalla malattia, soprattutto se si tratta di un fumatore, sia colpevole della sua condizione. Ricordiamo che respirare sigarette, proprie e altrui, determina il 90% del totale dei decessi per tumore del polmone. E il fumo passivo è un importante fattore di rischio, che aumenta fino al 30% le probabilità di sviluppare la malattia. Ma, come risulta dal sondaggio, troppi ignorano le regole fondamentali della prevenzione. Per questo abbiamo deciso di promuovere un progetto nazionale rivolto a cittadini, oncologi e Istituzioni», spiega il professor Carmine Pinto, presidente eletto AIOM e Direttore Oncologia Medica dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma.

L’AIOM ha previsto la diffusione in tutti i centri di oncologia della penisola di due opuscoli informativi: uno sui danni del fumo passivo (e attivo), da distribuire anche negli ambulatori dei medici di medicina generale, l’altro su come affrontare al meglio questa neoplasia, destinato ai pazienti e ai familiari. Il bisogno di informazione è molto alto: l’89% degli intervistati vorrebbe infatti ricevere maggiori notizie sulla malattia e per il 72% servono più campagne di prevenzione. Il fumo passivo rappresenta il principale fattore inquinante degli ambienti chiusi e provoca nel mondo oltre 600mila morti l’anno.

«Le sigarette possono trasformare il salotto di casa o l’abitacolo dell’automobile in vere e proprie camere a gas. Sarebbe opportuno estendere i divieti antifumo a tutti gli ambienti chiusi o troppo affollati come

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