Può un religioso spiegare qualcosa a un sessuologo? Sulla sua materia, intendo. Sì, può. Il fatto che si tratti di un monaco Shaolin(uno di quei guerrieri seguaci del buddismo Chan, che praticano il Kung Fu e non hanno paura di utilizzare tutto il potenziale energetico della sessualità) non è un dettaglio trascurabile.

L’incontro con Shifu Shì-Héng-Chán, il maestro, non avviene nel tempio dell’Henan cinese sul monte Song Shan ma più modestamente in un seminterrato di via Parravicini a Milano (sede ufficiale dello Shaolin Temple Italy). Il tempio non è un granché, il tempo pure: piove quella pioggia grigia e sottile che solo il cielo milanese sa produrre. Il color zafferano dei sai monacensi e gli occhi di un azzurro altoatesino del maestro (italiano doc, per la cronaca, ma con quella inquietudine precoce che ti fa acquistare un volo Milano-Nuova Dheli ancora prima di aver finito lo sviluppo) sono di per sé una consolazione.

Quando poi capisci che nella conversazione non sarai mai interrotto, che la donna (la moglie monachessa Shì-Héng-Dìng, al secolo Maria Noemi Regalia) può esprimere tutta la sua partecipe dignità e che il tempo e le parole scorrono lente e carezzevoli davanti a un tè fumante, allora sei sicuro di non essere in tv e puoi dare inizio alle danze. Pardon, al combattimento. Perché se il monachesimo occidentale cerca di spegnere le pulsioni più distraenti, l’oriente invece è più propenso a incanalarle e sfruttarle anche per tutt’altro (vedi la competizione). Anzi, dato che le energie sessuali sono le più potenti, perché non stimolarle e allenarle? Risultato: vita lunga e sana, se alla palestra si associa la meditazione.

Mica facile: affrontare la morbida saggezza orientale col pesante bagaglio della scienza occidentale mi è sempre sembrato un compito improbo, ma più che il timor potè la curiosità. La prima cosa che imparo è che la tradizione Shaolin ha lo scopo di unificare corpo e mente. Per gli addetti ai lavori: «Shaolin gong fu shen xin he yi» (ovvero, nello Shaolin il corpo e la mente sono una cosa sola). Roba da niente... Per capirci davvero qualcosa (e riferire fedelmente) devo fare il lavoro inverso: separare e organizzare il discorso a partire da cinque principi fondamentali. E per sentirmi meno in colpa seguo la lingua locale.

SHAO (piccolo, ma anche giovane)
Come spesso accade, questo carattere cinese può significare più cose, ma si riferisce soprattutto alle ridotte dimensioni. Non che quello sia un problema: nella tradizione zen c’è molta meno attenzione alle misure e alle compatibilità rispetto alla tradizione indiana (quella del kamasutra, per intenderci). Anzi, sono contemplati esercizi con fazzoletti bianchi legati alla radice del pene per ridurre (non aumentare) la penetrazione, così da ritardare l’orgasmo. In questo caso la parola piccolo viene impiegata anche per indicare la canalizzazione dell’energia interiore in un minuscolo punto del corpo. Se questo punto sono le dita, si potranno lanciare cose a velocità travolgenti.

Se questo punto è lo scroto, si potrà persino fare (diciamo così) un impressionante sollevamento pesi, esercizio capace di convertire al potere della meditazione qualsiasi scettico spettatore. Anche l’idea di ritirare i testicoli nell’addome durante i combattimenti non è male. Andrebbe spiegata agli urologi che eseguono interventi di fissazione dei testicoli mobili. Più che delle dimensioni, dicevamo, i monaci si preoccupano di durata e frequenza. E prescrivono due rapporti al giorno a 20 anni; uno al giorno a 30; uno ogni tre a 40, uno ogni cinque a 50 e uno ogni 10 giorni a 60 (dimezzando le dosi se la salute non è buona). Caspita. Chi glielo dice ai monaci certosini.

LIN (due alberi ovvero una foresta)
Bello questo ideogramma composto da due solide piante uguali e simmetriche, con i rami che si dispiegano in tutte le direzioni... Ma trattandosi di legno, come non parlare di durezza e durata? La vulgata Dao (che quest’articolo serva almeno a insegnare che si dice dao e non tao, con buona pace di Sting), molto ha insistito su questo punto. Anche la medicina occidentale sa che la mente può fare parecchio per prolungare i tempi del piacere. E molto possono anche esercizi e manipolazioni fatti in proprio o dalla partner (e qui Buddha e la Kaplan sembrano essere perfettamente d’accordo).

Ci sono poi manovre codificate per spegnere l’ardore che si scatena nelle parti basse quando si riesce a mobilizzare l’energia interna in mega dosi. Esercizi che contemplano l’immersione dei genitali in liquidi vari (acqua a diversa temperatura, infusioni, etc.). Insomma qualcosa di abbastanza simile alle tecniche stop&start usate in occidente per curare l’eiaculazione precoce. Brutta roba, quest’ultima: un problema che va contro la simmetria e l’armonia del carattere Lin, ma soprattutto contro la soddisfazione di coppia.

