È più facile parlarsi prima, anche senza dirsi niente: in fase di approccio, il linguaggio non verbale conta più delle parole, e del resto il rombo dell’adrenalina nelle orecchie guasta la ricezione. Se la chimica funziona, di quello che ti ha detto davvero durante la fase del corteggiamento ti accorgi solo molto dopo. «Lo dice sempre anche la mia terza ex moglie»; «Devo rientrare in caserma per la firma»; «L’Acquario non sta bene con la Vergine»; «Non uscire adesso, c’è una scia chimica in cielo»: tutte cose alle quali magari era il caso di prestare orecchio. Ma col senno di poi si fa molto poco.

La temporanea sazietà dell’ormone stura le orecchie, e nel rilassamento postcoitale la gente dice le cose più assurde. Gente, eh, badate bene: non gli uomini. Se c’è una cosa che accomuna maschi e femmine è la capacità di uscirsene con la cosa sbagliata nel momento più sbagliato di tutti, quello in cui si è più vulnerabili e con gli ormoni spettinati. Roba da far accapponare la pelle, roba che rivela mondi sconosciuti, scenari insospettabili, pregressi raccapriccianti, ma anche solo il tremendo imbarazzo di trovarsi senza mutande con qualcuno che non sempre si conosce.

Quello che segue sono libere ricostruzioni di frasi realmente pronunciate dopo l’amplesso. Da lui o da lei, perché la goffaggine non ha sesso (ma è scientificamente provato che aumenta esponenzialmente subito dopo).

Meglio

A dieta da una vita, da quando era bambina, da quando tutte a merenda scartavano la Girella o il Buondì o altra roba ricca di grassi saturi e lei tirava fuori una mela. Al liceo già riusciva a scambiarla con la merendina di quella che coltivava l’inappetenza come stile di vita. Non è mai stata magra e neanche ha mai voluto esserlo, e da quando se n’è resa conto sta molto meglio, è molto più serena. Ha pure perso qualche chilo, perché mangia quando ha fame e non per colmare vuoti o calmare i nervi. Però insomma, è sempre stata rotondetta e le va bene così. Si piace senza fare tante storie e senza postare continuamente su Facebook foto di modelle grasse per farsi dire che sono più belle di quelle magre.

Lo becca su Tinder, si danno appuntamento dopo qualche messaggio. Lui è in città per lavoro, se ne va domani, la persona perfetta per due bicchieri e poi quello che succede succede. I bicchieri diventano tre, quattro, cinque, finiscono a letto, è tutto molto divertente, hanno il fiatone, sono sudati, lui si volta e ammirato, esala: «Mi avevano detto che quelle grasse scopavano meglio, ma non pensavo così».

Non credere

Una vita di militanza nei centri sociali ha come piacevole effetto collaterale un certo ricambio di compagnia femminile, ché fra un’occupazione e l’altra c’è sempre modo di conoscere gente nuova; o se non altro di rivedere gente che è un po’ che non si affaccia alla lotta e ai panini con il seitan.

Lei è tornata, per esempio: un po’ più magra di come se la ricordava, un po’ più bella, anche, più stropicciata agli angoli, senza più la banale luminescenza della prima giovinezza. Non dice molto di quello che ha fatto negli anni in cui è sparita, e nessuno fa troppe domande. Lui, in particolare, si riserva di fargliele dopo. E non è esattamente dopo che lei lo dice, più durante, a tre quarti, forse scorgendo in lui i segni di una passione esagerata, di un trasporto che neanche lui pensava di provare, in un «Era ora...», sussurrato con sollievo.

«Non credere, ho in mente un altro».

Gratia plena

Che ne sapeva, lei? Mica ce l’hanno scritto in faccia. Oddio, un po’ anche sì, in retrospettiva, ma non saprebbe individuare con precisione quale delle tante caratteristiche dei suoi amanti individui in lui il fanatico religioso. Di certo c’è che è il secondo di fila che le capita e superata la botta di incredulità forse dovrebbe farsi delle domande. Perché non è normale che appena finito - lui, mica lei: di lei non si è molto preoccupato - un uomo schizzi fuori dal letto come se il materasso fosse improvvisamente fatto di ortiche, si chiuda in bagno e si lavi con furia recitando l’Ave Maria.

Ma quello era un altro. Questo è un altro, con questo si vedono da un po’ e sembrava normale. Uno con cui uscire, bere, mangiare, fare lunghe chiacchierate, andare ai concerti, al cinema. Uno che leggeva, libri e giornali, si informava, non faceva girare bufale su

Facebook. Uno a posto, anche piuttosto figo. Non uno da cui ti aspetti che tre secondi dopo l’orgasmo, tre, non uno di più, ti guardi e con aria cupa ti dica:

«Sei un demone della lussuria».

