La vitiligine? La modella Winnie Harlow la spiega così: «Le macchie bianche si sviluppano quando le cellule chiamate melanociti (che danno il colore alla pelle e ai capelli) muoiono. Gli scienziati, alla ricerca delle ultime cure, non hanno ancora capito bene il perché. Un tipo di vitiligine può essere considerata una malattia autoimmune (una malattia che si sviluppa quando il corpo, per errore, riconosce una parte di sé come estranea e l’attacca). Gli studi suggeriscono poi che l’altro tipo di vitiligine, quella segmentale, abbia una causa diversa: sembra svilupparsi quando qualcosa, a livello dei nervi, va storto». Messe a confronto con le spiegazioni degli specialisti, le parole della modella che con la sua bellezza e le sue chiazze bianco latte quest’anno giganteggia sulle campagne di Diesel e Desigual dopo aver sbaragliato il talent America’s Next Top Model, sono del tutto corrette.

«Per quanto semplice, la definizione colpisce nel punto: nonostante i progressi della ricerca, non è ancora del tutto chiaro cosa provochi quei danni ai melanociti, e la loro scomparsa», ammette il dermatologo Torello Lotti, direttore della cattedra di Dermatologia dell’università Guglielmo Marconi di Roma. «Il pensiero corrente è che stress, meccanismi autoimmuni, predisposizione genetica, e accumulo di composti tossici - insieme o separatamente - possano dare il via al processo».

Ma al di là delle cause, un fatto è certo: per una come Winnie, che ha resistito a bullismo e discriminazioni, facendo del suo problema un punto di forza (ve la immaginate a 16 anni? Aspirante modella, nera, e con vitiligine…), nel pianeta ci sono almeno 100 milioni di persone che convivono molto faticosamente con quelle macchie. Non a caso la petizione all’Onu affinché il 25 giugno diventi il World Vitiligo Day sta raccogliendo migliaia di firme (aggiungete la vostra: 25june.org). Già, perché oltre allo stigma sociale, in alcune aree del mondo purtroppo i ragazzini con vitiligine sono tuttora considerati impuri. In più, il problema è che di cure definitive non ce ne sono, e nei momenti di stress gli spot si rifanno vivi o, peggio, si estendono. Verissimo», dice ancora l’esperto. «Però le frecce nell’arco dei medici si stanno moltiplicando».

Tra gli approcci più innovativi, quello che l’équipe del prof. Lotti - in collaborazione con l’università di Milano e i laboratori di ricerca Guna - ha presentato all’ultimo congresso di dermatologia clinica a Roma: «Si tratta della Low Dose Cytokines Therapy. Ovvero dell’utilizzo di piccole dosi di citochine e fattori di crescita del tutto uguali a quelle naturali. Questo approccio “low dose” si è dimostrato efficace nonostante le basse concentrazioni (parliamo di nanometri), e senza effetti collaterali. Lo scopo? Poiché alla base c’è uno squilibrio psiconeuroendocrinologico, puntiamo a recuperare l’equilibrio riportando le citochine a una situazione psiologica. I primi test hanno dato risultati promettenti. La bella sorpresa è che migliora anche la risposta ai farmaci abituali».

Le cure consolidate comunque non mancano, e nel 90% dei casi aiutano a migliorare la situazione, specie se avviate alla prima comparsa delle macchie, come spiega Giovanni Leone, responsabile del servizio di Fotodermatologia dell’Istituto San Gallicano di Roma, uno dei centri di riferimento in Italia. «Il nostro obiettivo è stabilizzare la malattia con antiossidanti come carotenoidi o piperina (il più nuovo); poi proponiamo la fototerapia con raggi UVB a banda stretta, considerata il gold standard: stimola la ripigmentazione nelle zone colpite, anche se alcune parti del corpo come mani e piedi rispondono poco. La novità in fatto di fototerapia è il laser a eccimeri (una luce fredda con lunghezza d’onda di 308 nanometri, purtroppo non ancora mutuabile), che permette di trattare con grande precisione le aree coinvolte, senza danni alla pelle circostante. Ma per i casi più ribelli stiamo sperimentando un trattamento messo a punto in collaborazione con l’università di Bordeaux: l’autotrapianto di melanociti. In pratica preleviamo alcune cellule dalla cute sana del paziente, estraiamo i melanociti, li espandiamo in laboratorio con un kit ultrarapido, e nella stessa giornata li trapiantiamo nelle zone bianche. Incoraggianti i risultati, ma la cura è adatta solo a chi ha macchie limitate e ben stabilizzate». Per tutti gli altri servono attenzione, delicatezza, pazienza. E qualche accorgimento, come suggerisce la specialista in dermatologia estetica Antonietta Lonati, della Fondazione Poliambulanza di Brescia. «D’estate - e non solo - sono utili gli autoabbronzanti a base di diidrossiacetone al 3-5%, uno zucchero derivato dal glicerolo che, legandosi allo strato corneo, crea sulle macchie una pseudoabbronzatura (vedi Aleucol Mastelli, Melancream, Autohelios). Per delineare ciglia e sopracciglia incluse nelle aree depigmentate, invece, funziona il tattoo. Raccomandazione finale, valida per chiunque abbia la pelle chiara: al sole schermo totale». E parecchio orgoglio bianco latte.

6 trucchi da imparare
Mettiamo che alcuni di noi, per accettarsi a pieno, abbiano bisogno di un aiuto extra. Per questo è attivo da undici anni, all’interno della Clinica dermatologica universitaria di via Pace (Milano), l’Atelier di maquillage correttivo. In collaborazione con La Roche-Posay e guidato dalla dottoressa Lisa Bressan, offre sedute e lezioni gratuite di trucco a pazienti affetti da acne, vitiligine, melasmi (per appuntamenti, tel. 800638 638). Noi l’abbiamo provato, e siamo tornati a casa con un incarnato luminoso e cinque dritte da ricordare.

  1. È indispensabile proteggere la pelle con un prodotto a filtro solare 50+.
  2. La zona “critica” da trattare per la vitiligine è il contorno della chiazza.
  3. Il correttore dev’essere giallo: non solo camuffa, ma neutralizza il colore.
  4. Il fondotinta non va mai tirato: la quantità di fuido si dosa meglio picchiettando con una spugnetta o un pennello.
  5. Se ne mischiate due di tonalità diverse, usate la mano come tavolozza, per averne la giusta quantità.
  6. Cipria sì, fard no! La prima fissa il fondotinta, il secondo accentua la discromia. Al limite, puntate su una nuance arancio (di Cecilia Falcone)

#Askwinnie
A scuola la chiamavano mucca, zebra. Affetta da vitiligine sin da bambina, inizialmente rifiutata dalle agenzie, la top model indie Winnie Harlow oggi sta contribuendo a ridefinire
il concetto stesso di bellezza. Ecco alcuni tweet firmati da lei su #askwinnie: «Ogni coccinella è diversa per forma, dimensione, colore, ed è comunque bellissima: l'imperfezione perfetta».
«Ho imparato ad amare me stessa, e le opportunità hanno cominciato a piovere. Non smettere di amarti». «Se esci senza paura, il mondo noterà la tua forza, non l'insicurezza». «Fai brillare la tua fede in te stessa»