L’argomento non è di quelli di cui si conversa in pausa-caffè né tantomeno davanti a un’aperitivo, eppure dal ginecologo è tra i più ricorrenti: stiamo parlando di secchezza vaginale. Sintomo frequente tra le over 40, e in particolari fasi della vita - vedi dopo il parto, o nei momenti di difficoltà relazionali - può colpire anche le più giovani: «Credevo di dover chiudere il lunapark», confida una trentenne in un forum femminile. Come dire: il luogo del gioco a due, dell’intimità di coppia, costretto a chiudere i battenti per mancanza di quell’elemento fondamentale che lo rende ospitale: una buona lubrificazione. Dopo la menopausa - con la caduta degli estrogeni e del testosterone - il problema riguarda la maggioranza delle donne. «A tre anni dall’ultimo ciclo ne soffre circa la metà delle signore. A 10 anni quasi tutte», spiega Alessandra Graziottin, Direttore del Centro di Ginecologia Ospedale San Raffaele Resnati di Milano, che si occupa da sempre di questi problemi, grazie anche alla Fondazione per la cura del dolore nella donna di cui è presidente.
Un problema isolato?
«Tutt’altro: spesso è solo la punta dell’iceberg di un complesso di disturbi cronici a livello genitale e urinario (vedi difficoltà e irritazione durante i rapporti sessuali, ma anche bruciore o urgenza nel fare pipì, cistiti ricorrenti). A livello sessuale, anche con un partner amato, il tutto si traduce in dolore e problemi alla penetrazione e durante i rapporti: chiaro che a lungo andare tutto questo porta la coppia a evitare l’intimità, fa sentire l’uomo poco desiderato».
Un quadro non proprio confortante. Possibile trovare soluzioni adeguate?
Le cure per fortuna non mancano. L’importante è confrontarsi subito con il medico di fiducia o con il ginecologo. Per prima cosa si può pensare a una terapia con estrogeni a livello locale: quella a base di estriolo può essere usata per anni (questo estrogeno è molto più leggero dell’estradiolo, e molto più attivo). Se ci sono problemi di minore risposta fisica, una pomata galenica a base di testosterone locale (da far preparare al farmacista su prescrizione medica) riaccende ancor di più il desiderio. Queste terapie locali, in menopausa, sono in grado di risolvere i problemi di secchezza e atrofia genitale nell’85% delle donne. L’importante è iniziare la cura subito dopo la scomparsa del ciclo.
Alternative non ormonali a livello locale?
Per tutte quelle che non amano gli ormoni nemmeno a livello locale (e per quel 10-12% di donne che non possono usare gli estrogeni perché operate di tumore al seno, all’ovaio o all’utero) ci sono comunque valide alternative: per esempio l’acido ialuronico vaginale, che ha un’azione riparativa e antiossidante, e mantiene tonico il tessuto intimo; oppure il gel al colostro, altrettanto riparativo grazie ai fattori nutritivi. Infine il laser vaginale (una sorta di antiage, proprio come sul viso), efficace ma costoso».
E per chi non può fare la terapia sostitutiva ormonale, ma non ama nemmeno creme e gel vaginali, ci sono ulteriori opzioni?
È da poco approdato in Italia un nuovo farmaco, l’ospemifene. Non si tratta di un ormone, ma di un “modulatore selettivo dei recettori estrogenici” (serm). Per semplificare, un modulatore si comporta, in pratica, come una chiave che si inserisce nella serratura. E a seconda dell’organo e del tessuto, agisce in modo diverso. Per esempio a livello del seno blocca i recettori estrogeni, ed ha un’azione antiproliferativa, quindi protettiva. Per questo è indicato anche per le donne con tumore al seno che abbiano completato le cure. Nei tessuti vaginali, invece, attiva i recettori estrogenici, il nutrimento dei tessuti e, di conseguenza, una buona lubrificazione. C’è una lunga stagione di intimità felice che attende le donne dopo la menopausa: perché non chieder aiuto?