Teorizzazione di Freud basata sulla terminologia junghiana di “complesso”, il complesso di Edipo si propone di descrivere una fase dello sviluppo psicosessuale del bambino, corrispondente al periodo tra i tre e i cinque anni. Abbiamo incontrato lo psicologo Davide Baventore (psicologiasistemica.net) per conoscere meglio questa fase.

Cosa succede in questo periodo?
Secondo Freud un questa fase il bambino desidera il genitore di sesso opposto e sviluppa, quindi, una rivalità con quello del proprio sesso. La funzione teorica del complesso di Edipo è quella di far identificare il bambino con il genitore del suo stesso sesso aprendo così la strada all’eterosessualità creando le condizioni per lo sviluppo del Super-io.

È una teoria ancora attuale?
È molto conosciuto perché legato al fascino che Freud e la psicoanalisi esercitano nell’immaginario collettivo. Le teorie di psicologia dello sviluppo più recenti rispetto a Freud, in realtà, si sono evolute in altre direzioni. Il complesso di Edipo trova dunque senso solo all’interno della costruzione teorica di Freud che prevede l’esistenza di pulsioni sessuali fin da piccoli e concepisce la mente secondo un modello “energetico”, coerentemente con l’avanzamento della scienza e della tecnica di fine ‘800. Per chi non segue la teoria freudiana semplicemente il complesso di Edipo non esiste e qualcuno lo contesta anche perché dà modo ai pazienti di costruirsi dei castelli in aria rispetto ai propri vissuti infantili.

A che età si manifesta?
Tra i tre e i cinque anni circa.

Si verifica spesso?
Raramente è osservabile una situazione così netta come quella descritta dal complesso di Edipo. Molto più spesso i bambini hanno un rapporto di amore e di parziale scontro con entrambi i genitori e più raramente possono sviluppare un rapporto molto stretto con uno solo dei genitori sviluppando ribellione o indifferenza verso l’altro, ma si tratta di situazioni problematiche.

Come devono comportarsi i genitori?
Se vogliamo dare del complesso di Edipo una lettura un po’ più “laica” rispetto a quella freudiana tradizionale potremmo semplicemente dire che per un bambino stare in famiglia significa imparare come si vive, diventare adulto, sviluppare autonomia e prendere le misure di quello che può o non può fare con i propri genitori. In quest’ottica un genitore deve stare attento a verificare che il proprio figlio stia sviluppando un senso di sicurezza e autonomia adeguato all’età, che non sia troppo dipendente da uno o entrambi i genitori, che non sviluppi vissuti ostili nei confronti di uno di questi e che sviluppi un senso chiaro di quali sono i confini generazionali, cioè dove comincia lo spazio della coppia mamma-papà in cui lui non può entrare.

Che ruolo può avere un fratello o una sorella?
Se il fratello o la sorella sono più grandi potrebbero fungere da esempio per la gestione dei confini generazionali, se sono più piccoli potrebbero interrompere prima l’ “idillio” tra il bambino e i suoi genitori mostrando come l’amore e l’attenzione dei genitori non sia esclusivamente rivolto a lui, ma anche ad altri.

Ci sono dei giochi che possono aiutare a superarlo?
Se diamo per scontato che il complesso di Edipo esista, e come dicevo è ben lungi dall’essere scontato, in teoria si dovrebbe risolvere da solo, a patto che i genitori si comportino in maniera adeguata e contribuiscano a fare chiarezza sulle differenze uomo/donna e sui limiti della posizione di figlio all’interno della famiglia.

Può essere patologico?
Se con un genitore o con entrambi si sviluppa un rapporto troppo simbiotico, un’ostilità accentuata o un’idolatria si tratta di situazioni potenzialmente problematiche per lo sviluppo della competenza relazionale del bambino. Questo potrebbe poi avere riflessi sulla sua capacità di costruirsi delle relazioni, amicali o amorose e funzionali.

Se non risolto come si manifesta in età adulta?
Se un bambino non è stato aiutato a costruire un’idea di sé autonoma sicuramente potrà avere problemi nello staccarsi dalla famiglia, nel creare una relazione di coppia stabile, nel mantenere la propria relazione di coppia al riparo dallo “zampino” dei propri genitori oppure, al contrario, avrà difficoltà a non intromettersi nelle vicende familiari.