«Voglio vedere crescere i miei figli. Dopo il doppio intervento di mastectomia sono pronta ad affrontare l’asportazione delle ovaie. Sono geneticamente predisposta ad ammalarmi (l'attrice infatti presenta la mutazione del gene Brca1 nel suo patrimonio genetico, ndr), e per amore della mia famiglia gioco d’anticipo». Con queste parole a marzo 2015 Angelina Jolie annunciava alla stampa la sua ovariectomia preventiva.

«Tutte le donne colpite da tumore all'ovaio facciano il test per la mutazione del gene Brca e lo richiedano al proprio oncologo, perché è fondamentale per loro stesse, ma anche per le loro figlie», raccomanda Stefania Gori, presidente eletta dell'AIOM Associazione Italiana di Oncologia Medica in seguito a un recente dato: oggi solo una paziente su tre con questo tipo di neoplasia si sottopone a tale test genetico, anche noto come Test Jolie. «Solo per il 2017 in Italia sono previsti circa 5.200 nuovi casi di questa neoplasia insidiosa e particolarmente grave, perché spesso non ha sintomi evidenti e la diagnosi nella gran parte dei casi avviene ormai in fase avanzata».

Tuttavia la ricerca ha fatto notevoli progressi e oggi, contro questa forma di tumore, sono disponibili farmaci innovativi che si sono dimostrati capaci di aumentare la sopravvivenza delle pazienti, ma solo in quelle che presentano appunto la mutazione del gene Brca, ovvero circa il 20-25% del totale dei casi. «Fare il test significa potere avere un'importante possibilità di cura in più. Non solo, la presenza della mutazione dei geni Brca1 e Brca2 può favorire l'insorgenza del cancro all'ovaio e al seno. Quindi, se una donna colpita da tumore all'ovaio ha questa mutazione, sarà opportuno fare il test anche, per esempio, alle sue figlie sane. Se anche loro presentassero tale mutazione, dal momento che il tumore all'ovaio è una malattia influenzata da fattori ereditari, si potrebbe eventualmente e in alcuni casi procedere alla rimozione delle ovaie e delle tube. Una misura preventiva che riduce fino all'85% il rischio di ammalarsi di cancro all'ovaio».

Ecco cosa abbiamo imparato su questa malattia complessa, di cui non si conoscono ancora a fondo le cause e dalla diagnosi non sempre facile, grazie all'incontro organizzato da AstraZeneca nel 2016, con due oncologhe: la dottoressa Nicoletta Colombo, laureata in Medicina e Chirurgia all'Università di Milano e specializzata in Ostetricia e Ginecologia che lavora presso l'Istituto Europeo di Oncologia di Milano, e la dottoressa Vanda Salutari, dirigente medico di I livello presso la Divisione di Ginecologia Oncologica dell'Università Cattolica del sacro Cuore, Policlinico Gemelli di Roma.

1. Ogni anno, nel mondo, colpisce oltre 250mila donne (37mila in Italia con 6mila nuovi casi ogni anno) con tassi di mortalità di circa il 50%.

2. È il sesto tumore più diffuso tra le donne, causato dalla crescita incontrollata di cellule presenti nell’organo, il più delle volte a partenza dalle cellule epiteliali.

3. Il 20% delle donne scopre il tumore durante un controllo ginecologico di routine grazie alla presenza di una o più masse nella zona pelvica.

4. Il pap test non ha alcuna validità diagnostica riguardo al tumore ovarico. Hanno validità invece: ecografia pelvica ad hoc, tac addominale ed eventualmente una Pet.

5. L’80-90% di tutti i tumori dell’ovaio colpisce tra i 20 e i 65 anni, nell’80% dei casi si tratta di tumori benigni, il 60% di questi è diagnosticato sotto i 40 anni.

6. Da un’indagine del 2011 di Onda è emerso infatti che il 70% delle donne non conosce le sue manifestazioni né conosce gli esami cui sottoporsi per diagnosticarlo.

7. I sintomi sono atipici: gonfiore o fitte addominali, sensazione di sazietà a stomaco vuoto, bisogno frequente di urinare e perdite ematiche vaginali.

8. Stili di vita scorretti quali obesità, fumo, assenza di esercizio fisico rappresentano un fattore di rischio maggiore.

9. Sono più a rischio le donne con madre e/o sorella e/o figlia affetta da tumore dell'ovaio, della mammella e dell'utero.

10. Sono più a rischio le donne che non hanno avuto figli o che sono in menopausa o che non hanno mai fatto uso della pillola anticoncezionale o che hanno sofferto di endometriosi.

11. La mutazione dei geni BRCA può essere correlata a un aumento delle percentuali di rischio di insorgenza che variano dal 20 al 60% a seconda che sia mutato BRCA1 o BRCA2.

12. Sapere se si ha una familiarità o una predisposizione genetica ereditaria al tumore ovarico è importante sia per prevenirlo sia per seguire una terapia farmacologica più mirata.

13. Esiste un test genetico che individua la presenza di una mutazione ereditaria dei geni BRCA 1 e BRCA2 e che permette quindi di ridurre l’eventuale maggior rischio e di curare la malattia.

14. Attraverso il test genetico è possibile identificare le donne a rischio e fornire loro programmi di diagnosi tempestiva oppure opzioni preventive (chirurgia o farmaci a bersaglio molecolare).

15. Nelle donne con mutazione BRCA l'asportazione delle ovaie (ovariectomia) e delle tube uterine (annessiectomia) riduce del 96% il rischio di tumore all'ovaio.

Per maggiori info: ACTO - Alleanza contro il Tumore Ovarico

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