Il complesso di Elettra si rifà a un concetto speculare a quello di complesso di Edipo perché ne rappresenta l’equivalente sul versante femminile. Similmente a quanto avviene nel complesso di Edipo si ipotizza che le bambine desiderino il padre coltivando, quindi, una più o meno esplicita rivalità con la madre. Elettra infatti nel mito fa uccidere la propria madre Clitemnestra che a sua volta aveva fatto uccidere il marito, padre di Elettra, Agamennone. Abbiamo incontrato lo psicologo Davide Baventore (psicologiasistemica.net) per conoscere meglio questa fase.

Se il complesso di Edipo può essere declinato al femminile in cosa differisce dal complesso di Elettra?
Va sottolineato che il complesso di Elettra è stato proposto da Jung sulla scorta dell’analogo concetto freudiano di complesso di Edipo, ma Freud stesso non pensava si potesse fare un parallelismo tra l’evoluzione psicosessuale dei due generi. Una delle differenze sta nel ruolo che il pene giocherebbe all’interno delle due situazioni: nel caso dei bambini - e quindi del complesso di Edipo - questi sarebbero indotti a rinunciare alle loro pretese verso la madre grazie all’angoscia di castrazione cioè alla paura che il padre li possa castrare. Nel caso delle bambine, invece, il pene sarebbe desiderato e il fatto di non esserne dotate costituirebbe un motivo di rabbia in più nei confronti della madre, cioè colei che le fatte senza pene, da qui la famosa “invidia del pene”.

Quanto è diffuso?
Se si dà credito alla teoria psicoanalitica allora è una fase che attraversano tutte le bambine indiscriminatamente, anche se alcune la “superano” meglio di altre nel senso che riescono a emanciparsi dalla ricerca, in età adulta, di uomini simili alla figura paterna.

A che età si manifesta?
3-6 anni

Quali sono le sue fasi?
Teoricamente il complesso di Elettra e anche quello di Edipo si manifestano all’interno della stessa fase dello sviluppo psicosessuale che secondo Freud sarebbe la fase fallica, quella in cui l’energia libidica si sposta nelle zone genitali e in cui si sviluppa l’interesse per la differenza tra i sessi.

Che ruolo può avere un fratello o una sorella?
Questo dipende molto dal contesto familiare: si possono configurare scenari molti diversi a seconda del grado di maturazione dei fratelli/sorelle e anche del comportamento dei genitori. In uno scenario in cui si sviluppi rivalità con le figure femminili anche una sorella potrebbe diventare una rivale poiché assorbe anche lei le attenzioni del padre, ma si può anche pensare allo scenario opposto in cui una sorella più matura possa fungere da figura di identificazione e aiuti la sorella più piccola a elaborare il “complesso”.

Ci sono dei giochi che possono aiutare a superarlo?
Più che i giochi sono i comportamenti dei familiari a generare rivalità/armonia in famiglia e questo in funzione della capacità che hanno di comunicare chiaramente con i figli, di segnalare la barriera generazionale che separa la coppia genitoriale dai figli. Papà e mamma possono fare certe cose proprio perché sono genitori, i figli fanno cose diverse. In quest’ottica i giochi possono essere una buona occasione per segnalare, anche in modo leggero e scherzoso, i diversi ruoli familiari.

Da leggere: Padri e Figlie, Istruzioni per l'Uso (sopra l'immagine di copertina) di Michèle Gaubert e Véronique Moraldi (Urra Edizioni, 17 euro).