Malattia che sembrava destinata a scomparire, ma che invece sta riemergendo in Nord America, così come in Italia, la sifilide è causata dal Treponema pallidum, batterio che viene trasmesso tramite rapporti sessuali o la placenta dalla madre al feto. Nel mondo, secondo l’Oms, la sifilide colpisce circa 12 milioni di persone, ed è molto presente in Africa, Asia e America Latina. Nelle donne gravide non trattate, la sifilide primaria è responsabile del 25% delle morti in utero e del 14% delle morti neonatali. La fascia di età più colpita è quella tra i 25 e i 29 anni in entrambi i sessi. Il rapporto maschi-femmine sta diventando di anno in anno più sfavorevole al sesso maschile, 6 a 1 secondo i dati di qualche anno fa.

Cure. Diagnosticata subito si può curare abbastanza facilmente con gli antibiotici. Le nuove linee guida dell'OMS raccomandano una singola dose di penicillina benzatinica, una forma di antibiotico che viene iniettato al paziente infetto. Quando gli stadi sono più avanzati bisogna fare diversi cicli di cura e controlli periodici perché può restare latente per anni e poi provocare danni molto gravi anche al cervello. Fino a quando la sifilide non viene debellata e le ulcere non si sono rimarginate è bene astenersi dall’avere rapporti sessuali. Coming soon: la microbiologa Caroline Cameron dell'università di Victoria (Canada) e Sheila Lukehart dell'università di Washington (Usa), hanno ottenuto una borsa dal NIAID - National Institute of Allergy and Infectious Diseases statunitense per i test preclinici necessari allo sviluppo del vaccino contro la sifilide. La scienziata canadese ha già realizzato un vaccino proteico che impedisce al batterio di entrare ne sistema circolatorio. Questo sarà combinato con altre proteine a cui ha lavorato la ricercatrice Usa, che sono in grado di prevenire le lesioni.

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I sintomi. «Il primo stadio si manifesta dopo circa 3-4 settimane dal contagio quando compaiono i sifilomi, le prime lesioni sui genitali nel punto dove è avvenuta la penetrazione del microrganismo. Più precisamente, sul glande dell’uomo e sulla vulva o nella vagina della donna si manifestano piccoli noduli duri e non dolenti, di colore rosso e in rilievo. Al loro centro è presente un’ulcera piena di pus e ricca di germi altamente contagiosa. L’ulcera guarisce in poche settimane, dopodiché la persona appare completamente guarita. Il secondo stadio inizia dopo 1-2 mesi dall’infezione sulla pelle quando si ha la comparsa di macchie rossastre, a volte molto spesse, che possono scatenare prurito che contengono ancora il germe e, pertanto, molto contagiose. Le macchie si manifestano soprattutto a livello di torace e addome, nonché su braccia e glutei. Poi le lesioni scompaiono da sole anche se il malato non ha fatto alcuna cura. Superata questa fase, la malattia entra in uno stadio latente, della durata anche di decenni o per tutto il resto della vita, durante il quale l’infezione può persistere a lungo senza causare sintomi. Il terzo stadio è la fase più subdola, perché i disturbi possono comparire anche a distanza di molti anni dall’inizio dell’infezione e colpire qualsiasi organo. In genere, le parti più interessate sono la pelle, dove si hanno le cosiddette “gomme”, formazioni nodulari più frequenti sul cuoio capelluto, sul viso, sulla parte superiore del torace e delle gambe. Queste lesioni crescono molto lentamente e guariscono da sole, lasciando cicatrici. Altri organi colpiti sono il cuore e il sistema nervoso, con alterazioni della vista e della coordinazione dei movimenti che possono sfociare in una paralisi nelle ultime fasi della malattia», spiega il dermatologo plastico Antonino Di Pietro.