Ciao Maschio. O forse bisognerebbe dire: ciao Darwin. Quando nel 1859 Darwin pubblica L’origine della specie non poteva intuire che la sua giustificazione evolutiva come risultato di caso-necessità sarebbe stata totalmente smentita da un suicidio demografico difficile da classificare sulle (sue) basi scientifiche. Niente eredità dei caratteri innati, adattamento all'ambiente, lotta per la sopravvivenza, selezione naturale ed isolamento geografico. O forse sì, al contrario, il che fa ancora più tristezza. Perché considerato che per Darwin le specie più forti sono quelle più interessate alla riproduzione resta da capire se la specie maschile oggi sia davvero "distratta", debole, poco interessata, in via d’estinzione. Eppure, se pensiamo che “lato riproduttivo” in Italia i demografi ricordano che in 50 anni abbiamo perso il 50% delle nascite e la sterilità maschile è in aumento questi sarebbero i catastrofici presupposti. Darwinismi a parte della FEMMINILIZZAZIONE del maschio è convinto Richard Sharpe, professore al Centro per la salute riproduttiva dell'Università di Edimburgo, oltre che membro del Consiglio della Società Europea di Endocrinologia e vicedirettore della rivista scientifica Human Reproduction. Una problematica seria, affrontata in un lungo servizio in tv a Presa Diretta su Rai 3, che cerca di fornire spiegazioni sul calo delle nascite in Italia nell'ultimo decennio e che finisce per toccare risvolti alquanto sconvolgenti che partono dalla differenziazione sessuale e di genere e arrivano ai disturbi dello sviluppo nell’uomo, passando -in senso estremo- per la “nuova” pratica sessuale del pegging, o del fenomeno del sesso tra uomini etero.

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Ma andiamo con ordine: nel nostro paese ormai una coppia su 5 non riesce ad avere figli. La parabola è discendente (vedi alla voce deficit demografico) e si infrange sulle file e trafile davanti al banco della fecondazione in vitro. Ma se ad abbassare il tasso di natalità, è vero, contribuiscono fattori sociali e culturali (vedi alla voce disoccupazione, disincentivi statali, povertà, dissoluzione dei rapporti…) il focus qui è un altro. Il maschio alpha pare essersi estinto e lo fa sulle ceneri della rinascita, catartica, della donna alpha, migliore amica di se stessa e dell’uomo “moderno”. Il tutto non è a caso ma contingente a una consapevolezza: che sia in atto un cambiamento intimo e fisico della mascolinità.Gli effetti ci sono e sono chiari a tutti: la femminilizzazione del maschio moderno parte dal testosterone ridotto e arriva alle dimensioni ridotte del suo membro, appunto. Senza voler semplificare la scienza ci avvisa che il numero di spermatozoi è crollato: il testosterone di un uomo di 60 anni oggi è molto più basso rispetto a quello di suo padre quando aveva la stessa età. Tutto vero, pare. Le conseguenze? Solo in Italia un ragazzo su 3 oggi è a rischio infertilità e produce il 30% in meno di spermatozoi. L'epilogo? La sterilità maschile è raddoppiata in 20 anni. Tutto vero, pare. Come il fatto che il pene dei giovani di oggi è più corto di un centimetro di quello delle generazioni precedenti. Che il maschio sia davvero in via d’estinzione? Così pare.

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«Io credo che siamo tutti programmati per essere di sesso femminile», spiega Richard Sharpe a Presa Diretta. «Se non succedesse qualcosa durante lo sviluppo del feto saremmo tutte femmine, è il programma di base. Diventare maschio significa modificare questo programma. Il maschio diventa maschio grazie al cromosoma Y che permette che si sviluppino i testicoli, invece delle ovaie. Sono i testicoli che a loro volta producono il principale ormone maschile, il testosterone, che modifica il programma di base e trasforma l’individuo in un maschio. Se questo non succede o succede solo in parte è evidente che ci saranno delle conseguenze irreversibili. Il programma di sviluppo attivato da testosterone non sta più funzionando correttamente. Alcuni studiosi parlano di femminilizzazione del maschio, ma io trovo più opportuno definitirlo un fallimento della mascolinizzazione. La domanda è: cosa può interferire con questo processo e impedirgli di funzionare correttamente?».

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Le cause sembrano esserci e Sharpe ne individua alcune, molto scientifiche, che quasi ricordano le cause del boom delle intolleranze alimentari. Peccato per le conseguenze devastanti per il nostro tessuto sociale. Innanzitutto killer per il testosterone sono le sostanze chimiche con cui, mangiando o nelle attività quotidiane, arriviamo a contatto ogni giorno. Tra queste soprattutto i ftalati, una sostanza che si aggiunge alla plastica per renderla più flessibile ed è presente nei saponi, nei profumi e in molti altri oggetti di uso quotidiano. Oppure il bisfenolo A presente soprattutto nei cibi in scatola. Non resta, insomma, che darci sempre al bio? Ai posteri l'ardua sentenza.