Blefaro o non blefaro? L’ora x di solito scatta la sera davanti allo specchio, dopo una giornata particolarmente faticosa: una tiratina alle tempie, una sulle palpebre superiori, l’altra al sopracciglio... Ed ecco che lo sguardo si apre, le rughe d’espressione si distendono, la stanchezza si cancella, e il viso sembra subito più fresco, riposato. La domanda arriva subito dopo: ritocchino? Che siano gli occhi la nostra magnifica ossessione, dalla comparsa della prima timida zampetta di gallina in poi, lo conferma uno studio dell’università di Philadelphia su un campione di donne tra i 40 e i 60 anni: l’80% di loro ha notato i primi segni di invecchiamento proprio in zona perioculare ed è partito da quell’area con i primi trattamenti medico/estetici. Per non parlare di uno studio di Harvard che dimostra come gli occhi siano il primo elemento preso in considerazione per valutare l’età di chi ci sta di fronte. Ecco il motivo per cui anche in Italia la “blefaro” è l’intervento di chirurgia plastica più richiesto per il viso (dati Aicpe): la percezione diffusa è che un aspetto più giovane e rilassato inizi dallo sguardo.

Un risultato impensabile senza il bisturi? «Me lo chiedono in tanti, perché la soluzione chirurgica spesso spaventa, soprattutto i quarantenni», spiega l’oculista Francesco Bernardini, specialista in Chirurgia plastica oculo-facciale, docente all’università di Genova. «Per tutti loro la soluzione migliore è un trattamento medico estetico non invasivo. Oggi, grazie a punturine fatte in studio con tempi di recupero minimi, possiamo assicurare risultati simili alla chirurgia (in alcuni casi superiori): le nuove formulazioni a base di acido ialuronico - fino a ieri sconsigliato in zona perioculare - funzionano molto bene. In più, utilizzando microcannule invece di aghi, possiamo trattare le delicatissime palpebre senza lasciare segni (inserendo le cannule ai margini della zona perioculare e non sopra, senza dolore). Gli obiettivi sono quelli di riempire le zone più scavate dagli anni nascondendo borse, correggendo occhiaie e cerchi scuri. Il tutto con un effetto tensore molto naturale (vietato il gonfiore da bambola). L’altra buona notizia è la durata dell’effetto: con i giusti materiali va da un anno a due».

Sguardo da gatta L’altro problema legato all’età è il taglio dell’occhio. Anche gli sguardi da gazzella nel tempo si trasformano in espressioni da basset hound. «La pelle in eccesso e il grasso in esubero tendono a dare all’occhio una forma tonda o all’ingiù, specie se si aggiungono svuotamenti dovuti alla discesa delle guance», spiega la specialista in medicina estetica e laserterapeuta Dvora Ancona, docente all’università di Pavia nonché autrice del manuale Veramente Belle In modo naturale (Cairo Editore). «Per risollevarlo, utilizzo due tecniche combinate: un’ablazione con gas al plasma (che, a contatto con la pelle, è in grado di farla subliminare). Quindi un passaggio con laser CO2 microfrazionato, che determina un’immediata tensione dei tessuti e una stimolazione dei fibroblasti che nel tempo producono nuovo collagene. L’effetto sulla palpebra superiore è il rialzo del sopracciglio, su quella inferiore un’attenuazione di microrughe e zampe di gallina. Il tutto con sedute ambulatoriali variabili da una a 4, e un tempo di recupero di 2 o 3 giorni (o anche meno, col makeup)».

Riempimenti al naturale «A metà tra tecnica chirurgica e non-chirurgica oggi spesso proponiamo il lipofilling - un riempimento delle zone perioculari incavate con il filler più naturale che c’è: il grasso dello stesso paziente», spiega il chirurgo Pierfrancesco Cirillo, segretario dell’Aicpe, Associazione Italiana di Chirurgia Plastica Estetica. «Il materiale viene prelevato in anestesia locale da fianchi o pancia, manipolato e filtrato in laboratorio, quindi impiantato nella zona perioculare con microcannule. Il tutto può essere fatto in day hospital con tempi di recupero molto veloci. Ciò che conta è che sia effettuato da specialisti competenti, capaci di trattare la delicatissima area che circonda gli occhi con tutta la cura necessaria».

Le cure day by day «C’è un insostituibile gesto capace di rimandare a data da destinarsi la necessità di trattamenti medico-estetici», spiega il dermatologo Antonino Di Pietrodirettore dell’Istituto Dermoclinico Vita Cutis di Milano: «Picchiettare e massaggiare delicatamente ogni giorno la zona perioculare con una crema leggera e super-idratante (meglio se con un filtro anti-Uv), stimolando così il microcircolo e l’ossigenazione dei tessuti. Per questo la scelta di dermo-cosmetici va orientata verso prodotti di prima qualità, vedi gel e fluidi arricchiti da complessi antiossidanti, microsfere di acido ialuronico (idratanti), esperidina (per il microcircolo) e fospidina (un composto a base di glucosamine e fosfolipidi naturali che stimola la produzione cellulare di collagene, elastina e acido ialuronico, rinforzando la capacità di reagire agli stress ambientali). Nel caso di occhiaie, sono ideali le nuove creme a base di lattoferrina, che favorisce l’eliminazione degli ioni ferro responsabili della colorazione scura».

styling Laura Seganti