Non a caso vengono ipotizzati nove livelli di orgasmo femminile(ah, quante donne occidentali si accontenterebbero di molto meno). Solo al nono livello la donna restituisce all’uomo l’energia che lui disperde con il coito. Durare e soddisfare il femminile, però, nulla ha a che fare con narcisismo, autorassicurazione e potenza testosteronica, ma significa solo conformarsi a un vantaggioso bilancio energetico: non disperdere l’energia vuol dire averla a disposizione per fare qualcos’altro di più nobile. Ultima cosa: nella tradizione cinese dei cinque elementi il legno è associato con le qualità del piegare e raddrizzare. Vi suggerisce niente?

GONG (o kung: lavoro e forza)
Due segnetti così in realtà significano molto di più (e forse a noi pare strano): «Esercizio ottenuto attraverso il tempo e lo sforzo». Una pratica che fa parte delle arti esterne (e dunque è un contrappeso alla meditazione, che invece è una delle arti interne). Insomma l’homo faber che compensa l’homo sapiens: imparare con l’esercizio, la pazienza e la fatica. Sembra di sentire il buon vecchio Freud sulla capacità del cavaliere (Io) di guidare i possenti cavalli riottosi (Es). Che anche la sessualità sia qualcosa che si impara, che migliora con l’esperienza e l’esercizio, è un argomento che i sessuologi cercano di spiegare da tempo alle donne anorgasmiche, ai maschi preoccupati e ai politici contrari all’insegnamento scolastico dell’educazione sessuale.

Gli Shaolin sostengono che ci sono due aree corporee particolarmente difficili da allenare, gli occhi e i genitali, e che l’addestramento deve cominciare prima dei 14 anni. Come dar loro torto. L’unico vero problema è che nei primi cento giorni di addestramento bisogna astenersi completamente da ogni attività sessuale: si verifica sempre una certa difficoltà nel comunicarlo agli adolescenti occidentali.

FU (cielo e terra uguale persona)
Guardate l’ideogramma: rappresenta un individuo con la sua personalità e costituzione, che va conosciuta e rispettata. Dato che tutto ciò è un derivato delle caratteristiche di padre e madre, ma anche del momento più o meno favorevole del concepimento, secondo i monaci per diventare genitori non bisogna solo sfruttare le occasioni sessuali né lasciarsi travolgere dal desiderio, ma puntare su una consapevole pianificazione. La primavera, per esempio, è il periodo migliore per cominciare qualsiasi cosa compresa la vita. L’estate, sempre secondo la secolare disciplina, è troppo yang (frase pronunciata con incomprensibile orrore per noi occidentali).

Come questa rigida programmazione non riesca a spegnere il piacere, credo venga insegnato nei corsi avanzati. Lo yang nell’accezione di energia esterna eccessiva o passione, è come un leone dormiente che non va risvegliato bruscamente. Questo spiega perché nei massaggi e nei toccamenti gli Shaolin sono così prudenti. Si possono spingere fino alle percosse ma sempre con cautela.

Qi (il più classico: l'energia)
Questo carattere è composto dal segno dell’aria, cioè lo spirito, e da quello del riso, ovvero l’alimento base per la sopravvivenza di un cinese: non a caso vuol dire energia. Difatti tutta questa storia somiglia molto alla bioenergetica occidentale che deve aver attinto non poco da fonti orientali. Nella tradizione cinese l’energia sessuale è specificatamente legata all’acqua. Il suo nemico, il fuoco, la fa evaporare. Dato che il fuoco è collegato all’alimentazione sregolata, ecco che per gli Shaolin i consigli alimentari acquistano un’importanza decisiva in fatto di prestazioni sessuali.

Tra loro c’è una certa propensione a sottolineare che gli animali erbivori sono meno incazzosi dei carnivori e che «ci sono sostanze derivate da atti violenti erroneamente definite cibo». Via gli eccessi alimentari dunque, e via anche tutti gli altri: ci vuole il giusto riposo sia mentale che fisico e, soprattutto, sessuale. Mai sentito dire in oriente «ogni lasciata è persa», ma piuttosto: «se non ne lasci qualcuna sei perso». Anzi, a dirla proprio tutta c’è una corrente di pensiero (si spera minoritaria) che propugna addirittura l’astinenza totale dalle eiaculazioni per non perdere il prezioso yuan-jing, energia non rinnovabile che ha sede nel rene e, come sede collaterale, nei testicoli.

Gli esercizi per praticare il coitus conservatus o il coitus thesauratus (vedi eiaculazione retrograda: un orgasmo senza dispersione di seme) sono riservati ai più esperti. I più basic devono almeno ricordare che l’allenamento intensivo va evitato nelle 24 ore precedenti o seguenti un rapporto (alcune correnti rigide dicono nei tre giorni prima e nei quattro dopo), cosa che rende la pratica impossibile a estemporanei e disorganizzati.

Ora ci avete capito qualcosa di più della sessualità come monaco Shaolin comanda? Beh, riassumiamo: ci sono cinque regole base. Ma a noi basta la terza: «Bu xie xing». Ovvero niente sesso immorale. Le prime due parole sono chiare. Sulla terza si può aprire il dibattito.