Ci vediamo

Poteva dire ciao. Poteva dire «Ci sentiamo». Poteva non dire niente. Poteva andarsene come tutti gli altri. Poteva sparire nel nulla, inventarsi una supercazzola, un impegno improvviso, un malore, un treno da prendere, un rapimento alieno. Poteva dire «È stato bello», anche se non lo è stato. Poteva fingere. Poteva fare un sacco di cose.

Proprio «Ci vediamo su Facebook», doveva dire?

Il ragioniere

«Secondo la mia tabella di Excel questa settimana abbiamo totalizzato 5 per una media settimanale di 3. Possiamo fare di meglio, ci vediamo anche domani?».

Il competitivo

«Dove vai?»

«Devo fare una cosa».

«Ma vieni qua, dài, aspetta».

«No, dài, se no mi dimentico».

Tira fuori il cellulare, lo sblocca, si mette a diteggiare sullo schermo con furia, aspetta un attimo. Il telefono fa il rumore del messaggio di WhatsApp in entrata, lui sorride, lo mette via.

«A chi mandavi il messaggio?».

«A un mio amico».

«E che vi siete detti?».

«Niente, è una specie di Fantacalcio però delle scopate. Si prendono punti a seconda di dove sei, della distanza, di quanto è figa la tipa con cui sei stato, ed ero completamente in zona retrocessione. Questa notte. Sì questa notte vale almeno cinque punti e rimonto la classifica».

Dimmi la verità

Se solo quelle con le tette piccole sapessero quanto pesa una sesta. Pesa, e non trovi i reggiseni, ti tocca comprarli della taglia più vicina possibile e sapere che in breve tempo gli elastici cedono. Le spalline troppo sottili ti scavano buchi nelle clavicole. Una donna con il seno grande spende più soldi in reggiseni buoni che in cibo, e sicuramente non può fare quella cosa che fanno tutte quelle con le tette normali, quella di comprarsi un reggiseno leopardato da quattro soldi per ridere, metterselo due volte e buttarlo.

Il seno grande non ti permette mai dimenticarti che esiste. Lei al suo ci è affezionata, non se lo farebbe mai ridurre, ma capisce quelle che lo fanno. Se potesse sgonfiarlo e gonfiarlo a piacimento lo farebbe: oltretutto, essendo naturale, non possiede quella qualità antigravitazionale e un po’ strabica delle tette artificiali. Va verso il basso, e l’età non aiuta. E per questo le sembra più che mai surreale, paradossale, assurdo quando lui, alla terza, quarta volta che si vedono a letto, la fissa con uno sguardo a metà fra il malizioso e il laido e quello che le sa tutte, e domanda:

«Dimmi la verità... Sono vere?».

Dimmi le parolacce

Una Punto che dondola in maniera sospetta sul viale panoramico e semideserto che sovrasta la città non è una visione rara, e i poliziotti si guardano bene dall’andare a disturbare coppiette e guardoni nella loro eterna co-dipendenza. Giù i sedili, trovata la posizione e via andare. E lei, nell’ardore della passione: «Dimmi le parolacce».

Lui nicchia con un mugolio.

«Dai, dimmi le parolacce».

Lui non c’è abituato e non è neanche troppo concentrato, ci pensa un po’ mentre lei continua a ripetere la

sua richiesta con veemenza crescente man mano che l’amplesso prosegue, dimmi le parolacce, dimmi le

parolacce, dimmi le parolacce e alla fine ecco:

«Vaccagare».

To-do-list

Sa che è un po’ stressato, ultimamente, si capisce: si vedono poco, lui è quasi sempre fuori città, a volte non riesce neanche a disfare la valigia prima di doverne fare un’altra. Lei ha ritmi un po’ più rilassati e molta pazienza, ma non ha potuto fare a meno di dirglielo: tu ti devi riposare. Non puoi staccarti da una donna con cui hai appena fatto l’amore, tirare un sospirone e dire:

«E anche questa è fatta!».

L’uomo della mia vita

«Ma ti sei fidanzata?»

«Si vede?»

«Poco poco. A parte che sei sparita, sei diventata una di quelle che postano solo status allusivi e gambe di gente a letto».

«Sono così insopportabile?»

«Normale. Dimmi, dài».

«Niente, ci conoscevamo perché la sua azienda sta nello stesso stabile della mia e quindi ci incontravamo sempre al bar. Abbiamo amici in comune, siamo usciti un po’ di volte, e niente... È successo».

«Hai la faccia di una che ha vinto la lotteria».

«Non mi prendere per scema, ma sai quando capisci che uno è perfetto per te? Io l’ho capito subito. Ci sono cose che succedono che ti fanno capire tutto».

«Tipo?».

«Allora, tipo. A parte le solite cose, essere d’accordo su politica e religione, che vabbe’. Ma una delle prime volte che è stato da me, avevamo appena fatto cose, lui mi guarda e mi fa: “Spaghetti o rigatoni?”».

«E poi?».

«E poi si è alzato e ha fatto un’amatriciana per due».

«L’uomo della tua vita».

«Assolutamente».